Capitolo 17

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Trascorsero altre settimane senza sentirsi ma almeno oltre a Billie neanche Thomas si fece vivo.
La più piccola non aveva mai pianto in quei giorni nonostante fosse stata dura vivere da sola le proprie abitudini ma aveva semplicemente evitato di pensare a lei focalizzandosi sul College da scegliere.
Insieme al padre era andata a visitarne qualcuno all'interno della California e nonostante fosse abbastanza soddisfatta e non avesse chissà quali pretese proprio quella mattina era arrivata una lettera di ammissione dalla Brown, una delle università statunitensi più prestigiose situata nella città di Providence nello stato del Rhode Island.
In sintesi, dall'altra parte del paese.
Era troppo ghiotta l'occasione per farsela scappare ma allo stesso tempo avrebbe dovuto lasciare tutto, la sua casa, i suoi amici, la sua vita e ovviamente anche se durante quella settimana non aveva voluto saperne niente di lei, persino Billie.
Fu in quell'occasione che Candace si rese conto di essere incredibilmente debole, realizzò infatti che se la ragazza più grande fosse tornata da lei questa avrebbe abbandonato ogni idea di trasferimento e le sarebbe rimasta accanto continuando a farsi trattare come un cagnolino.
Non era un atteggiamento da Candace eppure Billie era capace di renderla così vulnerabile e dipendente, in genere non si faceva mancare di rispetto e comandare come se fosse un burattino ma contro quegli occhi blu...contro quegli occhi blu ogni arma di difesa era inutile.
Chiamò Emma quel pomeriggio, era dalla festa che non si vedevano dato che Candace aveva dovuto combattere contro dei problemi che per nessuna ragione la sua amica avrebbe potuto ascoltare, si diedero appuntamento ad un caffè vicino al suo vecchio liceo, Candace arrivò in largo anticipo e ordinato subito un tè aprí il portatile per controllare il sito della Brown.
Andò a ritirare la bevanda al bancone notando lo stesso identico ragazzo che le aveva servito il caffè quella fredda mattina di poche settimane prima in cui doveva andare a parlare con Thomas, lo stesso caffè che poi era finito sulla maglia bianca del ragazzo.
Quando Emma arrivò si salutarono come se non si vedessero da un mese e una volta sedute cominciarono a chiacchierare, era una amicizia solida la loro, non basata sul gossip o pettegolezzi ma quel tipo di amicizia che continua anche a distanza dato che a volte il tempo per vedersi non c'era affatto.
Ci vollero circa tre quarti d'ora passati a parlare della Brown e ben due tazze di tè consumate rigorosamente senza zucchero prima che si giungesse alla domanda fatidica.
< Allora, com'è la tua situazione sentimentale al momento? > chiese Emma sorseggiando la sua bevanda scura con quell'aria annoiata di chi sa già che l'altro risponderà "Non c'è niente di nuovo".
E fu infatti proprio quello che disse Candace, mentendo spudoratamente per l'ennesima volta.
Ogni bugia era una sofferenza atroce, ogni commento, ogni domanda sviata, ogni singola parola omessa, Emma non se le meritava e forse neanche lei stessa dato che aveva il diritto di confidarsi con qualcuno su quella storia, come Billie poteva fare con Finneas.
Ma non le era permesso.
E Candace era una persona fedele.
Quindi non lo fece.
In genere Emma quando non riceveva alcuna risposta dalla sua migliore amica incominciava a parlare della propria vita sentimentale che si concludeva ogni volta con la consapevolezza di amare sempre e solo casi umani, ma questa volta non lo fece, questa volta la sua bocca assunse un sorriso ironico e muovendo lo sguardo diverse volte dagli occhi di Candace alla tazza che questa teneva ancora in mano, cercò di attirare la sua attenzione.
< Cosa? > chiese la mora in panico pensando, in un primo momento, che Thomas le avesse raccontato di Billie e che quindi l'altra stesse alludendo a lei, ma poi Emma continuò a fissare maliziosa la tazza così Candace la voltò verso di sé e quasi strozzandosi con la sua stessa saliva assunse un'espressione scioccata.
