Capitolo 75

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[ Candace ]

Non ho risposto a una sola domanda di Jeremy da quando è iniziata la mia crisi isterica e ora che mi ha messa in piedi a forza ho iniziato a maturare una folle idea.
Vorrei che mi rigettasse a terra, vorrei perdere l'uso delle gambe o della capacità di ragionare perché altrimenti nulla mi impedirà di fare ciò che sto per fare, e infatti in mezzo secondo eludo la stretta del ragazzo che smettendo di urlarmi contro rimane allibito a fissarmi mentre scappo via da lui.
Sono già stata in grado di infiltrarmi ad un tuo concerto, ricordo che eravamo in Texas l'altra volta e sono riuscita a evitare la sicurezza entrando nel tuo camerino proprio pochi secondi prima che loro mi trovassero.
Non può essere tanto più difficile qui e ho intenzione di riprovarci.
Non so perché.
Non ho idea di quello che ti dirò vedendoti.
Non ho idea di quello che farò.
So che non dovrei dopo che ti ho lasciata sul ciglio di quella strada a disperarti con lo stesso dolore che ora sta torturando me.
E so anche che non é giusto riaprire la questione che abbiamo lasciato in sospeso, ma non posso pensare di starti così vicina e non poterti nemmeno vedere.
È come se un'intelligenza superiore mi stesse obbligando a fare qualcosa di cui non sono pienamente consapevole.
Mi rendo conto che non è stata una idea razionale del mio cervello quella di iniziare a correre verso lo stadio eppure lo sto comunque facendo.
Ho solo bisogno si sentirti dire che mi hai amato, almeno in passato.
Solo una volta, anche per un secondo.
So che magari Jeremy ha esagerato nel dirmi quelle cose ma più lui parlava più le immagini che descriveva si facevano così nitide nella mia mente da avermi quasi convinta.
Una persona che ama davvero sceglie sempre l'altro.
E tu hai mentito ogni giorno da quando ti conosco.
Poi ti ricordi tre anni fa quando ci siamo lasciate? Mi hai respinto sul portico di casa tua dicendo che non mi amavi più e invece la volta successiva che ci siamo riviste ti sei comportata in modo perfettamente normale.
Sei un'ottima bugiarda e io me ne rendo conto solamente ora.
Ho bisogno di vederti, solo per un paio di minuti, così mi potrai dire la verità per la prima volta nella tua vita e giuro che poi chiuderò tutto.
Ci proverò.
Davvero questa volta.
Ed ecco che incrocio un gruppo di fan che per un qualche motivo non è riuscito a trovare un biglietto per entrare, sono tutti ammassati con in mano numerosi cartelli e le loro grida, le loro voci, non fanno altro che dichiarare il loro amore per te.
Renditi conto di quanta gente ti ama, renditene conto cazzo anche solo per un istante e poi osa venirmi a dire di nuovo che non ti senti all'altezza, giuro anche se questo non è più affar mio perché le tue insicurezze non mi dovrebbero riguardare mi sto irritando a pensarci.
Devo trovare un modo per passare.
Non ho alternative, è tutto sorvegliato.
Inizio a correre.
Credo di aver fatto cadere qualche ragazzo ma non mi dispiace, é per una giusta causa, scavalco l'inferriata e in pochi secondi sono dall'altra parte e mentre le guardie di sicurezza mi guardano sconvolti e allibiti senza credere ai loro occhi io continuo a correre senza mai fermarmi per tentare di seminarli.
Sento urla e poi dei passi, mi stanno seguendo ma io sono veloce, sono molto più veloce di loro ed è il momento di tirare fuori tutto il fiato che anni e anni di allenamenti di calcio e corsa dietro ad uno stupido pallone mi hanno formato.
Aggiro lo stadio trovando finalmente l'entrata, anche questa è bloccata da altre guardie che vedendomi si collegano ai loro piccoli auricolari annunciando la presenza di un intruso.
C'è poco da fare questa volta.
Mi prendono dopo meno di cinque minuti ma io non ho mai creduto che sarebbe stato facile e che sarei riuscita ad entrare senza incorrere nel minimo ostacolo quindi mi sono preparata un piano di riserva e attuandolo comincio ad urlare.
Calci, pugni, grida e in un attimo tutta l'attenzione è su di me, probabilmente ho sbagliato a scaldarmi, anzi senz'altro l'ho fatto eppure per una volta nella mia vita vengo ricompensata, forse perché ero già riuscita ad entrare sorpassando la prima transenna o forse perché qualcuno mi ha visto troppo disperata e ha deciso di aiutarmi, fatto sta che la figura che si avvicina e costringe le guardie a lasciarmi andare mi conosce.
