Il silenzio assoluto mi avvolse tutt'intorno, proprio come la calda coperta che tenevo sulle gambe. A quanto pareva, stavo diventando uno di quei nonnetti di periferia che, a causa della veneranda età, cominciava a soffrire il freddo persino in piena estate. In verità, la giornata appena trascorsa non era stata particolarmente benevola con i concittadini di Los Angeles. Il clima, complice il crescente inquinamento degli ultimi anni, era letteralmente impazzito e, pur essendo a inizio luglio, venti forza dieci e potenti acquazzoni investivano spesso la città e i poveri malcapitati di turno che, non avendo un ombrello con sé, rientravano nelle loro case come pulcini bagnati. Ecco spiegato il perché della coperta. Ero stato preso in pieno anch'io da un temporale, che mi aveva annacquato persino le mutande. A nulla era valso indossare una tuta primaverile per cercare di calmare quei brividi che tuttora continuavano a non darmi tregua. All'improvviso, mi venne un sospetto. Nemmeno stamane, a ben pensarci, mi ero sentito in piena forma. Mi alzai stancamente dal divano, quindi entrai in bagno ed estrassi il termometro da uno dei cassetti. Tornai in soggiorno e, sollevando la felpa, misi quell'aggeggio sotto la mia ascella destra. «Sto diventando davvero un nonnetto», mormorai, inorridito. Come potevo aver preso la febbre il 3 di luglio?
Sbuffai, contrariato e annoiato. Tutt'a un tratto, ripensai a una vecchia frase di mia nonna, che spesso mi aveva fatto sorridere: «La febbre è come l'amore: arriva sempre quando meno te l'aspetti». Io, con la tipica ingenuità che contraddistingue un bambino, le domandavo spesso: «E quindi è una cosa buona?» Lei, con fare divertito, mi sussurrava che, a ogni lineetta di febbre, diventavo sempre un pochino più alto, e quindi più grande. Più uomo, come amava sempre ripetermi. Mi accasciai di nuovo sul divano, lo sguardo rivolto allo schermo nero della tv al plasma che avevo di fronte. Fino a qualche minuto prima, stavo ascoltando Lord Is It Mine dei Supertramp e altri brani, poi il silenzio era calato prepotentemente su di me, lasciandomi in balia di un'orda di pensieri dalla consistenza pseudo-filosofica. E del freddo. Spostai uno dei cuscini ricamati e ripresi il cellulare, aprii l'mp3 e feci ripartire la canzone. In questo modo, avrei calcolato i cinque minuti necessari per testare se avessi o meno la febbre. Assorbii, parola per parola, ogni singola strofa di quel brano che tanto adoravo. When everything's dark and nothing seems right, there's nothing to win and there's no need to fight.* Ah, quanto aveva ragione Hodgson!
Quando il silenzio ritornò, estrassi il termometro e vi lessi la temperatura. Aggrottai le sopracciglia, perplesso: 35.5 °C. «Okay, sono davvero impazzito, non c'è che dire. Se non si tratta di febbre, di che razza—»
Un improvviso colpo di telefono mi fece sobbalzare. Mi voltai verso sinistra e sollevai la cornetta. Chi mai poteva rompermi le scatole alle dieci e mezzo di sera? «Pronto?»
Silenzio. «Pronto?» ritentai, con tono deciso. Aggrottai la fronte. Dall'altra parte dell'apparecchio, sembrava non esserci nessuno, eppure la linea non era ancora caduta. Magari era disturbata. «Insomma, si può sapere chi parla?» Dopo qualche secondo riattaccai, spazientito. Nemmeno il tempo di formulare un secondo pensiero, che il telefono trillò di nuovo. Sbuffai. «Sì?»
«Ciao, Malcom.» Rimasi paralizzato. Quella voce femminile mi fece sussultare. Nessuna esitazione, nessuno scherzo di pessimo gusto. Non questa volta, almeno. Qualcuno, o meglio, qualcuna, mi stava cercando. Ma chi poteva essere? La sua voce non mi sembrava familiare. Ma allora, se si trattava di una semplice sconosciuta, come faceva a sapere il mio nome? «Speravo di trovarti a casa, sai?» continuò lei, quella frase fu quasi un sussurro.
Deglutii, incapace di parlare. Non sarà che ha sbagliato numero? mi chiesi, spiazzato. Scartai quell'ipotesi. Io non credevo affatto alle coincidenze. «Mi scusi, ma lei... lei chi è?» Mi diedi un colpetto sulla fronte. Il Malcom spregiudicato di un tempo avrebbe sfoderato un tono pregno di sicurezza, se non addirittura saccenza. Avrebbe fatto le veci di Johnny Bravo e invitato quella donna a cena senza nemmeno pensarci. D'altronde, fino a qualche annetto fa mi bastava soltanto (o quasi) che la pollastra di turno respirasse, no?
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Oltre L'Orizzonte
ChickLit[COMPLETA] Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni in...