< Perché mi guardi così Candy? > domandò la bionda < Dovresti essere solo contenta, è tutto il pomeriggio che ti sta guardando da lì dietro! >
Candace ignorò nuovamente il nomignolo infantile con cui la sua amica continuava a chiamarla nonostante le avesse ripetuto un milione di volte che non fossero più alle elementari e pensandoci si rese conto di quanto adesso preferisse di gran lunga quello stupito e sciocco soprannome con il quale Billie continuava a chiamarla, ironico come una volta fosse l'esatto opposto.
Fu un'occhiataccia di Emma che le fece notare che stava pensando ad altro così si concentrò nuovamente sulla sua amica avvicinandosi alla tazza per controllare se aveva visto bene.
Vicino al suo nome scritto con una grafia impeccabile era riportato un numero di telefono, voltandosi verso il bancone Candace si rese subito conto chi fosse il proprietario, lo stesso ragazzo che l'aveva servita in diverse occasioni la stava guardando sorridendo contento che lei avesse notato la sua proposta.
Era strano, nessuno prima d'ora l'aveva approcciata in quel modo, era stata innamorata di Billie sin da quando erano ragazzine e per questo motivo aveva respinto chiunque altro tentasse di entrare nella sua vita, auto definendo quindi le sue relazioni amorose inesistenti.
< È perché non sai come fare in questi casi vero? > domandò Emma indovinando una mezza verità < Ecco perché non sei entusiasta, ma è proprio il tuo tipo Candy! >
Candace lo riguardò e ammise che la sua amica non si era affatto sbagliata.
Occhi chiari, capelli biondi, sorriso gentile, volto squadrato con appena un accenno di barba, fisico non muscoloso ma ben piazzato e qualche tatuaggio sparso per il corpo.
Emma aveva ragione, ma quel ragazzo era più il suo tipo di quanto lo fossero quegli occhi azzurri malinconici? Di quelle dita pallide affusolate? Del suo collo bianco e delicato come la porcellana? Delle sue lentiggini? Dei suoi capelli tinti? Del suo sorriso luminoso? Della sua risata contagiosa? Delle sue fossette che...
Candace scosse la testa.
Assolutamente no.
< Cosa c'è Candy? Qual'è il problema? A me puoi dire tutto lo sai > sussurrò Emma avvicinandosi a lei una volta notato lo strano comportamento della sua amica.
< No! > urlò Candace facendo calare il silenzio per qualche istante all'interno della caffetteria, ricomponendosi e ignorando lo sguardo atterrito e imbarazzato dell'altra poi confessò ciò che non avrebbe mai dovuto raccontare < Non posso dirti niente >
Emma si irrigidì, si conoscevano dalla prima elementare, erano diventate migliori amiche alle medie e avevano frequentato insieme persino il liceo, non c'era nulla che lei avesse fatto che Candace non sapesse e si aspettava fosse lo stesso per lei. Ma a quanto pare si sbagliava.
< Candace? > domandò senza sapere cosa stesse succedendo < Cos'è che non puoi dirmi? >
La mora scosse la testa bevendo l'ultimo goccio di te ma cazzo! Quello non era abbastanza forte per farla resistere.
Dolore.
Dolore.
Dolore.
Candace ci aveva provato a non piangere, aveva cercato di canalizzare la sofferenza in altro e ci era riuscita, era veramente brava in quello, ma adesso, seduta in quel caffè, stringendo tra le mani una tazza di cartone con un numero di telefono sopra si chiese che senso avesse tutto quel dolore che stava provando a causa sua.
Si chiese che senso avesse tenersi tutto dentro quando era ovvio che era a tanto così dall'orlo di un precipizio.
Emma non disse una parola e l'altra ringraziò silenziosamente quella accortezza dell'amica, doveva infatti trovare le parole giuste per dirglielo, doveva cercare di fare un discorso che non la offendesse dato che le stava nascondendo tutto da anni ma per quanto si sforzò non trovò nulla.
< Ti sei lasciata con qualcuno? > chiese Emma con un tono calmo e cupo ormai consapevole che senz'altro la sua amica custodiva un enorme segreto che mai le aveva rivelato.
Candace scosse la testa poi sospirò irritata < In realtà non lo so...io...è complicato >
Emma annuì < Se non vuoi dirmelo non devi dirmelo, non voglio forzare nessuno >
Quelle parole se possibile facevano più male di una coltellata dato che avevano il sapore della formalità e circostanza che Candace sperava non si impossessasse mai del loro rapporto.
