Dedicai più tempo del solito per prepararmi, forse per non sembrare una ragazzetta sprovveduta il primo giorno di lavoro. Mi avevano sempre attribuito meno anni rispetto a quelli che in realtà avevo, il che non mi dispiaceva ma a volte capitava di non essere presa sul serio, di essere scambiata per una stagista alle prime armi e quello mi urtava un bel po'.
Misi un vestito di cotone bianco e
lasciai i capelli sciolti anche se il caldo di quelle giornate di fine maggio rendeva tutto molto faticoso, sembrava fosse già piena estate.
Feci colazione con mia sorella Sara e mio cognato Gennaro come tutte le mattine.
Vivevo con loro, ero quello si chiama terzo incomodo.
Mia sorella tre anni prima, quando venne a Napoli a trovarmi, si innamorò perdutamente di Gennaro, le fu presentato da un amico di Leila.
Appena lo conobbi rimasi stupita di quanto il suo aspetto non corrispondesse alla realtà. Aveva dei lineamenti marcati, le labbra carnose e violacee nascoste da una barba nera e fitta e gli occhi scuri quasi come la pece. Ma nonostante fosse nell’aspetto così cupo ad illuminare il suo viso c’era un sorriso stampato continuamente, era un uomo solare e allegro e quella sua voglia di vivere era decisamente contagiosa.
Fu amore a prima vista per entrambi, talmente forte, che lei lasciò tutto per venire a Napoli e Gennaro dopo neanche un anno le propose una convivenza. Lui aveva un appartamento di proprietà, una bella casa luminosa e grande al Vomero. Io in un primo momento mi ero appoggiata da loro, per lo più per necessità, non avendo più mia sorella come coinquilina non potevo permettermi l'affitto dell'appartamento in cui vivevamo, poi un po' per pigrizia mia, un po' per l'affetto che loro provavo per me, ero rimasta in pianta stabile promettendo tutti i mesi che sarebbe stato l'ultimo.
Gennaro era come un fratello, insieme vedevamo le partite del Napoli, ci coprivamo a vicenda e soprattutto ci spalleggiavamo quando mia sorella cominciava con quei suoi sermoni sull'ordine e sulla gestione della casa.
Era difficile andar via, anche se un po' pesantina Sara era una madre nata, premurosa e gentile, si sapeva prendere cura di me.
Lei era sempre stata sin da bambina, tranquilla, posata e dolce, l'unica grande pazzia l'aveva fatta per Gennaro il che sconvolse un po' tutti, soprattutto i miei genitori che da lei non se l'aspettavano proprio, magari da me sì, dall'altra mia sorella Rania anche ma da Sara proprio no.
Mio padre ci aveva sempre chiamate quiete, grandine e tempesta, facile immaginare chi fosse la prima e chi le ultime due.
Io e Rania avevamo solo un anno di differenza, Sara invece era più grande e se non fosse stato per lo stesso cognome e gruppo sanguigno non si poteva dire che fossimo sorelle. Anche fisicamente eravamo molto diverse. Lei era alta, filiforme, chiara, con gli occhi allungati e azzurri, proprio come mio padre. Io invece altezza nella norma, un fisico nella norma, né troppo formoso né troppo asciutto, capelli castano e occhi nocciola. Rania era forse un po' più formosa di me e i suoi capelli erano più scuri e gli occhi più verdi che nocciola, ma tutto sommato ci assomigliavamo molto.
Sin da bambine chiunque si complimentava con noi per i nostri bei visi, mi lusingava quella cosa, aiutava ad aumentare la mia autostima, non ero sicuro un ipocrita, vedevo allo specchio di essere una ragazza piacevole ma non riuscivo a capire, forse per un'innata insicurezza che tutte noi donne abbiamo, quanto potessi essere bella e soprattutto quanto potessi piacere agli uomini.
Mi ritenevo una bellezza normale né più né meno di tante altre, di certo era sicura del mio carattere il mio punto forte, a differenza di mia sorella più taciturna e timida io non avevo mai avuto problemi a socializzare, a fare nuove amicizie e a conoscere nuove realtà, non mi spaventava dire la mia o confrontarmi con ciò che non conoscevo.
Rania poi era l'intraprendenza fatta persona, era diventata un' hostess della Turkish Airlines e aveva sposato un pilota della stessa compagnia, da più di tre anni abitava a Istanbul. I primi tempi capitava spesso che facendo scalo a Roma venisse a trovarci ma da quando era nata la loro bimba Anna non volava più e lavorava come hostess di terra. Mio padre e mia madre erano andati a trovarla il mese scorso, io e Sara invece non la vedevamo da febbraio.
