Capitolo 39

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Uscii dal suo ufficio con il cuore in gola e un’estrema nostalgia di lui.
Subito dopo la pausa pranzo John riunì tutto il team in sala riunioni, si vociferava che fosse entrato un nuovo lavoro.
Capii al volo che la prima sedia vicino la sua l’aveva lasciata per me, sicuramente per non farmi fare troppa strada con le stampelle ma non volevo dargliela vinta così tentai di raggiungere quella più lontana.
“Isi è questa la tua sedia! Dove stai andando?” Disse John indicandola.
“Non serve mi metto lì!”
Nel frattempo tutti mi guardavano e bisbigliavano tra loro della mia stravaganza.
“Michele puoi obbligare Isabella a mettersi qui per favore, dobbiamo iniziare la riunione!”
Michele si alzò dal suo posto e venne verso di me, mi guardava come si guarda una persona uscita fuori di testa.
“Isi finiscila e vatti a mettere lì!" Mi riproverò sottovoce.
“Mai.”
“Isi…!" Continuò guardandomi in cagnesco.
Strinsi gli occhi un po' capricciosa, sbuffai in faccia a Michele ma alla fine fui costretta a cedere.
Durante la riunione scoprimmo che effettivamente un grande lavoro era stato commissionato ma prima di quello avremmo dovuto svolgere un piccolo progetto. Bisognava allestire set fotografico per la pubblicità di un vino. In realtà erano due set, in due location differenti. La prima su una barca e la seconda in un finto bar, il tutto sarebbe dovuto avvenire da lì a due giorni.
John fece l’elenco delle persone che avrebbero partecipato e fui nominata anch’io. Rimasi sorpresa del tipo di lavoro non mi sembrava un incarico tipo per quell’agenzia. Scoprii infatti che era più un piacere che John faceva a un suo amico che una commessa vera propria. Il produttore di vino era un suo amico.
“Isi e Michele essendo due location vi dividerete il lavoro! Sempre che tu Isi riesca a lavorare con il tuo problema!”
“Posso lavorare! Per quel giorno avrò già tolto le stampelle!” Risposi molto professionale.
“Bene, cominciamo a lavorarci, se avete altre domande chiedete pure?”
“Mi chiedevo dove la troviamo una barca?” Chiese un collega.
“Di quello ci penso io!” Confermò John.
Durante la riunione mi capitò spesso di incrociare il suo sguardo. Volevo evitarlo ma era impossibile, lo cercavo e volevo essere cercata. Resistergli era più difficile di quanto mi aspettassi. Soprattutto dopo la discussione nel suo ufficio. Un muro ripidissimo si era alzato tra di noi. Rispettando la mia richiesta, non aveva più tentato di parlarmi se non per motivi di lavoro e la cosa mi stupì. Inconsciamente avrei voluto che lui lottasse per me che provasse in tutti i modi a riconquistarmi ma allo stesso tempo non volevo parlargli e il suo atteggiamento in fin dei conti era coerente con la mia richiesta di essere lasciata in pace. Non potevo fargliene una colpa.
Quella storia dell’amore mi stava sfinendo, mi veniva quasi da rimpiangere i giorni in cui, davanti allo specchio, mi lamentavo di essere sola e zitella.

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