Capitolo XX - Alla Ricerca di Un Nuovo Orizzonte

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Vuoto. Un senso di vuoto.
Quel vuoto che, a poco a poco, aveva cominciato a dilagarsi nell'animo. Quel vuoto che non si riusciva a riempire, quel vuoto che non credevo potesse presentarsi così presto, quasi all'improvviso, a seguito, per giunta, di un rapporto tanto intenso quanto appagante, perlomeno da un punto di vista prettamente fisico.
Cosa poteva essere cambiato? Forse tutto, forse niente.
Forse, non c'era mai stato alcunché di rilevante fra me e Megan, malgrado non ci fossimo limitati a fredde interazioni professionali, appena punteggiate da un pizzico di vivace cordialità – le solite interazioni che sarebbero dovute esistere tra semplici colleghi, per intenderci.

Rivolsi lo sguardo verso il soffitto della mia stanza. Non riuscivo a smettere di pensarci.

Dopo esserci scatenati per bene, io e Megan ci eravamo guardati negli occhi per un tempo che mi era parso eternità, un tempo scandito soltanto dai nostri respiri, pesanti e irregolari. Nessuno dei due ebbe, in quel particolare momento, il barbaro coraggio di proferire una sola parola.

Io avevo tentato di leggere il suo sguardo, e di sicuro lei aveva provato a leggere il mio.

Vuoto.
Non riuscivo a percepire molto altro, al di là di questo.
Troppi non detti, troppi silenzi, troppi cambiamenti. Tra me e lei c'erano state sin troppe mancanze.

La mia mente mi ripresentò, una per una, immagini non proprio caste di me e lei, nudi e vogliosi l'uno dell'altra, assieme a una corposa serie di fantasie che, pur non avendo espresso a cuore aperto, avevamo soddisfatto più e più volte, fino all'esplosione finale.
Senza dubbio alcuno, quel disperato bisogno di fare sesso – perché di quello, alla fin fine, si era trattato – aveva prevalso su tutto il resto, sulla ragione e sul buonsenso, rimasto invece dell'idea che una sana chiacchierata avrebbe potuto appagarci assai di più, almeno da certi punti di vista.

Io, tra l'altro, non ero stato per nulla accorto con Megan, avevo assecondato il mio istinto animale senza pensarci due volte, ma pure lei non aveva scherzato.
Mi aveva toccato di continuo, con bramosia e desiderio – senza manifestare alcuna vergogna, cosa che non mi sarei aspettato da lei –, mi aveva tenuto stretto a sé pregandomi tacitamente di regalarle l'orgasmo più intenso che potesse mai aver provato.
Nel mentre, probabilmente sotto l'effetto dell'eccitazione, mi aveva persino confessato quanto la facesse impazzire il mio movimento di bacino e come le piacesse essere presa con impeto e passione, affermazione che tuttora mi provocava uno spasmo significativo – non potevo fingere che essere adulato in quel campo specifico non mi facesse piacere – e che mi aveva spinto a riversare in lei tutte le mie frustrazioni, sessuali e non.

Mi rigirai dall'altra parte del letto. Dopo un simile rapporto, non mi ero sentito proprio in vena di fare promesse a Megan, dato che, perlomeno inizialmente, non avevo programmato di finirci tra le lenzuola.
Ma, a ben guardare, avrei forse voluto un altro tipo di serata?
Non lo sapevo. Inconsciamente, temevo che la voglia matta – quanto improvvisa – di tornare a fare sesso mi avesse investito con troppa potenza, perché potessi rigettarla via comportandomi da uomo intransigente.
E temevo anche che quella voglia fosse stata – e fosse tuttora! – più importante del proposito di ricucire – ricucire cosa, esattamente? – con Megan.
Avrei potuto affrontare quella serata in maniera diversa? Avrei potuto evitare tutta quella passione, tutto quel concedermi, tutti quegli accessi di godimento che non mi ero affatto premurato di nascondere?

Sospirai. Come avrei potuto resistere a una donna come Megan?
Non lo avevo mai fatto prima, escludendo il "periodo Melissa". E, a proposito di lei... Non potevo affermare di averla sentita durante il rapporto.
Mi ero semplicemente abbandonato a una wild-sex-session con Megan. Questo, avevo fatto.
La diversità tra Megan e Melissa era sempre esistita, ma solo ora riuscivo a captarla con chiarezza.
La prima volta con Megan era stata piuttosto intensa. Potevo finalmente dire, alla luce di quanto accaduto adesso tra noi due, che un sincero principio di sentimento amoroso l'avevo percepito. E non ero sicuro che fosse legato totalmente all'idea inconscia che Megan fosse la reincarnazione di Melissa. Avevo provato qualcosa per Megan, al di là dei ricordi e al di là di tutto il resto. Al di là del fatto che non avessi pronunciato il suo nome in preda al piacere.
Lei mi aveva colpito con la sua indiscutibile bellezza, ma anche il suo caratterino non era passato inosservato.
Sì, per certi versi avevo rivisto in lei un qualche aspetto – più che altro di natura fisica – della mia Melissa, ma da quando era successo il fattaccio avevo riaperto gli occhi e... poof! La magia era terminata.

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