Erano già le nove e io avevo solo mezz'ora per raggiungere l'ufficio.
"Genni dai sbrigati è tardi, becchiamo tutto il traffico." Mi lamentai. Gennaro lavorava vicino la nuova sede dell'ufficio e avevamo deciso di andare insieme.
"Ecco un attimo, fammi finire il caffè e andiamo." Non curante continuava a sorseggiava lentamente il suo caffè.
La sua calma a volte mi dava sui nervi.
"Andiamo con il motorino almeno facciamo prima e poi ti vengo a prendere io quando stacchi."
"No!" Gennaro sgranò gli occhi "Io con te con quel coso non ci vengo!"
"Ma perché? Ogni volta che dobbiamo andare insieme è una storia!"
Dal corridoio sentii in lontananza mia sorella contrattaccare "Ha ragione a non voler venire, sei un incosciente! Ogni volta che esci di casa faccio gli scongiuri!"
Non capivano che non ero io incosciente ma era il traffico di Napoli a portarti a guidare un po' fuori dagli schemi.
Fui costretta alla fine ad andare in macchina con Gennaro convinta del fatto che non avremmo fatto in tempo.
E infatti arrivai con qualche minuto di ritardo rispetto all'appuntamento che avevo con gli altri proprio fuori dall'ufficio.
La signora Nalli, Leila e tutti i colleghi erano già lì ad aspettarmi. Era un palazzo di quelli appena ristrutturati, molto elegante, una grande entrata a vetri con portiere e guida per terra. Da quello che leggevo sulle varie targhe dorate attaccate al muro, più di un'azienda aveva sede in quel posto. La signora Nalli era impeccabile, come sempre, in uno dei suoi completi stra colorati e suoi capelli platino.
Non le avevo mai chiesto l'età ma di sicuro aveva superato i sessant'anni. "Allora ragazzi ora faremo una visita veloce agli uffici e una riunione informale per conoscere i nuovi colleghi, l'amministratore delegato e il direttore creativo dell'azienda. Ricordate sia l'amministratore delegato che il direttore creativo sono entrambi soci e figli del proprietario, il signor Ettore Masi, che oggi purtroppo non sarà presente."
La signora Nalli ci aveva più volte raccomandato di non farle fare figuracce. Era molto apprensiva riguardo quella nuova fusione e voleva assolutamente fare bella figura. Lei conosceva molto bene il proprietario, credo fossero stati amici di infanzia ed era molto legata ai suoi due figli, quindi ci teneva ancora di più a non sfigurare.
Nella hall di entrata sul lato sinistro si notava un bancone lunghissimo con una schiera di receptionist algide, bionde, seducenti, perfette per far abbassare l'autostima di una semplice dipendente che la mattina arriva al lavoro magari con occhiaie e borse sotto gli occhi.
L'ascensore non si fermò né al secondo, né al terzo, ma direttamente al quarto, supposi che nei due livelli inferiori ci fossero gli uffici di altre aziende.
Appena si aprirono le porte mi ritrovai davanti qualcosa di diverso dal solito ufficio grigio, anonimo e noioso, fatto di soffitti in cartongesso a quadrettoni e luci al neon.
Era tutto un unico ambiente, non c'erano separazioni tra una scrivania e l'altra. Ogni postazione aveva una sedia in pelle colorata e un computer di ultima generazione.
Sul lato destro si intravedeva un bancone bar probabilmente self service e sempre da quel lato, uno dietro l'altro una serie di uffici separati.
Il nostro piccolo gruppo si fermò vicino l'area caffè in attesa che la signora Nalli tornasse. Ci aveva lasciato lì raccomandandosi di non fare danni, un po' come quando una maestra minaccia la propria scolaresca.
Ritornò poco dopo con un uomo sulla quarantina forse anche più, un po' brizzolato, alto, con gli occhiali da vista, ben curato ma un po' impostato, nell'insieme un bell'uomo.
"Ragazzi lui è il signor Raoul Masi, amministratore delegato dell'azienda" Lo presentò.
"Salve ragazzi, mi fa molto piacere avervi qui!" Disse guardandoci uno per uno "Volevo iniziare subito con delle rassicurazioni. Per ognuno di voi è stato mantenuto il ruolo professionale che ricoprivate prima di venire a lavorare qui, quindi ogni vostra competenza è stata rispettata" tutti annuirono sollevati "Ci sarà comunque qualche novità per il reparto creativo! So che siete abituati a lavorare con la signora Nalli, il che è stata una fortuna considerato quanto sia una professionista che gestisce il suo estro con pacatezza e calma, un po' diverso sarà lavorare per quel folle di mio fratello" sorrise mentre disse la parola folle.
