Lunedì
Avevo sempre odiato il lunedì mattina. Il trillo incessante della sveglia, le prime luci del mattino che filtravano attraverso la finestra dopo il consueto festino domenicale, la tipica indolenza di un quarantenne che avrebbe di gran lunga preferito dormire tutto il giorno... Per farla breve, l'inizio della settimana mi rendeva spesso poco tollerante, persino nei confronti di me stesso avevo un qualche cosa da ridire.
«Porca miseria, Jason! Questo trafiletto è pessimo! Va assolutamente cambiato», sbottai contro il mio sottoposto numero quattro, già gli altri tre li avevo rispediti al mittente – gli sciatti uffici che gli erano toccati.
«D'accordo, signor Stone, cercherò di—»
«No, tu non devi cercare, tu devi agire! Mi sono spiegato?»
Schioccandogli un'occhiata di sommo rimprovero, il biondino si limitò ad annuire, quindi non mancò di sistemarsi la montatura degli occhiali da vista in un gesto abitudinario. Lasciò il mio studio con in mano tre fogli spiegazzati.
Con aria stanca, sbuffai e mi lasciai ricadere sul divanetto in pelle bianca situato a pochi metri dalla scrivania ripiena di scartoffie, nonché della mia amata macchina da scrivere. Malgrado lo straordinario avvento della tecnologia, ero sempre stato un uomo tradizionalista – almeno da certi punti di vista – e la mia cara e vecchia Olympia mi faceva compagnia da ormai vent'anni. Avevo cominciato a pubblicare articoli di giornale sin dai tempi delle scuole superiori, mio padre Zack mi aveva regalato quel prestigioso congegno proprio il giorno del mio tredicesimo compleanno, e io, con gli occhi lucidi per l'emozione, mi ero letteralmente buttato addosso a lui per ringraziarlo. Sorrisi per un istante a quel ricordo. Tante volte mi ero chiesto se mio padre fosse fiero di me. Non credevo nel Paradiso o in chissà cosa, avevo smesso di farlo da almeno cinque anni. Tuttavia, mi piaceva credere all'idea che il mio caro genitore, in qualche modo, potesse guardare dall'alto il mio operato, se non addirittura farsi due risate. Non per niente, avevo ereditato il suo medesimo carattere. In pochi sapevano che, dietro la maschera dell'uomo bello e dannato, si nascondeva un lato goliardico e genuino, tutt'altro che superficiale. Un lato che negli ultimi anni, però, non era emerso poi troppo spesso.
All'ennesimo bussar della porta, mi passai una mano tra i corti capelli castani. Fare il caporedattore di una prestigiosa rivista internazionale non era un'impresa facile, malgrado il giornalismo fosse la mia più grande passione.
«Avanti!» esalai, tornando a sedermi sulla scrivania finemente intagliata in legno di quercia.
Non appena lo vidi, mi alzai di scatto per la sorpresa. «Christian, amico mio! Come stai?»
L'altro mi regalò un sorriso a trentadue denti e si fiondò su di me, dandomi un paio di pacche sulle spalle. Sulle prime, quasi mi venne da ridere. Un uomo vestito di tutto punto qual ero io, contro un altro decisamente più sciatto ma, se non altro, dotato di un cuore grande tanto quanto l'intero universo.
«Benissimo, Malcom! Tu, invece? Che mi dici dell'Italia? Ti sei trovato bene? Ma soprattutto...» un sorriso malizioso gli si levò dalle labbra sottili, illuminando quegli occhi azzurri che, assieme al volto magro e allungato, facevano di lui un gran bel partito, «Con quante amichette hai passato le tue consuete notti brave?»
A quella specifica domanda, ridacchiai nervosamente e mi allentai la cravatta. «Domanda di riserva?»
Christian spalancò gli occhi, battendosi i grossi palmi sulle cosce fasciate da un paio di jeans strappati. «Oh oh oh! A quanto pare, il nostro caro amico nasconde dei segreti inconfessabili!»
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Oltre L'Orizzonte
ChickLit[COMPLETA] Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni in...