Capitolo XIX - Una Possibile Rinascenza

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Gilberto si tuffò nell'acqua senza pensare. Aveva bisogno di una scossa, di concedersi un po' di relax. Di tanto in tanto, non disdegnava farsi una bella nuotata, così aveva raggiunto la piscina del paese per cercare di spegnere il cervello almeno per un paio d'ore. Mentre affrontava con perfetta disinvoltura lo stile libero – ai tempi del liceo era stato un nuotatore provetto e aveva pure vinto qualche gara regionale –, qualche pensiero sgradevole gli si annidò proprio lì, al centro del petto. Sarebbe stata una buona idea partire per chissà dove? Sarebbe stata una buona idea abbandonare la nave senza neanche avvisare Megan? Non che a lei sarebbe importata più di tanto la sua dipartita, ma forse doveva almeno avvertirla. O forse no?

Arrivò a fine vasca e riemerse dall'acqua, gli occhialini sul volto e una cuffia nera a coprirgli la testa. Cos'avrebbe comportato darle un semplice saluto? O meglio, guardarla negli occhi mentre le diceva addio per sempre? Perché di fatto, non si trattava altro che di un addio. Certo, avevano già avviato le pratiche per il divorzio ormai da qualche tempo e tra poche settimane sarebbe tornato libero, ma non escludeva che, al suo ritorno, avrebbe comunque potuto incrociare Megan per le strade di Firenze. D'altronde, non intendeva abbandonare Alex, il suo più grande amico.
Sorrise appena. Soltanto in quegli ultimi mesi si era davvero reso conto di quanto lui si fosse comportato da vero amico. Mentre gli altri colleghi, pur nascondendosi dietro a un perbenismo che Gilberto aveva giudicato falso e innaturale, non avevano esitato nel deriderlo avvalendosi di un'ironia tagliente e cattiva, Alex gli era stato accanto sopportando ogni suo sfogo, anche il più miserrimo. E un semplice ringraziamento non poteva esprimere appieno tutta la gratitudine che Gilberto provava nei suoi riguardi.

Si immerse di nuovo nell'acqua e si lasciò cullare dalla sensazione di freschezza e di pace che la stessa gli suscitava.

Spense la mente, conscio che, nel silenzio, potevano giungergli risposte specifiche.
Quelle del cuore.

«È davvero un portento, Dottor Monti. I miei complimenti.»

Gilberto strabuzzò gli occhi. Quella voce. Si rimise in piedi e si voltò alla sua sinistra. Scosse la testa, ancora incredulo. Fino a pochi secondi prima, se ne stava semplicemente a galla in quelle acque tranquille con il solo scopo di riprendere fiato dopo una sessione di nuoto a farfalla. E ora, quella voce gli aveva quasi fatto prendere un colpo; l'aveva riconosciuta all'istante malgrado gli anni trascorsi, e nonostante le sue orecchie fossero del tutto immerse e la cuffia ne attutisse qualsiasi suono.

«Non volevo spaventarti, scusami», proseguì l'uomo, che si trovava nell'altra corsia con accanto un bambino. Suo figlio, pensò Gilberto, cercando di mantenere il controllo. Le gambe stavano tremando. Aveva sempre nutrito una profonda stima per quell'uomo, malgrado ne fosse rimasto tanto deluso dal comportamento.
In quel momento, però, si era accorto che niente era cambiato. Perché tremare, altrimenti? Si tolse con garbo gli occhialetti e lo squadrò meglio. I segni dell'età erano più che visibili sul suo volto allungato, gli occhi – di un colore tendente al grigio – tradivano molta stanchezza, ma guardandoli meglio vi si poteva scorgere un guizzo di entusiasmo, quell'entusiasmo che era sempre stato parte di lui. La fronte ampia solcata da qualche rughetta di espressione, come le labbra sottili incurvate leggermente all'insù, lo rendevano comunque un uomo affascinante. Il leggero accenno di barba che gli contornava le guance, tra l'altro, gli conferiva un'aria ancora più vissuta. Anche lui indossava una cuffia blu con il logo dell'Arena.

«La ringrazio, professor Ramondo», rispose Gilberto, senza sorridergli.

L'uomo sostenne il suo sguardo per qualche secondo, poi si rivolse al bambino che, secondo Gilberto, non doveva avere più di sette-otto anni: «Paolo, ti dispiace lasciarci un attimo da soli? Tu comincia pure a nuotare, ti raggiungo tra poco.» Lui annuì felice e si allontanò, la tavoletta tra le mani per aiutarsi a battere le gambe a ritmo.

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