Capitolo I - Felona e Sorona*

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Quel familiare tintinnio di chiavi lo fece sobbalzare, ma d'altra parte lo confortò, regalandogli quel pizzico di sollievo che tanto anelava. L'amore della sua vita era finalmente tornato a casa. L'uomo sollevò il capo e si voltò verso la porta della cucina, del tutto spalancata. Un cordiale sorriso gli fu sufficiente affinché abbandonasse all'istante carta e penna, nonché le solite scartoffie che popolavano il tavolino, decorato da una simpatica tovaglia a fiori – proprio come il grazioso vestito che indossava la sua compagna.

«Amore mio! Menomale che sei qui!» L'uomo scattò in piedi e le tolse dalle mani la grossa busta della spesa posandola sul tavolo, quindi la strinse forte a sé. Chiuse gli occhi. «Ti aspettavo con ansia, sai?» mormorò, il viso nascosto sul collo di lei, qualche ribelle ciuffo di capelli a sfiorargli il viso. Aveva temuto di rimanere solo per un'altra, infelice nottata, e quel pensiero lo aveva spaventato a morte. Non appena prese a mordicchiarle con dolcezza il lobo dell'orecchio, la donna si scostò da lui. Di colpo, assunse un'espressione di sincero pentimento. «Mi dispiace tanto, Gilberto, non volevo farti preoccupare. So che è già molto tardi, però... avevo soltanto bisogno di riflettere per qualche ora, non volevo ferirti.» Nel pronunciare quelle parole, si avviò distrattamente verso la dispensa, come fosse alla ricerca di qualcosa.

«Sono io che mi devo scusare, tesoro mio», rispose l'altro, seguendola con lo sguardo. Osservò le sue movenze e continuò a sorridere. Come al solito, rimase incantato nel vederla trafficare con i barattoli della marmellata e gli aggeggi da cucina. D'altronde, lo aveva sempre colpito come lei fosse in grado di trasformare qualsiasi gesto ordinario in un qualcosa di assolutamente inedito. O magari, era proprio lui a vedere il tutto in una luce nuova. Da quando si era innamorato, in effetti, non aveva fatto altro. «Non avrei dovuto farti pressioni su quell'argomento», riprese, tornando alla realtà. Le si avvicinò da dietro e, con aria timida, le cinse la vita. «La mia colpa è quella di amarti troppo. Se solo potessi, starei sempre accanto a te.»

La donna s'irrigidì. «Gilberto, io non—»

«Shh... lo so, mia cara. Lo so che hai bisogno di tempo, e so anche che siamo entrambi un po' stressati in questo periodo. Ma i miei sentimenti per te non sono affatto cambiati. Mi spiace soltanto che abbiamo litigato per una sciocchezza.» Gilberto le diede un casto bacio sulla guancia, cercando di soffocare la sua vocina interiore – che tutto gli diceva, tranne che quanto accaduto la sera prima fosse una scemenza. E lo attestava il fatto che la sua donna avesse deciso, senza se e senza ma, di passare l'intera nottata a casa della madre. Scacciò quel pensiero, deciso a non lasciarsi trasportare dalla negatività. «Cerchiamo di venirci incontro, mmm? Che ne dici?»

L'altra si voltò verso di lui. Accennò un sorriso. «Tu sai che mi fido ciecamente di te, non è così?»

«Certo che sì, Megan. Altrimenti non vivresti sotto lo stesso tetto con me, no?» L'uomo le strinse la mano sinistra e se la portò in bocca, un altro bacio a suggellare il patto siglato con la sua Megan. «Mi sei mancata tanto, questa notte. Non avrei sopportato di restarmene solo un'altra volta. Lo so, la nostra situazione non è delle più tipiche, ciononostante—»

«Capisco bene come ti senti. E mi dispiace veramente. Però non posso fare altrimenti. Per il momento, non mi sento ancora a mio agio a...» Megan abbassò lo sguardo. «Insomma... lo sai già, no?»

Gilberto annuì, comprensivo. Ammetteva quanto la cosa lo addolorasse e lo rendesse, il più delle volte, nervoso e irritabile, ma sapeva anche che l'amava. L'amava più della sua stessa vita. E anche se quel suo per il momento gli pareva sempre più un'eternità, non poteva privarsi della speranza di poter esaudire, facendo appello alla pazienza e alla perseveranza, il suo desiderio più grande. «Certo che sì. Non c'è bisogno che tu ti ripeta. Tra l'altro, il fatto che tu sia tornata mi rende davvero felice», rispose, un altro bacio sulla guancia. «Ma adesso dimmi, com'è andata la tua giornata? Io ho cercato di stilare alcuni rapporti, però...» Scrollò le spalle, decisamente insoddisfatto. «Comprenderai che non ho fatto altro che pensare a noi due e... a quello che è successo ieri sera.»

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