Capitolo VII - Nocturne No.2, Op.9 No.2

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Non riusciva proprio a smettere di baciarla. Nutrirsi di quelle labbra, stringerla a sé mescolando, nel contempo, il suo respiro affannato a quello soave di lei. «Farò tutto ciò che è in mio potere per continuare a renderti felice», le disse ancora, adagiandola sul letto morbido. La spogliò in gran fretta e continuò a baciarla ovunque, con una foga impressionante.
Marta gli faceva perdere la testa. Fare l'amore con lei gli sembrava un'esperienza ultraterrena, alle volte. Vedere quel corpo nudo e perfetto alla sua mercé, sperimentare come lei riuscisse a farlo sentire uomo e a stuzzicare in ogni occasione il suo desiderio, lo faceva diventare pazzo. Del tutto pazzo di lei.

E lui aveva soltanto l'imbarazzo della scelta. Prese a succhiarle il collo con avidità, quindi passò immediatamente al décollete, privandola di tutto il resto senza alcuna grazia. E quando le sue mutandine fecero crack, Marta lo fulminò con lo sguardo. Ma in quello sguardo c'era anche tanto altro, e Alex se ne nutrì come un disperato, continuando a palparla in ogni dove fintanto che lei, risentita, non arrestò la sua corsa.

«Ti piacerebbe che fossi io a strapparti i boxer con quella foga?»

«Sarebbe il mio sogno proibito», replicò lui tra un bacio e l'altro, senza scomporsi.

A quella parole, Marta si scrollò Alex di dosso e salì a cavalcioni su di lui. Lui continuò ad accarezzarle il seno e la schiena con bramosia, del tutto soggiogato da lei. «Cazzo, sei stupenda», si lasciò scappare, mentre lei non si risparmiò di riservargli un'occhiata eloquente. Con un gesto deciso gli cacciò i boxer neri e li gettò dall'altro lato della stanza. Sorrise sorniona e cominciò a regalargli infinito piacere. «Quello che vedo io non è meno stupendo, mio adulatore», gli disse, riferendosi esplicitamente all'effetto che quella situazione così piccante e romantica stava producendo in lui.

Alex tornò sulle sue labbra per soffocare un profondo mugolio di apprezzamento e la consorte, d'istinto, si mosse contro di lui. Fu così che due corpi divennero uno, gemiti forti e sospiri profondi riverberarono nell'aria scandendo l'ennesimo rapporto passionale e giocoso.

L'uomo intensificò le spinte e la velocità, stava perdendo il controllo e non riusciva a smettere di guardarla. Si sussurrarono qualche parola eccitante e il piacere sublime lo colse poco dopo, quando Marta aveva pronunciato il suo nome in preda all'estasi.

Stremata, si accucciò sopra di lui e Alex rimase in totale fusione con lei, ancora incapace di staccarsene.

«Lo vedi che ci riusciamo ad andare d'accordo?» le disse, mentre riprendeva fiato.

Lei ridacchiò. «Per te ogni pretesto è buono per litigare. Anche perché lo sai che poi torno sempre da te.»

«E io da te», rispose Alex. Le diede un bacio a fior di labbra e scrutò con la coda dell'occhio le mutandine strappate, che giacevano inermi accanto a loro. Anche stavolta c'era andato giù pesante. Sorrise divertito.

«Non c'è niente da ridere», soffiò lei, cercando di mantenere una compostezza che non le si addiceva – non dopo aver fatto l'amore con quell'intensità, almeno.

«La voglia di te ha preso il sopravvento», si giustificò Alex, senza smettere di sorridere. «Senza contare che non sopporto tutti quei bellimbusti che ti guardano. Durante la cena, quel Gregorio non ti ha staccato gli occhi di dosso.»

«Ma dai, è il mio ex compagno di liceo!»

«Appunto. Sai che gli ex compagni di classe sono i peggiori scippamogli della terra?»

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