Capitolo XV - La Scoperta

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«Avanti, Gil, vieni con me! Staccare la spina non può che farti bene. Che cosa ti frena, si può sapere?»

Gilberto alzò gli occhi al cielo, il pugno destro sul tavolinetto, cui sostavano un paio di birre, uno sherry alla fragola e un bicchierino di vodka, assieme a un barattolo di patatine speziate. «Megan Rossi e Malcom Stone, ecco chi mi frena!»

Alex sbuffò, contrariato. «Andiamo, dovrai pur ricominciare a divertirti un po'! Per te sono stati dei mesi a dir poco infernali, datti almeno l'opportunità di riprendere a far bisboccia, adesso che sei tornato libero. Nonché a frequentare quei salotti mondani che—»

«Detesto profondamente», completò Gilberto, con una punta di stizza nella voce. Si scolò con un sorso la vodka che aveva ordinato. «E poi non sono ancora libero, lo sai anche tu. Sulla carta, sono ancora sposato con Megan.»

«Oddio, ci risiamo! Lo vuoi capire o no che avete firmato le carte del divorzio e che niente può impedirti di tornare alla riscossa? E poi, se proprio non sarai in vena di andare a caccia di tu sai cosa, potrai sempre contare sulla nostra compagnia.»

«Nostra

Alex fece un sorriso tirato. «Ho invitato Valerio Rimondi – te lo ricordi, no? Sai, per farmi da spalla nel caso in cui tu—»

«Non ho intenzione di venire. Tantomeno rivedere quell'ingegnere da strapazzo. Tu, piuttosto... non dovresti stare con tua moglie?»

Alex fece spallucce. «Era l'unico disponibile, tutti gli altri preferiscono sorbirsi un noioso sabato sera casalingo. Quanto a Marta, presenzierà a una cena con i suoi vecchi compagni d'università, e io non ci penso proprio ad andare con lei.» Fece una smorfia. «Ma te lo immagini? Io, in mezzo a quei patiti di architettura con occhiali stile anni cinquanta? E madri di famiglia e fidanzate che sembrano uscite fuori da un film horror. Il fatto che siano sue coetanee mi sconvolge. Credo che, oggi come allora, Marta sarebbe l'unica donna degna di attenzioni! Capisci, quindi, che non ci penso proprio ad assistere a un simile spettacolo, tantomeno annoiarmi a morte. Piuttosto ho preferito l'illustrissimo ingegner Rimondi», rimarcò Alex con fare derisorio.

Gilberto rise di gusto. «Illustrissimo è dire poco! Penso che soltanto lui sia riuscito a far crollare due case di montagna nel giro di due mesi! E menomale che il collaudo è stato fatto senza che entrasse anima viva lì dentro, o avrebbe perso l'abilitazione da diverso tempo.»

«Un ingegnere che non conosce le leggi della Fisica è come un giornalista che non conosce il codice deontologico della sua professione. Un completo stillicidio! Misa tanto che, di questo passo, nessuno gli chiederà più una consulenza.»

«Sicuro!» Gilberto si alzò dal tavolino. «Avanti, si torna al lavoro!» Si fregò le mani, rassegnato, e cominciò ad avviarsi fuori dal bar.

Alex terminò di bere lo sherry e si avviò insieme a lui. Dopo aver accennato un saluto al barista e aver dato un'occhiata alla corposa e variopinta serie di dipinti di arte moderna appesa alla parete di destra, uscirono entrambi dal Piper – il bar che frequentavano sin dai tempi dell'università. Alex si rivolse ancora a Gilberto. «Non mi hai dato una risposta, però. Verrai o no?»

L'altro avanzò a passo spedito, svicolando tra i passanti, tant'è che Alex faticava a stargli dietro. «Ancora con questa storia?!»

«Ma non sarai da solo, te l'ho detto! E poi lo sai che stavo solo scherzando, non dobbiamo andare alla Casa Bianca. Si tratta soltanto della cerimonia di premiazione di quel Concorso di Giornalismo Annuale a cui ti avevo pregato ogni santo giorno di partecipare.»

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