Capitolo 54

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Parcheggiò la sua auto vicino alla Mercedes Benz di Candace rabbrividendo al pensiero che se lei non fosse andata a cercarla l'altra sarebbe tornata a casa su quella, probabilmente ubriaca e assuefatta da qualsiasi tipo di droga immaginabile.
Spense il motore e aspettò un paio di minuti prima di uscire, appoggiò le braccia al volante e stendendosi su di esso piegò la testa guardando oltre il parabrezza che, appena sbrinato, era ricoperto ai lati più estremi da piccolissimi cristalli di ghiaccio.
Non appena avrebbe messo fuori il piede dalla macchina tutto sarebbe diventato reale, tutto avrebbe assunto una sfumatura più grave perché significava davvero che lei, dopo mesi in cui aveva cercato di superare quella storia d'amore finita nel peggiore dei modi, doveva presentarsi dalla sua ex ragazza per cercare di salvarle la vita, o per lo meno di ricondurla sulla giusta strada.
Giusta.
Ma alla fine chi decideva il concetto di giusto?
Sotto diversi punti di vista qualsiasi cosa è giusta, per un imprenditore è giusto sfruttare un dipendente perché d'altronde lui gli sta fornendo lavoro e quindi un'opportunità, come per un ladro è giusto rubare alle banche perché lo stato non gli ha saputo garantire il soddisfacimento di certi bisogni.
Quindi per Candace poteva essere giusto portarsi al limite ogni sera, anche se assumeva sostanze che la distruggevano e intossicavano, anche se poi si svegliava senza ricordarsi più nulla, anche se le persone che aveva vicino erano preoccupate per lei, d'altronde se voleva smettere di soffrire quello era l'unico modo che aveva trovato, e funzionava, perciò nessuno aveva il diritto di venirle a dire che non fosse giusto.
Billie aprì la portiera della sua Dodge Challenger facendosi investire da una ventata di aria gelida e stringendosi nel suo giubbotto prese in mano il telefono per verificare l'orario.
2:54
Si avviò lentamente verso il locale dal quale proveniva una forte musica ritmata e fermandosi davanti realizzò che chiunque avrebbe potuto riconoscerla, non indossava alcun tipo di indumento che potesse nasconderla come un cappellino o una bandana, ma non le importava.
Non sarebbe tornata indietro adesso, quella sera infatti, dopo aver parlato al telefono con Keith, si era resa conto di una cosa, se davvero Candace fosse morta, come aveva ipotizzato inizialmente in seguito alle parole del ragazzo, l'ultima volta che si erano viste, l'ultima cosa che si erano dette e l'ultimo ricordo che aveva di lei erano fortemente negativi dato che ricorrevano ad un litigio, e non poteva permetterlo.
Dopo che Candace aveva sbattuto la porta di casa sua infatti non si erano più viste e nemmeno sentite.
Non aveva più ricevuto alcun messaggio e le era stata grata di ciò.
La loro storia era stata meravigliosa ma era finita, sarebbe stato inutile cercare di ricostruire qualcosa da quelle ceneri ormai completamente carbonizzate e fortunatamente anche Candace lo aveva capito decidendo quindi di rispettare il suo volere e senza farsi più sentire aveva continuato quel folle viaggio senza di lei.
Le ci volle il triplo del tempo che impiegherebbe una persona comune per entrare nel locale dato che venne fermata più volte per farsi scattare delle fotografie e firmare autografi, in genere Billie apprezzava quelle richieste e accettandole posava per quegli scatti che sarebbero stati poi guardati con amore dai suoi fan e mostrati a tutti i loro amici ma quella sera fu costretta a rifiutare, non voleva infatti apparire mogia e preoccupata, non voleva essere scortese e egoista ma aveva bisogno di un momento in cui essere Billie O'Connel, la strana e bella ragazza della porta accanto e non Billie Eilish, la star internazionale prima in tutte le classifiche mondiali.