< Non so se ci siamo lasciate > disse dopo diversi minuti di silenzio durante i quali la mora non aveva fatto altro che rigirarsi la tazza vuota tra le mani senza mai guardare negli occhi la sua amica.
< Cosa vi siete dette l'ultima volta che vi siete sentite? > volle indagare Emma, a Candace stranì il fatto che non le chiedesse un nome, probabilmente non ne aveva bisogno per analizzare la sua situazione o forse neanche le interessava, ma comunque proseguì nel suo discorso.
< Ha detto che sarebbe meglio ci prendessimo una pausa >
La bionda annuì poi i suoi occhi si velarono di un leggero disprezzo e anche se cercò di trattenersi alla fine domandò alzando la voce < Per quale cazzo di motivo Billie ti avrebbe lasciata? >
Candace si immobilizzò.
Il senso di vuoto che l'aveva accompagnata tutti quegli anni, quel senso di disonestà che si sentiva addosso ogni volta che era in presenza di Emma, quella sensazione di colpevolezza, tutto svanì in un attimo.
Lei lo aveva sempre saputo.
Aveva sempre saputo ogni cosa.
Ma non solo, Emma intuì anche i pensieri di Candace in quel momento quando la guardò sconvolta con due occhi colmi di stupore.
< Sei la mia migliore amica Candy, pensi davvero che non avrei notato che ti fossi innamorata? >
< Da quanto lo sai? > chiese l'altra in stato catatonico vergognandosi profondamente.
< Da quando ad un tratto Billie è diventata famosa e magicamente voi due avete smesso di frequentarvi ho pensato che lei fosse una stronza > iniziò Emma felice di poter rivelare finalmente la verità alla sua amica < la tipica ragazzina che appena fa un po' di successo molla tutti, ma poi nonostante tu mi dicessi che non vi vedevate più ho iniziato a notare alcune cose, come il fatto che spesso ti assentavi per giorni interi e mai sapevi dirmi dove fossi, oppure che il tuo umore cambiava in base al suo successo, all'inizio dei primissimi concerti poi tu non eri mai disponibile per uscire con me e non ci ho messo molto a fare due più due e capire che tu la accompagnavi e che quindi vi frequentavate ancora.
Ci ho messo un po' per scoprire che non era solo amicizia la vostra, ma alla fine l'ho capito, e se posso essere del tutto sincera qualche anno fa non eravate affatto discrete mentre adesso...beh adesso è un bel po' che non noto nulla fra voi >
Candace sorrise amaramente divertita < Che non fossimo discrete all'inizio era risaputo > le disse con un velo di risentimento per quell'avvenimento passato < Un giorno il suo manager ci ha scoperto e mi ha minacciata lo sai? >
Emma scosse la testa desiderosa di sentirla continuare a parlare.
< Eravamo nella sua macchina e ci stavamo baciando quando ha aperto la portiera e ci ha tirare fuori, è stato parecchio umiliante e se dovessi trovare un momento chiave nella svolta del rapporto tra me e Billie direi proprio questo >
Candace trasse un sospiro di sollievo, era così bello potersi finalmente sfogare con qualcuno < Infatti da quel giorno abbiamo dovuto controllare ogni singolo luogo in cui entravamo insieme, impossibile girare più vicine o anche solo fingere di incontrarci casualmente ad una festa, il suo manager era stato categorico: o la sua carriera o me.
E beh, Billie non aveva mai avuto dubbi, non voleva perdere nessuno dei due ma comunque il nostro rapporto ne ha risentito. Sai da quant'è che non vado in un ristorante? Oppure da quanto tempo non cammino in città mano nella mano con la persona di cui sono innamorata ad orari decenti? > Candace sembrava un fiume in piena mentre raccontava tutte quelle storie che si era sempre tenuta dentro.
Smise di parlare cercando di soffocare un singhiozzo così Emma ne approfittò per dire la sua.
< Sai cosa penso Candy? Penso che tu sia triste da un bel po di tempo ormai e ho ragione di credere che sia colpa sua >
Candace non sapeva cosa dire, aveva ragione, questo era assodato, ma allo stesso tempo nulla era così semplice, nulla era bianco o nero, c'erano milioni di sfumature in mezzo e Billie faceva parte di quelle.
