Capitolo 32

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Billie si vergognava parecchio ad averla seguita ma non poteva fare altro, appena l'aveva vista uscire da casa sua con quel biondino aveva capito perfettamente cosa fare.
Il sole splendeva alto nel cielo appena appena velato da qualche nuvola bianca, il vento leggero accarezzava gli alberi e le foglie più verdi stavano iniziando a spuntare innalzandosi verso l'alto quasi a volersi distaccare dal terreno presso cui prima o poi, nella successiva stagione autunnale, si sarebbero dovute per forza ricongiungere.
L'auto del ragazzo si era fermata in quel campo sportivo che Billie aveva visto solo un paio di volte in occasione delle partite domenicali della sua migliore amica, dopo il suo successo però nonostante l'altra glielo avesse chiesto insistentemente non era più tornata a vederla giocare, la cosa aveva intristito parecchio Candace ma quello era solo l'ennesimo boccone amaro che aveva dovuto ingoiare per avere una relazione con lei.
La ragazza dai capelli corvini salutò il biondino con un bacio a stampo sulle labbra, se mai lei l'avesse baciata in quel modo quando stavano insieme si sarebbe certamente preoccupata, dov'era la passione? Dov'era l'amore? Quello sembrava un semplice gesto di routine che si scambiano marito e moglie dopo cinquant'anni di matrimonio e non certo due ragazzi al secondo mese della loro relazione, eppure il ragazzo sorrise lasciandole andare la mano che aveva intrecciato tra le sue dita.
Mentre Candace entrò nello spogliatoio lui prese posto nelle tribune, la partita sarebbe iniziata da lì a un'ora quindi ancora non si era creata la solita folla di amici e curiosi attorno al campo, così Billie si fece coraggio e sistemandosi meglio il cappello da pescatore nero e la sua mascherina preferita si sedette vicino al ragazzo.
Lo osservò meglio da vicino e serrò la mascella.
Era molto bello.
Capelli folti biondo cenere, occhi magnetici, mandibola squadrata e ben definita con appena un accenno di barba che gli dava un'aria più grande, petto possente e fisico ben piazzato, era persino molto più alto di lei e la cosa la mise in soggezione solo che quando qualcuno la intimoriva invece che intimidirsi tramite un qualche meccanismo di difesa lei si faceva coraggio sfidando chiunque avesse davanti, esattamente come successe quella volta.
< Chi ti scopi di loro? > chiese con un tono freddo e disinteressato come se stesse parlando di un argomento qualsiasi ad un suo caro amico e non una frase dal valore morale piuttosto discutibile detta ad uno sconosciuto.
Keith si girò prima a destra e poi a sinistra per capire se quella strana ragazza, completamente coperta dalla testa ai piedi come se ci fosse ancora la stagione invernale, stesse parlando con lui e dopo essersi accertato di essere l'unico oltre a lei su quelle gradinate ipotizzò che la sconosciuta stesse parlando al telefono tramite un quale auricolare nascosto dietro ai capelli scuri, così continuò ad osservare il riscaldamento della squadra femminile.
< Sto parlando con te > disse Billie facendo lo sforzo di piegare il viso verso il suo interlocutore che sorpreso si spaventò.
< Cosa? >
< Sei sordo? Hai una qualche malattia degenerativa? O forse sei solo stupido? Ti ho fatto una domanda > cercò di utilizzare una voce meno roca del solito riuscendo a modulare l'intonazione, stava correndo un grosso rischio ad esporsi così tanto al pubblico e nonostante si fosse mascherata come meglio poteva era ancora facilmente riconoscibile da un occhio attento dei fan < Chi ti scopi di loro? > ripetè poi indicando le ragazze intente a correre attorno al campo.
Keith sgranò gli occhi stupito da quella domanda tanto becera quanto sessista che proprio una ragazza gli aveva rivolto e assumendo una sfumatura autoritaria nei confronti della sconosciuta le rispose a tono.
< Non credo che sia bello approcciarsi così alle persone >
< Sto solo cercando di fare conversazione > Billie alzò le spalle rendendosi conto di aver esagerato ma ormai aveva preso quella strada e non poteva tirarsi indietro < Allora? >
< Allora cosa? >
< Allora chi di loro ti scopi? >
< Ma perché dovrei per forza andare a letto con una di loro scusa? > chiese Keith frustrato facendo sbattere le mani sulle ginocchia.
< Perché a nessuno fregherebbe di vedere il calcio femminile se non per guardare qualche culo, quindi la mia domanda ha senso > rispose tranquillamente Billie come se il suo ragionamento fosse la cosa più logica e lineare del mondo.
< Allora lo stesso concetto vale per te > la rimbeccò Keith che non aveva alcuna intenzione di perdere quella conversazione, voleva infatti continuare a contraddire quella ragazza tanto maleducata quanto sboccata e ridicolizzarla una volta per tutte < Se sei qui è perché ti "scopi una di loro" > disse mimando con le dita delle virgolette nel momento in cui pronunciò la parola quasi a far intendere che non la condivideva affatto.
