Capitolo 16

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Billie uscì dalla casa della sua ragazza con le lacrime agli occhi.
Provò a chiamare l'unica persona che sarebbe riuscito a confortarla in quel momento ma Finneas non era raggiungibile.
Guidò per ore e ore senza alcuna meta fino ad arrivare nell'enorme parcheggio sotterraneo di Target dove da ragazzina aveva trascorso interi pomeriggi tra una partita a calcio clandestina e qualche accordo di chitarra improvvisato.
Quanto voleva essere di nuovo quella bambina che correva felice tra le auto sperando di non colpirne maldestramente qualcuna, quanto voleva tornare a quei momenti in cui abbracciava Candace davanti a tutti senza preoccuparsi di nulla.
Era stata la fama a rovinare ogni cosa o oppure il fatto che loro due avessero deciso di diventare più che semplici amiche?
Billie scosse la testa scendendo dall'auto.
Come se lo fossero mai state.
Non aveva mai fumato e mai lo avrebbe fatto ma quello fu forse l'unico momento della sua vita in cui comprese, anche se solo in una minuscola parte, il rituale che molti dedicavano alle sigarette, avrebbe avuto bisogno di qualcosa in quel momento che la distraesse, che la rilassasse e la facesse tranquillizzare, qualcosa però che possibilmente non causasse il cancro.
Prima la sua piccola dipendenza, anzi forse non così tanto piccola, era stata lei, quella bambina dagli occhi color ambra che poi diventando ragazza le aveva completamente stregato il cuore, si rifugiava in Candace ogni volta che voleva calmarsi e pensare ad altro, ogni volta che lo stress della sua vita diventava tale da non essere più controllato, ma adesso non poteva.
Billie diede un calcio ad una ruota della sua auto sporcando di grasso le sue nuovissime scarpe bianche, imprecò diverse volte tentando di ripulirle e poi in preda ad un raptus se le sfilò dai piedi gettandole il più lontano possibile.
Le due atterrarono a qualche metro di distanza creando una linea parallela, quello era troppo.
Ritornò in auto cercando di asciugarsi gli occhi dalle copiose lacrime e urlando a sè stessa quanto fosse stata stupida a gestire quella situazione.
Billie amava Candace.
Cazzo se la amava.
Ma non era riuscita a dirglielo, era tornata a casa sua con l'intento di scusarsi e rivelarle quello che provava ma di fronte alla confessione della ragazza su Thomas qualcosa l'aveva frenata.
La sua carriera, la sua nuova famiglia, la sua musica, la sua fama, tutto ciò che amava sarebbe stato distrutto in mezzo secondo se solo quella notizia fosse finita nelle mani sbagliate e non poteva permetterlo nonostante amasse la più piccola con tutta l'anima.
Che cosa poteva fare adesso? Parlare con Thomas? Convincerlo a non fare niente? Sapeva che non avrebbe funzionato, aveva troppo in mano per lasciarselo sfuggire e poteva letteralmente chiederle qualsiasi cosa volesse che lei sarebbe stata obbligata a dargliela.
Parlare con il suo manager? Se solo Chris avesse saputo che lei e Candace si frequentavano ancora la sua vita sarebbe completamente finita.
Aveva le mani legate.
Provò a richiamare Finneas e questa volta per grazia di Dio rispose.