Il cuore le si era spezzato ancora più di quanto già non lo fosse nel vedere il volto sconsolato e deluso di quei ragazzi che con ancora il loro telefono in mano la guardavano come i bambini guarderebbero l'ultimo pezzo di torta rimasto sul tavolo che però é stato proibito loro di prendere ma continuò ad andare avanti ed entrando finalmente all'interno del locale si tranquillizzò un po'.
Il luogo era molto spazioso e pieno di persone, la musica impediva di sentire qualsiasi altro suono e le luci accecanti cambiavano continuamente colore gettando l'immensa sala in un bagno di tonalità elettriche, nessuno lì avrebbe fatto caso a quella ragazza dai capelli verdi che infatti riuscì a fare il giro del primo piano in un paio di minuti, senza però riuscire a trovare la ragazza che stava cercando.
Se era entrata con molta speranza, dopo quasi un'ora di ricerche spazientita chiamò Keith ma questo non rispose, per un secondo le balenò in mente la possibilità che il biondo le avesse mentito e che per una qualche ragione l'avesse voluta lì quella sera perché d'altronde di Candace non c'era nessuna traccia e lei non sapeva da dove iniziare per trovarla.
Fu proprio quando stava per tornare indietro sconsolata che notò una figura snella e non particolarmente alta danzare a ritmo della musica, i capelli neri inondati dalle luci si muovevano fluenti seguendo i movimenti del suo corpo e per un secondo sorrise mentre ogni suono si quietò.
Poteva sentire il ritmo della canzone che rimbombava nelle casse a causa del tremore che il suono propagava sul pavimento ma comunque non udì nulla, vedeva solo centinaia di persone saltare attorno a lei e ridere mentre la sua attenzione era rivolta solo ed esclusivamente a quegli occhi color ambra con qualche sfumatura verde che per anni aveva faticato a definire e tuttora non avrebbe saputo descrivere.
Erano troppo intensi, troppo magnetici, troppo complessi, talmente tanto che all'interno esisteva un mondo fatto di altre luci, di altri suoni e di altri sapori che in passato anche lei stessa aveva potuto scoprire e ora che non poteva più tornare a farci visita sentiva una sensazione di gelo nelle ossa talmente profonda da faticare a conviverci.
Ogni cosa finì quando le labbra di Candace si posarono su quelle di un'altra ragazza.
Il cuore di Billie si incrinò.
In confronto il dispiacere che aveva provato prima per aver deluso una decina di suoi fan era pari a zero, vedere la più piccola baciare qualcun'altra era probabilmente la cosa peggiore che potesse accadere.
Certo, Keith le aveva detto che lei aveva trascorso gli ultimi mesi nelle braccia e nel letto di altre persone, ma d'altronde, anche se non lo avesse fatto, Candace aveva tutto il diritto di baciare e scopare chi voleva non avendo più vincoli con nessuno, eppure quella scena la distrusse comunque.
Le mani della sconosciuta veloci si appoggiarono sui suoi fianchi scendendo velocemente a palparle il fondoschiena mentre le loro lingue si esibivano in un concerto di fuoco fin troppo caldo per Billie che svegliandosi improvvisamente come se qualcuno le avesse tirato addosso dell'acqua bollente smise di fissare le due ragazze.
Le sue scarpe erano molto più interessanti di quella scena così guardandole aspettò di ricomporsi e quando finalmente il suo cuore tornò ad un battito pressoché normale e le sue mani smisero di tremare si ricostrinse, consapevole che sarebbe comunque stato profondamente doloroso, a riportare lo sguardo sulle due.
Ma quando le cercò non le vide più, nel frattempo infatti si erano allontanate scomparendo dalla sua vista.
Quanto si era distratta?
Un minuto? Forse due?
Non doveva essere di più.
Eppure di Candace nessuna traccia così iniziando a chiamarla a gran voce la cercò invano tra la folla.
Passò un altro quarto d'ora in mezzo a persone sudate e ubriache che le saltavano sui piedi senza avere la decenza, e forse neanche le facoltà, di chiederle scusa così frustrata schioccò la lingua scendendo al piano di sotto.
