Lunedì
«Richard Thompson a ore nove!» gracchiai, imitando alla perfezione una voce robotica.
Megan mi guardò di sbieco. «Potresti essere serio, almeno per una volta?»
«Ma io sono serissimo! Il carissimo signor so-tutto-io è proprio dietro di te! E io, umilissimo servo di Ryan Vermut, non posso fare altro che servirmi di questo stupido menù per coprire parte della mia faccia, quasi fossi un agente segreto. Se mi scoprisse sarei un uomo finito, lo capisci questo? E se affondassi io... affonderesti anche tu, e, sottolineo, insieme al sottoscritto!» sbottai, pronunciando l'ultima frase con un malizioso ghigno. «E credo che tu questo non lo voglia, vero?»
«Falla finita», sbuffò Megan, con un sorrisetto divertito. «Non credo che quell'uomo possa riconoscerti, puoi anche smetterla di nasconderti.»
Feci cadere il menù sulla tavola imbandita di bicchieri di vetro temprato, le solite posate con annessi tovaglioli a fantasia e una bella bottiglia di vino rosso piazzata al centro. «Come fai a dirlo? Non ricordi l'ultima volta?»
«Devi solo rilassarti», mi disse Megan per tutta risposta. «Ci penserò io a distrarlo. Aspetta e vedrai. D'altronde, non ho modificato la mia pettinatura e il mio trucco per niente, no?»
«Lo credi davvero così stupido?»
«Il fascino può accecare le persone, non credi anche tu? E gli uomini, in particolare, hanno una stupidità assai spiccata. Quindi sì, lo credo uno stupido», mi rispose, sembrava davvero sicura di se stessa e dei suoi mezzi. Come, d'altronde, ero sempre stato io. Spavaldo, gagliardo, testardo. Sempre pronto all'azione.
«Vedrai, non si accorgerà di niente, te lo posso garantire», proseguì lei, continuando a sorridere.«Non avrai mica intenzione di andargli a parlare!»
L'altra scrollò le spalle, addentando finalmente un pezzo di bruschetta al pomodoro che il cameriere ci aveva servito poco prima, insieme a una miriade di affettati disposti con rigore su un tagliere di legno. «Perché no?»
Sbarrai gli occhi. «Perché no?! Ma ti rendi conto di quello che dici? Come farai a—»
«Ad adescarlo? Be', ho anch'io i miei metodi, caro Malcom. E non venirmi a dire che tu non ne conosci neanche uno...»
Quello sguardo seducente mi spedì in orbita. E quando quegli occhietti da cerbiatta mi scrutarono con viva intensità, credetti veramente di morire. Starle vicino mi faceva davvero effetto; il mio corpo, poi, non ne voleva proprio sapere di collaborare, provava un'attrazione a dir poco fatale nei suoi riguardi. Come avrei potuto starmene con le mani in mano una volta tornati in stanza?
«Ehi, Malcom! Ti sei incantato?»
Mi riscossi per l'ennesima volta dai miei più infidi pensieri e annuì distrattamente. Lei, dal canto suo, aveva assunto un'espressione concentrata e pensierosa, forse stava pensando a quel Thompson e a come avrebbe potuto attirare la sua attenzione.
Come se ce ne sarebbe stato bisogno, farfugliai nella mia mente. Appena Richard la vedrà, partirà direttamente con l'Apollo 11, destinazione lunare. E poi, dritti dritti su Marte. Verso l'infinito e oltre.
Scossi la testa. Mi stavo facendo sin troppi film mentali. Desiderare con tutto me stesso quella donna nel mio stesso letto mi stava giocando brutti scherzi. E pensare che saremmo davvero finiti nello stesso letto, a fine giornata! Mi rimproverai ancora una volta per quel maledetto cruccio, chiaramente di natura anti-professionale. Dovevo soltanto occuparmi di quel maledetto.
STAI LEGGENDO
Oltre L'Orizzonte
ChickLit[COMPLETA] Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni in...