< Sai con chi potresti andare al ristorante? Camminare davanti alle vetrine dei negozi illuminate? Oppure addormentarti al cinema di fronte ad un noiosissimo film che avete scelto di vedere solo per fare gli intellettuali? Con quel ragazzo lì > le disse Emma indicando il barista che era intento ad asciugare dozzine di bicchieri di vetro appena usciti dalla lavastoviglie.
< Uno che sa cosa significa il sacrificio, uno che deve lavorare per vivere e non canticchiare due can...>
Candace si arrabbiò < Guarda che non la devi sminuire solo perché si è comportata da stronza! >
< Io non la sto sminuendo! Sto solo descrivendo i fatti >
< Ma tu non sai cos'è successo davvero quindi...>
< Quindi posso immaginarlo dato che non ho bisogno di avere il resoconto preciso delle sue azioni, mi è bastato vedere la mia amica depressa negli ultimi cinque mesi per capire che la vostra è diventata una relazione tossica >
Silenzio.
< O il semplice fatto che ti abbia costretta a non raccontarmi niente, so che non è colpa tua Candy e infatti non sono arrabbiata, anzi sono sollevata che tu ti stia disintossicando da lei >
Candace non aprì bocca, sapeva che l'altra aveva ragione.
< Dimmi Candy, qual'è stata l'ultima volta in cui lei ha fatto qualcosa per te? >
La mora non rispose subito, ci dovette pensare un attimo e a causa di quel leggero ritardo nella risposta Emma si mise a ridere < Se ci devi pensare significa che non è stato recentemente >
< Io la amo > fu la risposta di Candace che tentò di giustificarsi estremamente grata del fatto che non c'è ne fosse un reale bisogno poiché l'amica l'aveva già perdonata < e te ne avrei voluto parlare non sai quante volte ma...>
< Ma lei non volevo, lo so >
L'altra scosse la testa alzando le spalle < Mi dispiace >
< Non sei tu che ti devi dispiacere, ma lei, perché tirando troppo la corda ha perso una delle persone più incredibili che io conosca, ti ha lasciata scappare >
< In realtà...non ci siamo proprio lasciate lasciate > tentò di accennare Candace.
< Quindi mi stai dicendo che aspetterai che lei decida per te ancora? Aspetterai che sia lei a dirti di tornare? >
< Davvero, smettila. Non dipingerla in questo modo così negativo...>
< Candy ma é la verità! Ha deciso lei per te di non dirmi niente, ha deciso lei per te di farti vivere la vostra storia nell'oscurità, ha deciso lei per te di non mostrarti in pubblico...>
Ormai la loro discussione assomigliava sempre di più alle assemblee di classe del liceo dove nessuno lasciava finire di parlare l'altro prima di iniziare il proprio discorso.
< In realtà lei non mi ha mai imposto niente, mi ha sempre detto chiaro e tondo che si sarebbe comportata in questo modo e se io volevo stare con lei dovevo accettare queste condizioni >
< E ti sembra giusto? > domandò Emma retoricamente.
< Non mi interessa se sia giusto o meno, l'ho scelto io e...beh io adesso...>
< Tu adesso? > la incoraggiò cercando di tirarle fuori quelle parole che tanto anelava di sentire.
< Sono stanca > sussurrò Candace alla fine e anche se il suo tono di voce poteva perdersi in mezzo al chiacchiericcio presente nel locale e al tintinnare dei cucchiai sulle tazzine Emma sentì perfettamente e sorrise nella speranza di poter riavere finalmente indietro la sua amica.
Discussero per altri interminabili minuti finché non arrivarono alla conclusione che ormai era tardi e ognuna delle due doveva tornare alla propria vita ma prima di lasciare il Caffè Emma prese la tazza di Candace e gliela mise nella borsa.
< Cosa stai facendo? > domandò quest'ultima.
< Nel caso un giorno ti andasse di avere un appuntamento con qualcuno che non si vergogni di te adesso hai il numero >
Candace avrebbe voluto risponde ma rimase nuovamente in silenzio chiudendo la cerniera e uscendo dal locale consapevole che avrebbe gettato la tazza nella spazzatura una volta arrivata a casa.
Per lei infatti c'era solo Billie.

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