Lei stava bene.
Si stava divertendo ed era tra le braccia di qualcun altro.
Se questo era il suo modo di passare il tempo non erano cazzi suoi.
Non stavano più insieme e non doveva più preoccuparsi.
Fu forse il destino che intenzionato a smascherare la sua incoerenza voleva darle una lezione?
Non ne ho idea, fatto sta che proprio quando stava per uscire dal locale incazzata di aver perso tutto quel tempo ed essersi solo fatta del male vide Candace entrare in bagno con quella ragazza.
Doveva seguirla o no?
Da un lato continuava a ripetersi quanto lei in tutto quello non centrasse nulla, ma dall'altro non poteva ignorare le parole di Keith, che sincere e genuine, le avevano implorato di aiutare la ragazza.
Con le ultime forze rimaste e quei pochi frammenti di cuore che ancora conservava nel petto abbassò la maniglia della porta con il gomito ed entrando nei bagni si preparò per farsi strada tra un mare di gente ma il posto era vuoto.
L'unico rumore che si avvertiva era il suono ovattato della musica e delle risate in sottofondo interrotte ogni tanto dallo schiocco di labbra contro labbra e vestiti gettati sul pavimento.
Odiava doverlo fare, avrebbe voluto con tutto il suo cuore uscire da quel bagno, correre in strada, entrare nella sua auto, girare la chiave, accendere la radio e cantare a squarciagola piangendo fino a ridurre la visibilità della carreggiata a causa di tutte quelle lacrime, ma non lo avrebbe fatto.
Lo aveva promesso.
Prima a Keith poi a Candace.
Non l'avrebbe mai abbandonata.
Così tremante si avvicinò al luogo dal quale provenivano le risatine e una volta arrivata davanti ad una porta scura chiusa a chiave bussò forte sulla dura superficie di compensato con le nocche.
Il suono di interruppe.
Bussò di nuovo.
< Occupato > disse una voce scocciata che non riconobbe.
Bussò ancora.
< Ho detto occupato! > il tono si era fatto più acuto e indispettito ma sarebbe certamente peggiorato perché Billie non demorse e riappoggiando le dita sulla porta bussò ancora una volta.
< È pieno di altri bagni vuoti! Non rompere il cazzo! > questa voce invece la riconosceva nonostante di primo impatto il cuore le si fermò in gola.
In realtà era più roca e arrabbiata del solito, Candace aveva sempre avuto un tono pacato e gentile ma l'inclinazione era la sua, l'accento era il suo eppure quel velo di infelicità che si era propagato le davano un'aria completamente estranea.
Billie bussò ancora.
< Cazzo non mi sembra difficile da capire > urlò la voce della sconosciuta mentre la porta si spalancava < Abbiamo da fare qui, chiaro? >
Candace aveva quasi diciassette anni, gli occhi ambrati, la pelle olivastra, i capelli neri, più neri della notte e un sorriso talmente contagioso che guardandolo non poteva non farti tornare il buonumore.
Candace era una persona solare, forse un po' troppo timida ma quando si apriva sapeva regalarti un mondo.
Candace era affettuosa, sapeva amare senza riserve e quando lo faceva ti rendeva la persona più felice della terra facendoti sentire così importante che era impossibile a tua volta non amare te stesso.
Candace era una bella persona, sia dentro che fuori ma la ragazza che Billie guardò negli occhi appena la porta venne spalancata non aveva più nulla di tutto ciò.
I capelli spettinati erano spenti, gli occhi, come il suono della sua voce, erano tristi e malinconici, il viso pallido solcato da due grosse occhiaie che le davano un'espressione talmente cupa da farla sembrare più vecchia, la bocca adagiata in un perfetto segmento diritto che non accennava minimamente al sorriso al quale Billie era abituata, la postura instabile e più esile del solito faticava a reggersi in piedi.
Gli ultimi frammenti del suo cuore vennero spazzati via in un attimo.