Mi conosce benissimo.
Maggie, tua madre, mi osserva dall'alto verso il basso con un'espressione leggermente seccata.
< Cosa ci fai qui, Candace? >
Non so se le sia mai piaciuta, non mi hai mai condivisa troppo con la tua famiglia, solo con Finneas ho più confidenza ma d'altronde se non hai mai voluto rivelarmi al pubblico forse lo stesso imbarazzo lo hai provato persino con i tuoi genitori che nonostante sapessero perfettamente di me non mi hanno mai conosciuta approfonditamente.
O almeno non quanto una relazione lunga e duratura come la nostra avrebbe meritato, certo eravamo migliori amiche da piccole e mi trattavano come se fossi una loro figlia ma da quando ci siamo messe insieme ho avvertito una sorta di distacco.
< Voglio parlare con Billie > dico piangendo nella speranza che anche se mi odia possa ascoltare le mie suppliche, il suo sguardo è duro, freddo e indagatore, so che si sta chiedendo il motivo per cui io sia qui e vorrebbe delle risposte ma anche io sono stupita tanto quanto lei per essere arrivata a questo punto e non credo di poter reggere oltre.
< Tu non la vedrai, te lo assicuro > mi intima lei serrando le braccia e io protesto.
< Ne ho bisogno > grido, sembro quasi ubriaca a giudicare dai movimenti scomposti e le folli idee che mi stanno venendo in mente eppure non bevo da quando te ne sei andata.
< Tu non ti avvicinerai a lei di nuovo > dice tua madre incrociando le braccia ma forse forse sotto tutta quella rigidità c'è ancora il cuore d'oro che ha sempre saputo dimostrare di avere e probabilmente ripensando alla bambina che ha trascorso la sua infanzia a casa sua sempre attaccata a sua figlia non può fare a meno di sciogliersi un po'.
< È così importante da presentarti qui? > domanda con la voce sempre un po' fredda ma un tono leggermente più accondiscendente e io di istinto annuisco e forse sbaglio dato che è vero che voglio parlarti ma adesso che sono qui mi rendo conto che non posso presentarmi da te dopo tutto questo tempo solo per chiederti se mi hai mai amata.
Come se mi fossi appena risvegliata da un coma, come se fosse stato qualcun altro a dirigere le mie azioni prima, come se io non fossi davvero consapevole di me stessa, tutto in un secondo assume una sfumatura completamente diversa facendomi pentire di quella strana idea che ho avuto.
Se ti faccio lo stesso effetto che tu fai a me dovrei andarmene, dovrei scappare e mettere più distanza possibile tra noi dato che l'anno scorso mi è bastato rivederti solo una volta per mandare tutti i miei progressi a puttane e forse tu ci stai provando, forse tu ti stai impegnando a ripartire di nuovo da capo ignorando tutto ciò che abbiamo passato per la seconda volta e sarebbe davvero sleale da parte mia farti questo.
Ho fatto una cazzata.
Devo andarmene.
Maggie però interrompe il contatto visivo e fa un cenno ad un uomo particolarmente robusto e forte che pare essere il capo della sicurezza e dopo pochi secondi mi lascia andare senza troppi complimenti.
Tua madre gira sui tacchi e anche se ormai ho cambiato idea non posso più tornare indietro, sono obbligata a seguirla così timidamente mi faccio strada camminando lungo gli enormi corridoi dello stadio, curioso come anche da qui l'acustica sia ottima, riesco infatti a sentire ogni tuo sussurro, ogni tuo grido o parola che pronunci.
Cazzo, cazzo, cazzo.
E se poi mi sbagliavo? Se poi a te non farò l'effetto distruttivo che tu hai fatto a me essere qui è comunque un qualcosa di stupido perché io non sono in grado di rivederti senza scoppiare in lacrime di nuovo, lo so.
Perché devo fare cosi?
Perché ogni volta mi metto in queste situazioni?
Prima ti intimo di non rivederci mai più e poi eccomi che spunto fuori quasi un anno dopo, chiedendoti cosa? Chiedendoti cosa?
Che cazzo mi dovrei inventare adesso?
Oddio quanto vorrei trovarmi di nuovo fuori tra le fredde e nebbiose strade di questa stupida città insieme a Jeremy invece che essere qui dentro costretta a seguire tua madre che a giudicare dalle occhiate che mi lancia deve avercela a morte con me.