Candace aveva ricevuto ogni giorno di quella settimana diverse chiamate da parte di Thomas dove oltre a rinnovare le minacce aggiungeva sempre una serie di nuovi e stimolanti insulti che finivano per farle buttare giù il telefono che avrebbe squillato nuovamente di lì a pochi minuti.
Molto interessamento da parte del ragazzo ma pochissimo da parte di Billie, erano passati sette giorni senza che la sentisse, senza che le scrivesse o la chiamasse e non aveva certamente intenzione di fare lei il primo passo.
D'altronde doveva essere la più grande a incontrare Thomas e accettare le sue richieste se era davvero intenzionata a risolvere quella situazione il prima possibile.
Quando il telefono squillò nuovamente rispose assumendo un tono incredibilmente scocciata convinta che il ragazzo ispanico stesse continuando a insistere con le sue minacce intimidatorie, fu infatti ben sorpresa di sentire la dolce voce di Billie che la salutava.
Non voleva ammetterlo perché l'avrebbe resa incredibilmente debole ma le era mancata, aveva passato una settimana di inferno non solo per quelle terribili telefonate e l'ansia costante e i sensi di colpa che le provocavano ma anche perché non aveva potuto vederla, non l'aveva potuta toccare, non aveva potuto sentire il suo odore e baciare le sue labbra.
Si era ritrovata a maledirsi quando si era lamentata con lei perché le dava poca importanza, avrebbe infatti preferito continuare per sempre in quel modo piuttosto che smettere di vederla, cosa che temeva sarebbe potuta succede.
< Cos? > chiese la voce tremante < Come stai? >
Erano anni che la ragazza più piccola sentiva le lacrime bruciarle nei bordi degli occhi ma mai questo erano scese a fare un sopralluogo sui suoi zigomi, neanche quella volta infatti pianse nonostante ne avesse avuto voglia.
< Non bene > rispose. Non poteva mentire a Billie, l'unica volta in cui l'aveva fatto lei l'aveva scoperto e non era finita affatto bene.
La più grande sospirò, si poteva avvertire anche dall'altro capo del telefono quanto dolore stesse provando in quel momento < Cos ho parlato con Fin, mi ha consigliato di riflettere su tutta la questione e l'ho fatto, ecco perché non ti ho chiamato questa settimana >
< Ho avuto paura che ti fosse successo qualcosa > confessò Candace mostrando nuovamente il suo lato debole anche se davvero non avrebbe voluto così e rimproverando sè stessa si ripromise di stare zitta.
< Sto bene > disse l'altra con un accenno di felicità in più nella voce < più o meno, devo solo capire come risolvere tutto >
< Credevo che avessi pensato a qualcosa durante questo periodo >
< In realtà ho solo capito quanto tutto questo sia difficile >
Candace fu costretta a rompere la sua stessa promessa a causa di quella frase che la sua ragazza aveva appena pronunciato, doveva fermarla, doveva tranquillizzarla, doveva fare qualcosa ma certamente non poteva rimanere in silenzio mentre l'altra tentava di lasciarla.
< Billie io ti amo > le disse appoggiando anche l'altra mano alla cornetta del telefono come se potesse raggiungere la ragazza più grande per stringerla accanto a sè < E sinceramente penso che niente sia facile nella vita, e perché dovrebbe esserlo poi? Che gusto ci sarebbe? >
Si prese un momento per riflettere bene sulle sue successive parole < Troveremo un modo, insieme, come abbiamo sempre fatto e torneremo libere...>
< Non siamo mi state libere Cos > la interruppe la voce roca colma di risentimento e amarezza < Non da quando stiamo insieme almeno >
< E quindi? > domandò Candace tremando fortemente dalla rabbia < Vorresti vanificare tutto perché un coglione ti sta mettendo alle strette? >
< Non è solo per lui, avevamo dei problemi anche prima >
< Va bene! Allora lasciami per telefono! > urlò la più piccola inghiottendo quel boccone amaro cercando di aprire e distendere le mani che a forza di tenerle serrate in un pugno si erano indolenzite.
< Cosa? Sei matta? Non è quello che voglio >
< E allora cosa vuoi? > domandò Candace leggermente sollevata.
< Magari una pausa? Vediamo come va >
La più piccola rimase in silenzio, inizialmente il suo primo istinto era quello di buttarle giù il telefono in faccia ma poi ripetendosi le sue tre parole magiche si calmò appena riuscendo a controllare le dita tremanti.
< Ci sei ancora? > chiese Billie con la voce rotta.
< Dove vuoi che vada? >
Altro silenzio.
< Cos...>
< Se è questo che vuoi > disse senza neanche farle iniziare il discorso.
< No, non è quello che voglio, non ho mai voluto nulla di simile. Quello che vorrei sarebbe stare con te senza alcun vincolo ma non posso desiderare l'impossibile >
Se non poteva riuscirci Billie a realizzare l'impossibile allora nessuno ce l'avrebbe fatta.
Candace si chiese se davvero volesse stare con lei perché se questo era il suo desidero allora non lo dimostrava affatto.
< Devo andare > disse Candace tentando di chiudere la chiamata, non reggeva più la situazione, aveva bisogno di urlare e sfogarsi contro qualcosa o qualcuno.
< No Cos, un attimo > Billie piangeva adesso, ne aveva l'assoluta certezza < Non ci stiamo lasciando >
< Ok > disse semplicemente l'altra.
< No davvero, non posso perderti per questo >
< Sei tu che scegli ogni cosa Billie, è tutto nelle tue mani lo sai, ti ho già detto cosa provo per te quindi sfruttalo, usalo a tuo vantaggio per prenderti ciò che più ti conviene, sei bravissima ad approfittarti delle situazioni >
< Non dire così > protestò l'altra tra le lacrime < Non descrivermi in quel modo >
< Io adesso devo andare >
Billie rimase con il telefono in mano nonostante l'altra avesse già attaccato da un pezzo mentre si manifestavano copiose lacrime sul volto e una crepa a forma di felicità in mezzo al cuore.
Aveva fatto di nuovo un casino? Oppure si era comportata nell'unico modo possibile?
Era troppo per lei, era tutto troppo asfissiante e complicato e inoltre non poteva davvero finire così senza neanche provare a sistemare la situazione, per questo motivo lo chiamò immediatamente.
Rispose dopo un paio di squilli con la sua solita voce impostata, disponibile però ad accogliere qualsiasi sua richiesta.
< Ciao, scusa se ti disturbo a quest'ora ma mi è appena venuta in mente una cosa. Ho intenzione di fare un duetto con un altro artista, abbiamo già la canzone e credo che le nostre voci siano perfette insieme. Cosa ne pensi? > sputò tutto insieme velocemente consapevole di non essere in grado di mentire.
< Chi é questo? >
< Thomas Novelle > rispose Billie emulando una voce eccitata < è un artista sconosciuto, potrebbe essere anche l'occasione per...>
< State insieme? > domandò interrompendola e generando in lei un accenno di conato di vomito.
< No! > gridò con foga < No, assolutamente no > ripetè con più calma questa volta < Come ti ho già detto credo che le nostre voci insieme siano...>
< E come lo hai conosciuto? >
Billie alzò gli occhi al cielo < È un mio vecchio amico, davvero Chris ha del talento, fidati di me >
< Di te mi fido Billie > la rassicurò il suo manager < è di lui che non lo faccio, davvero se siete coinvolti in una qualsiasi storia e lui ti ha chiesto tutto questo come favore...>
Billie sapeva che avrebbe fatto domande, lavoravano insieme da anni e mai aveva proposto qualcuno al su manager, per forza lui aveva intuito che ci fosse qualcosa sotto.
Fu Billie a interromperlo adesso < Te l'ho già detto, solo amici > e in realtà neanche quello.
< Va bene allora, mandami la canzone e appena posso ti farò avere un riscontro >
Billie lo ringraziò, buttò giù il telefono e chiamò immediatamente Thomas.
Era il momento di risolvere quel casino.

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