< Ci sono altri dieci bagni completamente liberi! > urlò la sconosciuta facendo un passo avanti puntando il suo dito sul petto di Billie < Dovevi per forza rompere il cazzo? >
Per una qualche ragione la stessa apatia che aveva investito Candace ora si era presa persino Billie che senza intimorirsi di fronte alla figura molto più alta e muscolosa che aveva davanti rimase immobile senza scomporsi e semplicemente afferrandole il braccio glielo torse per spostarla dalla visuale della più piccola facendola cadere a terra contorta dal dolore.
Fu quando sentì gemere la ragazza con cui era appena entrata in bagno che Candace alzò lo sguardo e incastonando i suoi occhi in quelli di Billie lì spalancò.
Per un paio di secondi si guardarono senza fare o dire niente.
Erano mesi che non lo facevano, mesi che piangevano l'una nel rispettivo letto sognando ancora un abbraccio, un bacio e una carezza da parte dell'altra che mai più sarebbe arrivata e ora che erano di nuovo insieme avevano così tanto da dirsi, ma rimasero comunque in silenzio.
Candace poi scosse la testa e chiudendo gli occhi aspettò un paio di secondi, fu quando si rese conto che anche riaprendoli Billie si trovava sempre davanti a lei che iniziò a schiaffeggiarsi, prima piano senza applicare troppa pressione poi quelli che all'inizio erano leggeri colpetti diventarono veri e propri schiaffi e la più grande non poté non intervenire.
< Che cazzo stai facendo? >
< Vattene via > mugugnò lei chiudendo gli occhi per evitare di guardarla < Non anche questa sera ti prego, non anche questa sera! >
< Candace cazzo! Finiscila! > urlò la più grande tentando di fermarla dal farsi del male e quando riuscì finalmente a bloccarle le braccia le alzò il mento costringendola a guardarla < Che cazzo fai? >
Candace non aprì gli occhi.
< Guardami! >
< Vattene via! Non ora che mi stavo per divertire! Vattene! >
La sconosciuta intanto si era rialzata da terra e continuando a torcersi il braccio entrò truce nel bagno e appena vide la bionda fece partire un pugno diretto al suo viso.
La ragazza sentí di meritarsi quel colpo e senza dire nulla si asciugò con la mano il rivolo di sangue che le stava sgorgando dallo zigomo ma l'altra non aveva finito e spinse bruscamente Billie dalla più piccola che continuando a tenere gli occhi serrati non la smetteva di ripetere < Non anche questa sera, lasciami in pace almeno questa sera >
< È pieno di ragazze là fuori > esordì la sconosciuta decidendo di passare dalla violenza alle parole. < Non puoi trovartene un'altra e smettere di importunare questa? >
< Ma sentiti > disse Billie schioccando la lingua in segno di disapprovazione continuando a massaggiarsi la guancia < la chiami "questa" perché neanche sai il suo nome e stavi per scopartela >
< E quindi? Che male c'è? Sei in una discoteca il giorno della vigilia di Natale e vuoi giudicare quello che faccio? >
< È ubriaca! > la accusò indicando la più piccola che sempre nella stessa posizione raggomitolata continuava a non seguire la scena ripetendo ossessivamente quella frase < Ti stai approfittando di una ubriaca >
< E anche se fosse? È consenziente e maggiorenne quindi...>
Billie scoppiò a ridere e si rivolse poi verso Candace < Davvero? Le hai detto che hai già diciotto anni? >
< Cosa intendi? > la sconosciuta adesso sembrava più allarmata che mai < Mi stai dicendo che non li ha? >
< Ne ha fatti sedici ad aprile > replicò incrociando le braccia < Quindi qualsiasi cosa ti abbia detto é una cazzata >
Bastò quella frase per far volatilizzare quella ragazza che non appena uscì dal bagno imprecando contro le nuove generazioni che sembravano più grandi di quanto fossero realmente lasciò le due da sole nella stanza.
Candace si aggrappò al cesso troppo pulito per appartenere a una discoteca e cercando di spostarsi i capelli dal viso rigettò una buona parte dell'alcol che aveva in corpo.
Billie guardò quell'immagine disgustata ma non dal gesto in sé, non era mai stata una schizzinosa, ma perché vedere quella persona una volta così piena di vita ridotta in quelle condizioni la faceva sentire una fallita, si, lei stessa aveva fallito perché se per anni aveva cercato di farle passare il messaggio più importante di tutti, cioè che bisogna amare sè stessi, messaggio che la stessa Candace poi le aveva insegnato, ecco vedendola così, china sul pavimento cercando di riprendere fiato per prepararsi a sboccare un'altra volta non poteva non sentirsi inutile.
Fece qualche passo verso la più piccola che cercando di mettersi in piedi fallendo miseramente scivolò a terra sbattendo la testa.
< Cazzo Candace > imprecò correndo a soccorrerla < Guarda come cazzo ti sei ridotta >
< Vattene > ancora quel debole lamento, ripeteva sempre la stessa parola.
< Davvero? Preferisci rimanere da sola a vomitare ogni drink che ti sei bevuta nell'ultimo mese? Se vuoi ti accontento sai, basta una parola > la sua voce non era decisa, si capiva perfettamente che non lo avrebbe mai fatto ma Candace era andata troppo oltre per cogliere quella leggera sfumatura di ironia.
< No > sussurrò poi la piccola cercando di mettersi in piedi facendo leva sul corpo di Billie < Vorrei che fosse qui ma so che non sei tu >
< Cosa? >
Billie non stava capendo nulla e Candace non era certo nelle condizioni di spiegarle cosa intendesse così quando finalmente anche lei riuscì ad alzarsi e fare qualche passo verso il lavandino si pulì la bocca guardando il suo riflesso allo specchio, tese le dita verso il suo viso disegnandone il contorno sul vetro, un'espressione delusa e amareggiata si impresse nei suoi occhi già fin troppo tristi e poi sospirando si accorse della figura di Billie sullo sfondo.
< Te ne vuoi andare dalla mia testa? > urlò Candace in preda al panico al riflesso della ragazza.
< Te sei completamente andata, te ne rendi conto? >
< Ho bisogno di un po' di pace > continuò a gridare < Smettila di farmi sentire in colpa per non averla più! Smettila! Smettila! Smettila! >
Billie capì.
< Da quanto tempo non sei sobria? > le chiese in modo calmo e pacato quasi a volerle tentare di spiegare la situazione lei stessa.
< Non lo so > si lamentò prendendosi la testa tra le mani ma facendo questo perse l'equilibrio sbattendo nuovamente il viso sulla superficie dura del pavimento.
< E da quanto tempo non ci vediamo noi due? > continuò a domandare Billie con le lacrime agli occhi, era impossibile infatti non sentire il cuore piangere guardando quella scena pietosa.
< Vorrei non averti mai visto ma invece ogni cazzo di giorno devi sempre...> Non riuscì a finire la frase che vomitò ogni goccia d'alcol che le era rimasta in corpo.
< Io e te non ci vediamo da mesi Candace > disse Billie ignorando l'accaduto e avvicinandosi a lei tentando nuovamente di alzarla dal suolo.
< Certo come no > tossicchiò < come se ogni volta che bacio qualcuno tu non ti presentassi a farmi sentire in colpa >
Le lacrime scesero copiose sugli zigomi della più grande che scacciandole immediatamente si costrinse ad apparire dura e fredda < Non sono io Cos >
Candace alzò la testa sentendosi chiamare con quel nomignolo e puntando finalmente i suoi occhi in quei zaffiri blu studiò la figura che aveva davanti.
< Keith mi ha detto che ripeti spesso il mio nome, è forse perché credi che io sia lì con te? >
Fu forse perché realizzò che quella che aveva davanti era davvero lei e non una proiezione contorta della sua mente causata dall'alcol e dalle droghe, ma Candace acquisì finalmente un attimo di lucidità.
