Capitolo XV - Tuo Per Sempre

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Tre stelle su cinque. Sarebbe potuta andare decisamente meglio, pensò Alex, lo sguardo fisso sulla schermata del laptop inerente alle valutazioni ricevute sugli articoli di cronaca nera prodotti negli ultimi mesi. Quello sul famigerato caso Mozzi aveva ottenuto un riscontro ben più basso rispetto a quelli analoghi banditi da altre testate, anche se comunque positivo. Non che lui potesse sorprendersene più di tanto. 

Sospirò, deluso e scoraggiato. La sua vita era stata letteralmente stravolta, e tutto all'improvviso. L'indomani, tra l'altro, sarebbe stato il suo compleanno e avrebbe dovuto fare davvero di tutto per apparire felice e contento agli occhi di Marta. Per concedersi a lei con tutta la passione e il trasporto che di certo meritava. Nell'ultima settimana, si era sforzato davvero tanto per non lasciarle trapelare quanto si fosse sentito in colpa per averla rifiutata. Perché per quanto si sforzasse, non riusciva a giustificare in altro modo l'atteggiamento tenuto nei suoi confronti. Mi sono comportato come se mi avesse toccato una perfetta sconosciuta, aveva pensato più e più volte, durante le giornate lavorative. Quell'episodio lo aveva scosso nel profondo. Non si era mai sognato di rifilare un secco no alla sua Marta. Certo, alcune volte – anche se molto di rado – era capitato che si sentisse talmente stanco da non essere in vena di lanciarsi in smancerie che non riguardassero esclusivamente qualche bacio, qualche carezza più o meno profonda o anche solo un abbraccio. E chiaramente, era stato lo stesso per lei. Ma quel secco no pronunciato così, a bruciapelo, con quella durezza nella voce... Alex scosse la testa. Per tutta la settimana, non aveva fatto altro che sentirsi in colpa. E, di conseguenza, anche Marta si era allontanata da lui più del solito, probabilmente per paura che potesse infastidirlo troppo con le sue moine. No, lei non se l'era affatto presa, anzi. Come sempre, si era dimostrata comprensiva – seppur meno sdolcinata e ben più distante. E adesso, Alex si sentiva un vero mostro.

L'uomo richiuse il laptop. Aveva promesso a Gilberto di vedersi per le diciannove al Piper, ma questa volta non era convinto di potercela fare. Tra le continue menzogne che gli aveva rifilato, le continue turbe mentali che l'assillavano affinché dicesse la verità e mille altri pensieri che lo spingevano, comunque, a maturare speranza e positività, stava cominciando ad accusare frequenti mal di testa. Quel giorno, però, si sentiva molto più in forma del solito. Che potesse approfittarne?

Consultò l'orologio da polso. Le diciotto e trenta. Se non andava errato, quel giorno sua moglie staccava verso le diciassette. Questo significava che... Alex alzò la cornetta del telefono fisso che sostava sulla scrivania dell'ufficio, quindi compose il numero. Un'affascinante voce femminile gli rispose quasi subito. «Pronto?»

Alex riattaccò all'istante. Sua moglie era in casa. Raccattò le sue cose, mandò un SMS di scuse a Gilberto e, a passo svelto, uscì dall'ufficio.


*


Cercò di fare il minimo rumore non appena inserì la chiave nella toppa e la girò. Non voleva che Marta si spaventasse ma, d'altro canto, avrebbe tanto voluto sorprenderla come spesso faceva quando era in vena di scherzare. Non che quel giorno lo fosse particolarmente, anzi. La parziale delusione lavorativa gli aveva lasciato l'amaro in bocca, anche se non era niente in confronto al resto. Vedere Marta così afflitta non l'aveva fatto dormire la notte, eppure non era riuscito a confortarla come – e quanto – avrebbe voluto.

«Davvero, scusami tanto per l'altra sera», le aveva detto qualche giorno dopo, mentre sorseggiavano – in perfetto silenzio – una tisana allo zenzero nell'angolo della cucina.

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