Billie avvampò ma per fortuna il biondo non la potè vedere dato che aveva il volto completamente coperto dalla sua mascherina < Mi stai dando della lesbica? >
Rabbrividì nel pronunciare la parola e si odiò profondamente per quello, era da quando era più piccola che se qualcuno la chiamava con quell'appellativo lei lo prendeva come un insulto indispettendosi, forse perché non lo era mai stata ma vestiva e si atteggiava come se lo fosse o forse perché quando si innamorò di Candace molti iniziarono ad additarla come tale attribuendole una connotazione negativa.
Keith scosse il capo sorridendo contento di aver ottenuto l'effetto sperato nella sconosciuta mentre Billie si rese conto di aver fallito ogni intento, aveva senz'altro sbagliato approccio ma in realtà tutto ciò che voleva era conoscere quel ragazzo che la stava facendo dimenticare all'amore della sua vita, aveva senz'altro capito che era intelligente ma anche piuttosto stronzo, qualità e difetti che potevano benissimo essere attribuiti a lei stessa.
Era questo che stava cercando di fare Candace? Provare a rimpiazzarla con una sua copia maschile? Fu lei questa volta a scuotere la testa, no, lui non le assomigliava per niente, lui era lì per lei, era venuto a vederla giocare e sostenerla nonostante, anche se questo Billie non poteva saperlo, non fosse un amante del calcio mentre lei quando lo aveva fatto l'ultima volta? Neanche se lo ricordava.
Un'agghiacciante considerazione iniziò a balenarle nella testa.
Forse si meritava quell'atteggiamento da parte di Candace, forse l'indifferenza totale e il disinteresse ai suoi messaggi erano giustificati. D'altronde come si era comportata lei?
Aveva fatto schifo, ecco come.
L'aveva usata quando aveva bisogno di lei e l'aveva lasciata quando se ne era stancata e tutto questo più e più volte, Candace era una persona intelligente quindi Billie ripensandoci non si sorprese che ad un certo punto avesse deciso di porre fine a quella "relazione" ormai così tossica e malata.
Keith si sentiva particolarmente soddisfatto per essere riuscito a far tacere la ragazza che portandosi le mani nei capelli si rese conto di ciò che aveva fatto.
Aveva lasciato l'amore della sua vita per la sua carriera.
Aveva scelto gli altri a lei.
Aveva preferito il giudizio di sconosciuti a quello della sua piccolina.
Si meritava tutto quello schifo, tutta quella commiserazione e tutto quel dolore, anzi forse era troppo poco.
Sapeva cosa doveva fare ma decise consapevolmente di ignorarlo il che è anche peggio, sarebbe dovuta andarsene, avrebbe dovuto abbandonare quelle scalinate come doveva abbandonare Candace ma non poteva farlo, aveva sbagliato certo ma si poteva ancora rimediare se era quello che voleva davvero.
E lo era?
Quanta confusione, troppa confusione, Billie si portò nuovamente le mani alla testa stringendola forte fino a farsi male.
< Tutto bene? > le chiese ad un tratto quel ragazzo biondo che tanto odiava non facendo altro che aumentare l'astio nei suoi confronti.
Allora non era stronzo ma gentile cazzo!
Billie non rispose, avrebbe solo voluto stendersi e piangere ma non lo poteva fare, quando vide con la coda dell'occhio che il riscaldamento era finito e che le due squadre stavano per scendere in campo si accorse di essere circondata da una piccola folla che aveva preso posto sulle tribune mentre lei era intenta a compiangersi.
Spaventata che qualcuno potesse riconoscerla, e a maggior ragione proprio ora che stava piangendo, si alzò di scatto portandosi le due mani sul viso come per schermarlo dalla vista degli altri, corse come non aveva mai fatto verso il parcheggio e trasse un sospiro di sollievo solo quando salì sulla sua Dodge Challenger.
Quel momento di quiete però durò un attimo, quando infatti aveva ormai appoggiato il piede sull'acceleratore e girato le chiave grosse e copiose lacrime cominciarono a scenderle sul viso, frustrata si tolse il cappello e la mascherina odiando profondamente sè stessa.
Perché era così indecisa?
Perché la amava ma non abbastanza da rivelarlo a tutti? Non abbastanza da metterla al centro della sua vita? Candace se lo sarebbe meritato e forse con uno come quel ragazzo poteva davvero essere il centro dei pensieri di qualcuno, la cosa più importante e insostituibile.
Con gli occhi annebbiati e la vista offuscata dalle lacrime partì a tutta velocità il più lontano possibile dal centro sportivo continuando a ripetersi quanto avesse sbagliato ad andarci.

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