Capitolo XII - Non Esistono Limiti Al Cuore

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Avevo mandato tutto a farsi benedire in un solo pomeriggio. Mi era bastato riassaggiare quelle labbra per perdere completamente il lume della ragione. Quella ragione che, sin dalla morte di Melissa, avevo sempre anteposto alla passione e al sentimento. Avevo perduto persino quel minimo di decenza che di certo non apparteneva al mio modo di baciare, ma a cui mi ero prefissato di attenermi, se soltanto non avessi trovato il miele dall'altra parte.

Sorrisi come uno sciocco. Uscii dalla doccia e, tornato in camera, indossai l'asciugamano di cotone. Guardai di sfuggita il mio riflesso nello specchio da parete, che ospitava un comò in legno di quercia, posto di fronte al letto singolo.

Mi fermai, di scatto. Quel sorriso colpevole continuava a campeggiare sulle mie labbra e non accennava a scomparire. Arrossii quasi per la vergogna, perché una parte di me non riusciva ancora credere che una ragazza come Benedetta potesse farmi, a quarantatré anni suonati, un simile effetto. Non ero più al college da un pezzo, tantomeno così inesperto da lasciarmi condizionare da una semplicissima serata fatta di baci più o meno ardenti e di abbracci sinceri – tra l'altro assolutamente non compromettenti.
Ma forse, ai sentimenti non si poteva comandare. Forse non esisteva un'età giusta per provare determinate sensazioni. E forse non esisteva limite al cuore. Sapevo soltanto che quel Malcom che vedevo riflesso nello specchio mi piaceva. Per la prima volta dopo tanti anni, mi piacevo di nuovo.

Sospirai, colto da un'improvvisa paura. Non avevo mai perso la testa per una ragazza tanto più giovane di me. E non mi era neanche mai passato per l'anticamera del cervello il pensiero di sfiorarle.
Con Benedetta, però, non ero sicuro di sapere cosa stesse succedendo. È vero, l'avevo baciata. L'avevo tenuta stretta a me come se fosse la cosa più preziosa che la vita mi avesse donato. Potevo lasciarmi andare di nuovo? Meritavo di lasciarmi andare? Sarebbe stato giusto per lei? Sarebbe stato giusto per entrambi?
Per lei provavo un profondo attaccamento. Ma questo non lo avevo certo scoperto il giorno prima, anzi. Qualcos'altro di altamente singolare doveva essere successo.
Da quando mi aveva baciato, il mio cervello era completamente andato in tilt. Mi ero buttato su Megan soltanto perché reputavo più semplice percorrere quella strada, perché non mi fidavo di me stesso e perché tuttora ero convinto che Benedetta meritasse un uomo con la U maiuscola.
Sì, era questa la verità. Avevo scelto Megan soltanto perché ammettere che la donna misteriosa avesse lasciato un segno indelebile dentro di me sarebbe stato come mandare tutto a puttane. Gettare alle ortiche i principi a cui avevo sempre obbedito.

In barba a quei dannati principi, di una cosa ero certo: io non volevo lasciare Benedetta. Per quanto mi costasse ammetterlo, covavo un disperato bisogno di averla accanto, anche se temevo moltissimo il futuro. Non erano state parole al vento le confessioni che le avevo fatto. Da quando aveva cominciato a telefonarmi tutte le sere, nelle vesti di una falsa sconosciuta, avevo scoperto dei lati di lei che mi facevano impazzire. Dei lati che in ambito lavorativo e amicale non erano mai emersi. Lei, in quelle telefonate, si era proposta come donna, e io l'avevo vista proprio come tale. In quel periodo non avevo mai pensato, neanche lontanamente, a instaurare una semplice amicizia, perché il desiderio che avevo di lei era di una forza spaventosa.
Quando avevo saputo la verità, l'agitazione si era impadronita del mio cuore e della mia mente. La paura aveva offuscato qualsivoglia desiderio. Così, avevo provato a convincermi che con Benedetta non poteva esserci niente.

Nemmeno il tempo di formulare un altro pensiero, che qualcuno bussò piano alla porta. «Malcom? Ci sei?»

Spalancai gli occhi. Ero ancora nudo come un verme, asciugamano a parte. «Ehm, dammi solo un minuto», esclamai, impacciato.
Un soffio di fiato, un attimo ancora... continuò a canticchiare la mia mente pazza, confusa e quant'altro. Perfetto, ci mancavano solo i Pooh, adesso. Ma che razza di ora era?

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