Capitolo XVIII - Come Un Diamante In Mezzo Al Cuore

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«Certo è che il mio letto sarebbe stato di gran lunga più comodo.»

Benedetta si abbandonò a una risatina sommessa. «Ma quanto sei profondo!» commentò, sospirando felice.

Mi unii alla risata, la testa riversa all'indietro. Erano appena scoccate le sette del mattino e, dopo essermi stiracchiato per bene, avevo quasi urlato per il dolore. «Maledetti acciacchi», avevo biascicato sotto lo sguardo attonito di Benedetta, trasformatosi in divertito appena sentita quella frase.

«Allora? Piaciuta la sorpresa?» chiese poi, accoccolandosi di nuovo a me.

Ricambiai la stretta. «Più di quanto immagini. Non me l'aspettavo. Nessuno aveva mai fatto questo per me. Di solito, durante i servizi sono sempre solo soletto.»

«Mi mancavi troppo. Dovevo provarci. Ma ti prometto che oggi non ti disturberò, so che devi ancora fare qualche intervista.»

«Tranquilla, ho apprezzato davvero tanto», le dissi, dandole un dolce bacio. «Come apprezzo la tua mise in questo momento», ammiccai, studiando ancora una volta il suo corpo perfetto.

Benedetta sorrise appena, le guance imporporate dall'imbarazzo. «Ma non indosso nulla!» ribatté, scostando lo sguardo dal mio.

«Appunto», ridacchiai, rifilandole un sorrisetto sghembo.

«Dai, finiscila! Lo sai che mi vergogno!»

Cercai di nuovo il suo sguardo, e stavolta lo trovai. Caldo, luminoso. Avvolgente. «Non dovresti. Sei bellissima. E poi... lasciati andare un po'. Mi piace tanto quando lo fai.»

«Davvero?» Quel commento la fece sorridere ancora, questa volta maliziosamente. Rimasi ipnotizzato da quello sguardo. Io e lei eravamo fondamentalmente diversi, sull'aspetto provocazioni. Lei non scherzava troppo spesso con me su certe questioni, ma quando capitava – bastava stimolarla un poco – mi piaceva da matti. Fece passare una mano lungo il mio petto e mi beai di quel tocco leggero e seducente. Mi mossi appena per andarle incontro, quando una fitta ben diversa mi colpì. «Ahia!» cacciai, il volto contratto in una smorfia di fastidio.

«Questa schiena non vuole proprio mollare, eh?» replicò lei, tra il divertito e il preoccupato.

Stranito e falsamente irritato dalla sua reazione, replicai: «Guarda, che tu ci creda o meno, mi è venuto un mal di schiena pazzesco. Stare insieme a un ultra-quarantenne ha i suoi notevoli svantaggi, e te ne accorgerai molto presto», l'avvertii, tornando a guardarla con serietà (e un pizzico di paura).

Benedetta posò i palmi proprio dietro la mia schiena e prese ad accarezzarla con dolcezza. Non mi rispose neppure né smise di sorridermi, ma il suo sguardo sembrava tradire l'ennesimo chissenefrega o un ben più allettante ci penserò io a fartela passare. Al suo tocco gentile, fui scosso da un brivido così piacevole che quasi mi stordì. Con Benedetta avevo riscoperto cosa significasse fare l'amore con tenerezza e non meno passione, ma, contrariamente a quanto mi aspettavo, non avevo chiuso occhio per tutta la notte. Dopo quell'unione così sublime, avevo continuato a tenerla stretta ed eravamo rimasti avvinghiati per ore in quell'abbraccio solido e silenzioso; un abbraccio che sapeva di un nuovo inizio. L'inizio di una nuova fase che, da quel momento in poi, avrebbe contemplato forti livelli di intimità. Senza più parole, avvinti dalla fatica, rilassati e più emozionati che mai, avevamo trascorso i minuti successivi ad accarezzarci e a baciarci di tanto in tanto, fino a quando Benedetta non si era arresa e, accoccolandosi a me, si era poi abbandonata tra le braccia di Morfeo. Non era stato necessario parlarci subito; i nostri gesti, come i sorrisi, avevano ciarlato per ore, se non per mesi, anche sin troppo chiaramente. Da quando ci eravamo conosciuti, erano state davvero tante le premure esercitate nei suoi confronti, come i gesti d'affetto; ma paradossalmente avevo cominciato a dargli un vero e proprio significato soltanto quando Benedetta aveva trovato il coraggio di confessarmi a cuore aperto i suoi sentimenti. Da quel momento, era come se avessi riaperto gli occhi da un lungo letargo. E adesso, durante tutta la nottata, non avevo fatto altro che ripercorrere le tappe che ci avevamo portato a condividere lo stesso letto.
Dal canto mio, per quanto adorassi le conversazioni post-sesso, non mi era uscita di bocca neanche una parola. Avevo semplicemente guardato Benedetta con adorazione, ne avevo squadrato il corpo slanciato, il seno in fiore, il suo viso accaldato e ancor più luminoso. E il suo sorriso... ah, il suo sorriso mi spediva sempre in orbita!
Le accarezzai le spalle. Stare con lei mi aveva cambiato profondamente. Mi aveva quasi reso fiero del nuovo me stesso. E mi aveva permesso di tornare a vedere, ad apprezzare la vita in tutte le sue forme.

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