Capitolo 23 - III

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Si aprì di nuovo la porta che divideva noi con il reparto dell'ospedale. Uscì Chiara sola e il suo sguardo cercava solo il mio.
Non ebbi il coraggio di andarle incontro, il mio istinto mi diceva di non andare, di non guardarla e di non ascoltare, il pessimismo si rimpossessò di nuovo dei miei pensieri.
Mi accasciai su una sedia e quelle lacrime ormai scomparse ricominciarono ad occumularsi oscurandomi la vista di nuovo.
La paura prese il sopravvento, il terrore di ricevere brutte notizie mi pietrificò, tanto da non riuscire a guardare oltre il pavimento.
Chiara mi venne incontro, si piegò davanti a me.
Provò al alzarmi il viso ma non ero pronto, feci resistenza.

“Guardami John!” Disse con tono autoritario.

Negai con la testa continuando a guardare a terra.

“Guardami John!” Ripeté di nuovo obbligandomi con la mano ad alzare il viso.
La guardai e lei mi sorrise. Un sorriso di liberazione, un sorriso di speranza.

“John è tutto finito Isi sta bene!”

Non riuscii a fare domande, neanche a dire una parola. Piansi e basta.

“John puoi seguirmi per favore”

Chiara mi prese da una parte e volle parlare solo con me. Nel frattempo ci guardavano tutti molto preoccupati ma Chiara spiegò subito che non c'era nulla di cui preoccuparsi, Isi stava benissimo.

“Scusa se ti parlo in privato, ho chiesto anche questo favore al mio collega ecco perche non ne ha fatto parola prima ma volevo essere io a rassicurarti. Ho fatto qualche pressione per visitare Isi anch’io, puoi stare tranquillo Isi e il bambino stanno bene!”

“Il bambino?” Chiesi, non perché non avessi recepito la notizia ma solo per assicurarmi di aver capito bene.

“Si John Isi è incinta. Pensavo lo sapessi ma dalla tua espressione deduco che non ne eri a conoscenza…”

“No…” Non riuscii a dire altro, stavo continuando ad assimilarela notizia.

“Spero di non averti turbato?”

“Turbato? Non pensarlo nemmeno è la notizia più bella che mi potessi dare.”

Mi misi seduto, non riuscivo più a gestire tutte le emozioni che stavo vivendo in quel momento. 
L’unica cosa che ripetevo nella mia testa in maniera ossessiva era, diventerò padre.
Non si possono spiegare certe emozioni, sono talmente intense che si fa fatica a trovare le parole. 
In una giornata dove tutto sembrava volgere al peggio un miracolo mi aveva ridato Isi e anche un figlio.
La mia esistenza era cambiata così velocemente da quando lei era entrata nella mia vita, tanto da non essere più riuscito a stare al passo con gli eventi.
Era la cosa più bella che mi potesse capitare, pensare di condividere con lei qualcosa di così prezioso mi rendeva l’uomo più fortunato del mondo.
Non riuscii più a trattenermi e alla fine urlai a tutti: 
“Diventerò padre! Diventerò padre!”
Mi guardavano tutti sorpresi e anche un po' confusi.
"Ma insomma non mi abbaccia nessuno, avete capito bene diventerò padre!"
Ci riunimmo tutti in unico abbraccio, volevo condividere la felicità di quel momento con le persone a cui tenevo di più. 
Tutto era andato per il meglio, Isi stava bene e sarei diventato padre della persona che amavo più della mia stessa vita.
Era impossibile credere che quella giornata così orribile alla fine mi aveva regalato la seconda gioia più grande della mia vita, un figlio.

Era di MaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora