Capitolo I - Tristi Verità

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Rilesse il referto medico con estrema attenzione e dovette sforzarsi di non scoppiare – per l'ennesima volta – in lacrime. Nell'ultimo periodo, aveva tentato di nascondere a chiunque i suoi problemi personali, soprattutto agli occhi attenti di Gilberto – era sempre stato bravo a capire ciò che non andava nell'amico –, e tutto per non sobbarcarlo di un qualcosa di cui lui non poteva certo dirsi colpevole. Era proprio lui, Alex Valenza, trentasette anni, giornalista addetto alla creazione di reporter e sondaggi culturali, l'unico colpevole. La mela marcia del cesto.

Ed era sempre stato lui a dire: mai mescolare lavoro e vita privata nelle conversazioni di ogni giorno. Quella mescolanza poteva essere fatale.

Negli ultimi tempi, Gilberto gli aveva spesso chiesto come procedesse il suo matrimonio con Marta – aveva forse fiutato un qualcosa nell'aria? – e lui si era limitato a confermare quello che tutti avevano sempre saputo. Lui e Marta andavano d'amore e d'accordo. Lui e Marta adoravano trascorrere i fine settimana ovunque, purché non restassero a Firenze. Lui e Marta se la ridevano in ogni momento, conversavano tanto e litigavano pochissimo. Nessuno screzio, nessun alterco particolarmente rilevante, soltanto amore – tanto amore – e... altrettanto sesso.
Al netto del fatto che fosse sposato con lei da ormai dieci anni, Alex si era sempre detto orgoglioso di ogni aspetto inerente alla sua vita amorosa, anche il più insignificante, e l'aveva sempre palesato. Anche se quell'altrettanto sesso dipendeva, in prima istanza, dal fatto che loro non...

Alex gettò con violenza il referto sul pavimento, gli occhi lucidi. In Marta aveva trovato tutte le caratteristiche che lo facevano impazzire di una donna: lo charme, la simpatia, la dolcezza, la sensualità, la determinazione. E lui? Che tipo di comportamento stava tenendo nei suoi riguardi?
«Sei diventato estremamente freddo e scostante», gli aveva detto la moglie nelle ultime settimane. «Non ti riconosco più. E non capisco perché continui a chiuderti così. Dovremmo affrontare il problema insieme. Riguarda anche me.»

Quella rievocazione fece davvero male ad Alex. Quasi gli fece mancare l'aria. E pensare che, fino a qualche mese prima, lui e Marta erano ancora una coppia solida e affiatata, avevano persino festeggiato in pompa magna il loro decimo anniversario di nozze, arrivando finalmente al passo decisivo: provare a concepire un bambino. Provare a costruire quel qualcosa che fosse diretta fusione di entrambi. Provare ad andare al di là dell'altrettanto sesso di cui Alex si era vantato per anni, a differenza di molti altri amici e colleghi che, a causa della vita frenetica di ogni giorno, avevano coltivato con sempre meno frequenza quell'aspetto, e tutto da quando un pargoletto aveva fatto capolino nelle loro vite.

Alex, in verità e segretamente, li aveva sempre invidiati. Non che perdersi nei meandri della passione fisica e alle sensazioni che la stessa gli suscitava non gli piacesse – era, anzi, sempre stato molto focoso con Marta –, ammetteva soltanto che avrebbe voluto anche lui una famiglia, un figlio o una figlia a cui donare tutto se stesso. Ed erano anni che l'aspettava. Che aspettava quel figlio che, per sua grande sfortuna, non sarebbe mai arrivato.

Alex si stropicciò gli occhi. Sarebbe stato difficile accettare che non ci sarebbe stato nessun bambino con gli stessi occhi di Marta, o col suo stesso sguardo o sorriso.
«Sono stati dieci anni meravigliosi», aveva detto a Marta il giorno dell'anniversario. «E mi piacerebbe tanto che noi due... sì, insomma, vorrei farti un regalo speciale. Proprio quel regalo, se lo desideri.»

Lei aveva capito al volo. «Sono pronta. Sento che è il momento giusto», aveva risposto, regalandogli uno di quei sorrisi che lo spedivano sempre in orbita.

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