Capitolo 18 - III

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Il giorno in cui le sue sorelle mi vennero a parlare capii tanto.
Isi era scappata e non aveva fatto più sapere nulla di lei, ma io non avevo mai provato a cercarla, non avevo mai insistito a capire dove fosse e come fare per riconquistarla.
Avevo dato per scontato che fosse stato facile per lei allontanarsi da me e che l'avesse fatto con superficialità, invece mi sbatterono in faccia un'altra verità.
Mi spiegarono che il suo allontanamento era una sorta di protezione, se ne era andata per non cedere alla disperazione, l'avevo delusa e le avevo fatto credere, con le mie terribile parole, che lei non era il centro della mia vita.
Ma non era così, perché lei non era solo il centro della mia vita ma la mia vita stessa.
Mi ero arreso forse prima di lei, stufo dei troppi problemi che ci avevano perseguitato, l'avevo fatta scappare io, l'avevo capito dopo troppo tempo e forse era tardi per recuperare.
Furono le parole di Rania a darmi una speranza "Ti ha nominato l'altro giorno, per la prima volta dopo tre mesi!"

"È un bene o un male?" Chiesi confuso.

"Dipende dai punti di vista. Se ancora la ami un bene perché significa che non ti ha dimenticato"

Mi chiedevano se ancora l'amavo. Mi sembrò assurda quella domanda, perché avevo smesso di amare me stesso, ma Isi no, non avrei mai smesso di amarla.
L'avevo pensata ogni attimo in quei lunghi tre mesi, mi ero aggrappato al suo ricordo con tutto il mio essere.
Ero stato un idiota a non agire prima a non cercare con tutte le mie possibilità di riportarla da me, ma non volevo più aspettare oltre.
Era la mia felicità, la parte bella di me, l'unica che sapeva riempirmi il cuore e la mente e soprattutto l'unica che meritava di essere mia moglie.

Arrivai a Istanbul la mattina del 22 dicembre, ero stato in quella città una volta per lavoro, ma non l'avevo mai visitata bene e vissuta fino in fondo.
Rimasi in un primo momento stupito di come Isi fosse riuscita a reinventarsi una vita in una città così diversa, così grande e dispersiva.
Ma il mio stupore durò poco perché sapevo benissimo che tipo di donna fosse, caparbia, intelligente e risoluta, si sarebbe adattata anche in una jungla o in un arido deserto se fosse stato necessario. Ero io che ormai non riuscivo più ad adattarmi in nessun posto se non c'era lei al mio fianco.






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