Capitolo XIII - Confidenze

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Se fosse rimasto a guardarla soltanto un minuto di più, avrebbe potuto perdere il lume della ragione un'altra volta e non poteva più permettersi un simile atteggiamento. Aveva insistito tanto nell'accompagnare sua moglie a Montreux soltanto perché era convinto che lei si sarebbe imbattuta in quel damerino di Malcom Stone. In effetti, non si era sbagliato. Non appena il conduttore aveva pronunciato il suo nome, Gilberto aveva stretto i pugni con una forza che non sapeva nemmeno di avere. E quando li aveva sorpresi a scambiarsi una semplice – ma penetrante – occhiata, lui non ce l'aveva fatta più e si era rifugiato nella sua camera d'albergo tenendo a freno, seppur con fatica, l'ennesimo profluvio di lacrime, covando la segreta – quanto vana – speranza di smaltire la rabbia e il dolore, che ormai lo tenevano prigioniero in quella morsa soffocante non dissimile alla morte. D'istinto, sarebbe salito su quel palco e avrebbe dato spettacolo ammazzando di botte quel Malcom davanti a tutti, dando finalmente sfogo a tutta la frustrazione che da mesi si portava dietro. E tutto a dispetto del senso civico e delle buone maniere, inculcategli sin dalla più tenera età. Dentro di sé sospettava – anzi, ne era convinto – che lui e Megan si sentissero al telefono da tempo al fine di programmare un incontro, e al solo pensiero che, per un'intera notte, i due avrebbero potuto spassarsela in quel di Montreux sperimentando una ritrovata intimità districandosi, senza inibizione alcuna, tra baci passionali, carezze indecenti e sospiri più o meno profondi, spasmi e tremori inconsulti gli causavano reazioni simili a feroci attacchi di panico. Per non parlare del fatto che, in un angolino della mente, nutriva perfino la dannata voglia di coglierli sul fatto mentre si abbandonavano a chissà quali acrobazie da letto. Sì, avrebbe tanto voluto sputtanarli. Buttar loro in faccia tutto il veleno che lui stesso aveva respirato per un tempo immemore, senza neanche rendersene conto – sigarette a parte, che gli donavano soltanto un sollievo apparente.
Da quando aveva deciso di separarsi da Megan, sembrava che il tempo si fosse fermato. Aveva continuato a dormire nel salone e aveva persino chiuso a chiave la camera da letto, incapace di rientrarvi. Megan, dal canto suo, era tornata dritta dritta tra le braccia della madre acconsentendo, comunque, che Gilberto l'accompagnasse a Montreux, magari per sbattergli in faccia la dura verità (o almeno questo pensava lui).

L'uomo emise un lungo sospiro e si avvicinò al piccolo terrazzino adiacente alla piazzetta adibita alla cerimonia di premiazione. Le luci della città impreziosivano l'affascinante distesa lacustre che la circondava, la brezza notturna che gli accarezzava il viso. Quello scenario gli instillò la prospettiva di un sogno irrealizzabile. Lui che, osservando quel magnifico paesaggio, abbracciava Megan da dietro e le sussurrava quanto fosse bellissima, mentre la luna era sorda testimone di teneri baci e altrettante promesse. Scosse la testa. Non ci sarebbe stato niente di simile, e con nessun'altra donna, ormai. Lui era solo. Completamente solo.

Aspirò con decisione altro tabacco, quindi lo rigettò fuori e buttò la sigaretta a terra, spegnendola con la punta delle scarpe da ginnastica. Stava per estrarne un'altra dalla tasca dei pantaloni, quando gli sembrò di aver sentito uno strano lamento.
Aguzzò la vista e si guardò intorno. Solo allora la notò. Una ragazza – che forse neppure superava i trent'anni, a giudicare dal suo visino poco maturo –, singhiozzava e cercava, allo stesso tempo, di fermare il copioso flusso di lacrime che le sgorgava dagli occhi, di cui chiaramente non riuscì a distinguere il colore. Gilberto le si avvicinò ancora di più, indeciso sul da farsi. Non era certo da lui lasciare una donna in preda alla disperazione e passare oltre, eppure un qualcosa lo tratteneva. Scosse la testa e ignorò quella turba mentale – ne aveva già accumulate sin troppe nell'ultimo periodo. «Mi scusi tanto, signorina, perché sta piangendo? Serve forse aiuto?»

L'altra spalancò la bocca per la sorpresa, quindi tentò di rendersi presentabile agli occhi dello sconosciuto. Frizionò il fazzoletto sul viso per qualche secondo e smise di singhiozzare all'istante. Soltanto qualche tempo dopo, Gilberto avrebbe capito quanto quella ragazza, nella sua fragilità, fosse terribilmente orgogliosa, testarda e non meno determinata. «Lei è per caso l'addetto ai cuori infranti?» gli domandò, strappandogli un sorriso incredulo. Non immaginava che lei avrebbe fatto una simile battuta in un momento come quello.

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