< Sei davvero qui, Billie? >
La ragazza più grande annuì senza riuscire a trattenere le lacrime.
< Beh perché sei venuta? > continuò a domandare Candace diventando completamente rossa, non era certo quello il modo in cui si era immaginata di rivederla dopo quel litigio che aveva causato la loro rottura < Vuoi forse sbattermi in faccia quanto la tua vita sia perfetta mentre io sto distruggendo ogni cosa? >
< Vaffanculo Candace > ruggì la più grande mossa da un'improvvisa ondata di rabbia e precipitandosi verso di lei la costrinse a mettersi in piedi per poterle urlare in faccia ogni cosa che in quei mesi si era tenuta dentro e che piano piano la stava disintegrando.
< Cosa cazzo pensi di fare? Vuoi ucciderti solo perché ci siamo lasciate? Stai mandando a puttane la tua vita perché hai ricevuto una delusione in amore? >
< Ecco lo sapevo > sospirò la piccola senza però tentare di divincolarsi dalla presa che le mani di Billie esercitavano su di lei < Non sei poi così tanto diversa da come ti immaginavo nella mia testa >
Più Candace parlava più la rabbia della grande aumentava e con essa i suoi toni bruschi.
< Una volta mi piaceva farmi sbattere alla parete da te, sai Bil? > disse ironicamente la mora accennando a un ghigno < ma adesso quasi quasi ne farei volentieri a meno >
< Perché non capisci la gravità di quello che stai facendo? > le urlò senza mai mollare la presa delle mani dalle sue spalle < Perché credi che sia tutto uno scherzo >
Probabilmente stufa di essere costantemente giudicata Candace finalmente reagì < E perché tu devi sempre esagerare ogni cosa? >
< Esagerare ogni...esag...stai scherzando vero? >
< Ho sedici anni e sto passando le mie serate in discoteca. Wow arrestatemi > La sfumatura di ironia la fece impazzire.
< Tu non stai solo passando le tue serate in discoteca > ringhiò Billie < Stai assumendo droghe e...>
< Oh no che cosa grave > la schernì l'altra ridendo < Dovresti uscire dalla concezione che la parola droga equivale alla morte lo sai? Farsi qualche striscia non ha mai ucciso nessuno >
Ma guidare sotto l'effetto di essa si.
Billie glielo avrebbe voluto gridare ma non ci riuscì.
Fu forse il fatto che Candace continuava a sostenere di avere ragione e ad assumere quel tono ironico di chi pensa di sapere tutto oppure perché nonostante i suoi sforzi lei non stava assolutamente arrivando ad alcuna conclusione ma per un paio di secondi non ci vide più e caricando la sua mano stampò cinque dita sulla guancia della più piccola provocandole forse lo stesso male che poco prima aveva provato lei in seguito al pugno della sconosciuta sul suo viso.
All'inizio lo shock.
Poi l'urlo per il dolore.
E infine la realizzazione di ciò che era successo.
Billie se ne pentì immediatamente.
< Cazzo. Cazzo. Cazzo. Scusa io...>
Non trovava le parole e mentre Candace si tastava la guancia per definire la gravità della ferita Billie scoppiò nuovamente a piangere < Non volevo te lo giuro >
Perché non diceva nulla?
Perché la piccola stava in silenzio?
< Ti fa tanto male? > le chiese amorevolmente Billie sentendosi sprofondare dal senso di colpa e cercando di incrociare quegli occhi verdi per farle vedere quanto davvero fosse dispiaciuta attese che Candace aprisse finalmente bocca.
La sua voce era ferma, non aveva più il tono ironico di prima e neanche quella sfumatura di rabbia che le faceva assumere un atteggiamento sgradevole, era la sua solita voce calma e riflessiva che facendo tremare il cuore di Billie le chiese semplicemente < Perché lo hai fatto? >

[ angolo autrice ]

Ho una domanda per voi oggi.
Come pensate che possa finire questa storia?

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