A&M (Alex & Marta)

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Epilogo

Sette mesi dopo...


Il teatro brulicava di persone. Alex e Marta, sorridenti e non meno emozionati, avevano preso posto in terza fila e non stavano più nella pelle. Alex, in particolare, riusciva a stento a trattenere l'entusiasmo, quasi non riusciva a stare fermo sul sedile; era troppo impaziente.
Di lì a poco, avrebbe assistito a uno dei più belli spettacoli della sua vita. Per un momento, il suo pensiero tornò a qualche mese prima, quando lui e Marta avevano scoperto il clamoroso errore commesso dai medici che avevano stipulato il famoso referto. Molto semplicemente, era avvenuto uno scambio di persona.
Quel giorno, c'erano due Alex in clinica.
E se lì per lì quella cosa l'aveva fatto sorridere (entusiasta com'era per la gravidanza della consorte), gli era bastato pochissimo per tacciare la cosa come uno sbaglio imperdonabile, come quella notizia che avrebbe inevitabilmente distrutto la vita di un uomo.
C'erano in ballo i sentimenti di due persone, o meglio, due famiglie, che speravano con tutto il cuore di portare nelle loro vite un figlio da crescere, ma non solo. Da una parte, c'era in ballo l'infelicità di un uomo che per mesi aveva coltivato la speranza di allargare la famiglia, mentre dall'altra l'improvvisa felicità di un uomo che aveva passato prima di lui un simile calvario. E, non da ultimo, il sentimento delle rispettive consorti.
Scoperto l'arcano, Alex non si era precluso di esprimere tutta la solidarietà possibile all'altra coppia, comunque conscio del fatto che nessuna parola avrebbe potuto confortarli, o almeno non sul momento. Il percorso che avrebbe condotto entrambi all'accettazione e al coraggio di andare avanti sarebbe stato davvero lungo.
Alla fine, nel bel mezzo della conversazione, l'altro Alex non ce l'aveva fatta più ed era sparito dalla loro vista, imboccando la strada dei servizi. Se da un lato sua moglie voleva raggiungerlo, dall'altro sapeva che lasciarlo per qualche minuto da solo l'avrebbe aiutato a mettere un po' di ordine nella testa.
Alex, dal canto suo, si era trattenuto con la consorte per un po', spiegandole che suo marito avrebbe anche potuto, come immediata conseguenza di quella scoperta, prendere da lei le fantomatiche distanze che gli avrebbero comunque permesso, a poco a poco, di ritrovare se stesso. Non da ultimo, le aveva accennato non troppo velatamente alla questione dell'adozione come per darle un imput, ma senza essere invadente. Le aveva semplicemente raccontato la sua storia, quindi l'aveva salutata con una stretta di mano augurandole di affrontare tutto con pazienza e grande forza d'animo.

Alex sorrise appena. In cuor suo, sperava tanto di aver fatto la sua parte e che i due coniugi, con il tempo, potessero tornare felici e magari archiviare quella brutta storia. Nel suo cuore, non voleva più contemplare quel pessimismo e quell'angoscia che per mesi gli avevano fatto compagnia. Si voltò verso Marta e le strinse la mano.

«Ci siamo!» gli disse lei, guardando di sfuggita il suo orologio da polso. «Tra un minuto tocca a lui!»

Alex sorrise e i due tornarono con gli occhi fissi sul palco. Uno splendido Lorenzo in giacca e cravatta comparve poco dopo. Dispensò loro un grande sorriso per poi sedersi, con grazia ed eleganza, di fronte a un pregiato pianoforte a coda.

Posizionò le dita sullo strumento e, dopo un impercettibile respiro, cominciò a suonare. La delicatezza con cui quelle dita affusolate si muovevano sul piano sembrava simulare la più tenera delle carezze.
Alex e Marta rimasero incantati. Ascoltare l'Etude Op. 10. No 3 di Chopin gli fece tremare il cuore. Lorenzo era un portento.
Alex, nel bel mezzo di quella splendida esecuzione, posò la sua mano destra sul ventre di Marta. Lei, per tutta risposta, posò la propria in quella di lui. In quel frangente, ad Alex sembrò quasi di volare. Stava per avere un bel maschietto – che avevano deciso di chiamare Federico – e tra un paio di anni avrebbe fatto da padre anche a Lorenzo. Il bambino, alla notizia che lui e Marta avevano intenzione di adottarlo, non si era risparmiato di abbracciarli e, qualche tempo dopo, aveva già cominciato a chiamarli mamma e papà. Inutile dire quanto quell'appellativo avesse arrecato loro un'emozione indescrivibile, tale da lasciarli senza fiato. I loro cuori traboccavano di immensa felicità. E, ciò nondimeno, anche quello di Gilberto. Non appena saputa la notizia della gravidanza di Marta, aveva manifestato loro una gioia incontenibile.

Alex e Marta si alzarono in piedi e applaudirono a Lorenzo. Poco dopo, ci fu una standing ovation che li rese ancora più orgogliosi di lui. Sarebbe stato un grande pianista, aveva un futuro luminoso davanti a sé. E Alex avrebbe fatto di tutto affinché non mollasse il suo sogno. Quando Lorenzo, a seguito di un cortese inchino, sparì nel dietro le quinte, tutti tornarono a sedersi.

Alex si voltò verso Marta. «È stato incredibile.»

«Concordo. Ci ha regalato un'emozione unica.»

«E ce la regalerà anche lui», disse Alex, tornando ad accarezzare la pancia della consorte.

«Ormai manca poco», rispose lei, unendosi alle sue carezze.

«Sono l'uomo più felice del mondo, Marta. Non scordarlo mai.»

«E tu non scordare mai quanto ti amo.»

Alex le strinse di nuovo la mano. Dopo qualche minuto, mise l'altra nella tasca della sua giacca e notò che c'era qualcosa. Riconobbe nell'immediato di cosa si trattava.

«Amore, potresti scusarmi un attimo? Devo sbarazzarmi di una cosa», sussurrò alla moglie, che con un cipiglio confuso si limitò ad annuire.

Alex si alzò e percorse, a grandi passi, il corridoio che conduceva all'uscita del teatro. Estrasse quella scatolina rettangolare dalla tasca e l'aprì. All'interno c'erano ancora due sigari svizzeri.
Sorrise scuotendo la testa. Per un momento, ne saggiò la consistenza e ne percorse la forma, come se non ne avesse mai visto uno. Aveva smesso di fumare da ormai sei mesi, e gli sembrava incredibile che, di tanto in tanto, rispuntassero delle tracce della sua vecchia vita; tracce di cui pensava di essersi sbarazzato da quando aveva deciso di farla finita con quella robaccia. Senza scomporsi, percorse un tratto di marciapiede e gettò quell'armamentario senza pensarci due volte. Si voltò verso il teatro e, a cuor leggero, ne varcò di nuovo l'entrata.

Tutto ciò di cui aveva bisogno si trovava proprio lì.

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