Non capisco il perché.
Cosa ho fatto di male per meritarmi un simile odio?
Camminiamo per diversi minuti rigorosamente in silenzio, si vede lontano un miglio il mio nervosismo ma tua madre non pare coglierlo, o almeno non mi sembra dato che senza farmi la minima domanda continua a scortarmi verso la zona antecedente al palco.
Appena si ferma mi guardo in torno, le luci quasi accecanti che sono proiettate dentro allo stadio qui sono meno intense, schermate da spessi tendoni scuri che non fanno filtrare un solo raggio, molti macchinisti e tecnici del suono sono intenti a lavorare dietro a grossi computer e cavi probabilmente per accertarsi che non si verifichi alcun calo di corrente e tutto possa andare per il meglio.
Non conosco nessuno in questa stanza se non ovviamente tua madre che decide di fermarsi e dedicarmi un minimo di attenzione.
Il suo sguardo è duro, le labbra serrate e le vene del collo particolarmente tese, se fossi consapevole di averle fatto davvero qualcosa di male non mi stupirei se da un momento all'altro mi desse un pugno eppure lei rimane ferma a squadrarmi con disprezzo.
< Cosa vuoi da Billie? >
Rimango in silenzio ma non per provocarla, semplicemente perché nemmeno io so che cosa dire.
< Va bene > sibila dopo un po' < Sono affari vostri, ovvio, e io non mi intrometterò ma ascoltami bene...> si avvicina ancora di più a me puntando il dito indice sul mio petto con fare minaccioso ma purtroppo, anche se ero parecchio curiosa nello scoprire cosa avesse da dirmi, gli applausi e le urla coprono le sue parole.
Ed ecco che ti vedo, non so come mai prima non mi ero accorta del maxi schermo che proietta le immagini del palcoscenico ma adesso non posso fare a meno di incentrare tutta la mia attenzione lì.
Hai appena finito di cantare e tendendo la mano saluti il pubblico con il quale ti ricongiungerai tra un paio di minuti dopo una breve pausa, loro continuano a gridare il tuo nome senza averne mai abbastanza di te e Dio! Quanto mi sento simile a loro.
Ed ecco che scendendo dal palco entri nella stessa stanza in cui ti sto aspettando da un paio di minuti, forse prima non me ne ero accorta a causa delle fastidiose e accecanti luci ma hai cambiato di nuovo colore di capelli.
Sei castana, non so cosa ti abbia fatto cambiare idea così in fretta dato che ti eri tinta di biondo pochi mesi fa, fatto sta che sei comunque mozzafiato, quel colore così scuro ti esalta l'azzurro degli occhi che spicca nel tuo viso finalmente sorridente.
Ripeto, vorrei non essere qui.
Vorrei non dover rappresentare quel fenomeno che ti costringe a togliere quel meraviglioso sorriso eppure contro la mia volontà è esattamente ciò che succede.
Tu non ti accorgi subito di me ma Finneas, che ti stava abbracciando congratulandosi per le tue performance, mi vede e sgrana gli occhi.
Questa sua reazione mi fa capire che forse tu gli hai parlato di noi, ti sei confidata con lui in quelle sere in cui tenerti tutto dentro diventava insostenibile e tuo fratello nel modo più comprensivo possibile ti deve aver consolata facendoti trovare come sempre la forza per superare anche questo, quindi è ovvio che ora sia profondamente stupito perché sa perfettamente che io non dovrei trovarmi qui.
Ed eccomi pronta a mandare tutto all'aria.
Di nuovo.
Vorrei nascondermi, scappare, svanire nel nulla eppure lui ti tocca la spalla e appena lo guardi per chiedere il perché di quel gesto Finneas fa un leggero cenno verso di me.
Ti volti.
Il tuo sorriso svanisce nel momento in cui i tuoi occhi incrociano i miei.
Mi dispiace, te lo giuro mi dispiace.
Ma ormai è fatta.
Ti vedo bloccarti come se non sapessi cosa fare o dire, continui a guardarmi e poi porti lo sguardo su tua mamma che in piedi davanti a me mi studia con lo stesso sguardo di disapprovazione che non l'ha mai abbandonata.
Finneas ti sussurra qualcosa all'orecchio e te scuoti la testa decidendo finalmente di venire verso di me.
E ora tremo.








[ angolo autrice ]
Raga sono stunnatissima, devo smettere di fumare.
Pov: non succederà mai
Com'è andato il vostro sabato ssera?

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