"Oh Raoul grazie mille!" La signora Nalli era arrossita ai suoi complimenti "Ma dai tuo fratello è adorabile forse un po' fuori dagli schemi, tutto qui!" Si capiva che avevano molta confidenza,
L'unica cosa che invece non riuscii a captare è che tipo di competenze fossero state assegnate alla signora Nalli e di conseguenza anche fine avrei fatto io essendo la sua assistente.
Fu quello il mio ultimo pensiero prima di sentire il rumore dell'ascensore aprirsi alle mie spalle.
Di riflesso mi voltai a guardare chi uscisse di lì, così per pura curiosità, solo perché il suono mi aveva incuriosito e vidi lui.
Era proprio lui.
L'uomo della biblioteca.
Era anche meglio di come lo avevo impresso nella mia mente.
Indossava un completo blu, senza camicia ma con una maglia girocollo dello stesso colore che aderiva perfettamente ad un corpo scolpito. Capelli sempre legati, indossava un paio di occhiali quadrati con delle lenti chiare leggermente violacee, senza ombra di dubbio un vezzo estetico piuttosto che un riparo dal sole.
Rimasi cosi stupita da credere per un attimo di avere la bocca aperta.
Ritornai in me solo quando la Signora Nalli gli parlò.
"John, ragazzo mio come stai? Abbracciami!" Lui gli andò incontrò pieno di entusiasmo.
Dunque John era il suo nome.
Mentre l'abbracciava rivolto nella mia direzione capii che mi aveva notato, fino a quel momento non si era accorto della mia presenza. Mentre ancora teneva stretta la signora Nalli, scrutai da sotto i suoi occhiali un movimento degli occhi, li aveva socchiusi sicuramente per concentrarsi e mettermi a fuoco, dopo qualche secondo spuntò un mezzo sorriso.
Di sicuro mi aveva riconosciuta.
"John ti presento il mio team." Cominciarono le presentazioni persona per persona e lui sembrava ben disposto a stringere la mano ad ognuno. La signora Nalli lasciò me per ultima.
"John lei è Isabella, la mia assistente, la persona di cui ti ho parlato."
Come di cui ti ho parlato? Avevano parlato di me? E perché? Ero ancora più disorientata di quanto non lo fossi già.
"Molto piacere Isabella" Mi tese la mano.
"Molto piacere signor Masi!" Rimasi sulle mie non facendo tralasciare nessun indizio che potesse indurre le persone intorno a noi a pensare che già ci conoscessimo. Anche se uno scambio di massimo venti parole e nient'altro di certo non si poteva chiamare conoscenza.
"Può chiamarmi Isi! Mi chiamano tutti così... "continuai.
"La nostra Isabella è molto spontanea!" disse la signora Nalli forse per giustificare la troppa confidenza che avevo dato al mio capo.
"Allora molto piacere Isi!" Capii che era divertito e che cercava di camuffarlo nascondendo la bocca con la mano mentre toccava la barba.
"Allora Isabella, c'è una bella sorpresa per te o almeno spero che lo sia!" La signora Nalli cercava la mia attenzione assoluta "Per il momento io andrò a gestire l'agenzia di Milano" La interruppi subito. "Vengo con lei a Milano?" Lo chiesi con un po' di timore.
"No hai frainteso, non verrai con me. D'accordo con il signor Masi ho deciso che fosse più giusto che restassi qui" Mi toccò affettuosamente una spalla con una mano "Ho deciso di proporti come sua collaboratrice, affiancherai il signor Masi, miglior maestro non potresti trovare. John è un uomo dalle mille qualità."
Mi guardavo intorno ancora disorientata, non mi aspettavo tutti quei cambiamenti.
"Sei pronta Isi? Ci sarà da lavorare molto!" Chiese John sorridendo.
Presi cognizione di tutte le novità e mi feci coraggio."Prontissima!" Quasi gridai.
"Ti avevo avvisato John, lei è molto spontanea! Anche troppo a volte!" La signora Nalli mi guardò con aria di rimprovero.
In compenso lui continuava a guardarmi divertito, non so se fosse un bene ma di certo quella scenetta tra me e la signora Nalli gli aveva messo allegria. Nel nostro vecchio ufficio nessuno badava più a me, si erano tutti abituati al mio carattere, alle risposte fuori luogo, ai miei sussulti e smodati eccessi di felicità, insomma a tutte le mie stranezze.
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Era di Maggio
Chick-LitIsabella, per tutti Isi, è una giovane e vivace trentenne che vive e lavora a Napoli, città che adora. Un po' per pigrizia, un po' per le tante attenzioni della sorella Sara, continua a vivere con lei e suo cognato. In una calda giornata di maggio I...