Capitolo 18

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7 anni prima
Marzo

La prima cotta di Billie si chiamava Nolan Crooks, aveva tre anni in più di lei, i capelli rossi e una marea di lentiggini, la sua pelle era bianca quasi come quella della dodicenne che aveva perso la testa per lui dalla prima volta che lo aveva visto a casa di Laura, una delle sue più grandi amiche, da quel momento infatti non aveva fatto altro che parlarne, parlarne e parlarne che persino la stessa Candace che amava tanto ascoltarla non ne poteva più.
< E poi Cos, devi vedere come sa andare sullo skateboard > disse Billie buttandosi sul suo letto.
La più piccola alzò gli occhi al cielo, odiava parlare di Nolan, quel ragazzo era davvero un deficente eppure Billie sembrava non accorgersene, se ne andava in giro come se fosse il re del mondo ma piaceva comunque a tutte perché aveva quel fascino da "ragazzo ribelle".
Mentre la bionda si dilettava in discorsi romantici e infantili Candace imbarazzata cercando di evitare il suo sguardo per non farle notare lo scarso interesse che aveva nei confronti di quell'argomento si girò verso il muro fingendo di sistemare uno dei numerosi poster affissi sulla parete della sua migliore amica.
Trascorsero così diversi minuti finché Billie non disse una frase che destò l'interesse della più piccola < Per fortuna che mi sono fatta promettere da Laura di presentarmelo così almeno...>
< Frena frena frena > esclamò cercando di interrompere il flusso costante di parole che l'altra era diventata < A proposito di promesse...>
< Che cosa? >
Candace alzò le sopracciglia saltando sul letto della sua amica e prendendole le mani le disse eccitata < Qui qualcuno ne deve scontare una >
< Oh no! > esclamò la bionda < per favore >
< Per favore tu! Billie sono anni che ci conosciamo e tu mi hai promesso dal primo nostro incontro che avresti cantato per me prima o poi...ecco il poi è arrivato >
< Se vogliamo essere precisi non era il nostro primo incontro ma...> borbottò la più grande sospirando.
Da una parte Candace era contenta di essere finalmente riuscita a far cambiare argomento a Billie ma dall'altra l'avrebbe strozzata per la testardaggine che aveva così vedendo che l'altra non avrebbe fatto nulla decise di confessarle la verità.
< Ti ho già sentita cantare, lo sai? >
Billie sgranò gli occhi, le guance le si colorarono di rosso e cercando di non balbettare provò a formulare una frase < Q-quando? >
< Anni fa > ammise < Non te lo ricorderai mai ma hai lasciato la chiamata accesa quando stavamo parlando al telefono e ti sei messa a cantare una canzone di Justin Bieber, ti ho ascoltato fino alla fine e non hai idea di quanto avrei voluto dirti che sei fenomenale, ma poi sono stata in silenzio >
< Perché non sono così brava > disse delusa Billie.
< Cosa? No stupida! Non ho detto niente perché..Beh guardati ora, perché sapevo che ti avrebbe fatto questo effetto, sei imbarazzata e non volevo che succedesse ma adesso era il caso di dirtelo >
La più grande sospirò alzandosi dal letto e iniziando a sistemare la propria scrivania, spostò nel cassetto adibito al materiale scolastico tutti i quaderni sparsi che aveva usato quella mattina e dopo aver ordinato ogni cosa nonostante non ci fosse un'urgenza impellente si sedette sulla sedia rivolgendosi lei adesso verso il muro.
< Sei arrabbiata perché non te lo avevo mai detto? > chiese Candace dopo aver studiato la strana reazione dell'amica che in tutta risposta scosse la testa.
< No > confessò < Sono solo arrabbiata con me stessa perché non riesco a cantare senza vergognarmi >
< Cos'è che ti frena? >
< Non lo so >
< Si che lo sai, sei una ragazza intelligente. Sforzati >
Si, due anni di differenza non sono tanti se si parla di adulti, anzi non sono niente, eppure tra bambini la maturità che possiede chi è più grande non è minimamente paragonabile, anche solo un anno fa la differenza tra un comportamento completamente immaturo e uno già più lucido eppure nonostante Candace avesse appena dieci anni faceva gli stessi discorsi che Billie sentiva formulare dalle proprie amiche, anzi a volte erano anche più intelligenti e profondi, la bionda amava questo tratto della sua amica talmente tanto che era sicura di non poterne fare a meno.
< Gli occhi delle persone mi mettono a disagio >
< Cosa? > esclamò Candace frenandosi dal ridere < Perché? >
Billie voleva rispondere l'ennesima volta con un "non lo so" che le avrebbe permesso di evitare quella discussione ma sapeva perfettamente che la sua amica non gliel'avrebbe fatta passare liscia neanche questa volta.
< Mi mettono a disagio > disse dopo un momento di riflessione < mi sento giudicata >
< E quindi? > chiese Candace.
< E quindi mettendomi ansia c'è la certezza che sbaglierò le parole e dopo...>
< E dopo cosa? >
< E dopo se sbaglio le parole fallisco la canzone >
< E quindi? >
< E quindi...Oh la finisci Cos? >
Candace accennò un sorrisetto fiera dell'obbiettivo che era riuscita a raggiungere, Billie aveva infatti capito le intenzioni della sua amica che continuando a ripeterle quelle domande voleva come sminuire la sua paura facendole capire come fosse fondata su un qualcosa di inconsistente.
< La tua voce vale la pena di essere ascoltata quindi fai uno sforzo per noi comuni mortali che quando cantiamo assomigliamo a un gatto per strada che è appena stato investito e canta! Canta canta e canta finché non ti si rompono le corde vocali! > la incoraggio Candace alzandosi dal letto e prendendo le mani della sua migliore amica.
Billie la guardò negli occhi sorridendo e poi la abbracciò, fu un attimo, un secondo appena ma la più piccola lo sentì chiaro e tondo, quel brivido lungo la schiena che le aveva fatto drizzare i peli sulla nuca.
< Va bene > si arrese finalmente la bionda < ti canterò qualcosa >
Candace esultò entusiasta di aver finalmente raggiunto il suo obbiettivo < Cosa mi canti? >
< Pensavo a una canzone di Just...>
< No > esclamò categorica Candace < no e ancora no >
< Ma...>
< Non hai qualcosa di tuo? > le chiese non potendo più sopportare di sentire le canzoni del cantante canadese < qualcosa che hai scritto tu? >
Billie annuì arrossendo di nuovo < In genere canto i miei testi solo con Finneas e i miei genitori...>
< Non è che canti i tuoi testi solo con loro, tu canti proprio in generale solo con loro quindi vai...una promessa è una promessa >
< Va bene! Ma chiudi gli occhi ti prego! >
Candace fece come l'altra le aveva chiesto nonostante avesse tanto voluto guardarla, ma avrebbe fatto di tutto pur di metterla a proprio agio.
La più grande sospirò decidendo di non discutere ulteriormente, prese l'ukulele con il quale aveva scritto la sua prima canzone a sei anni e dopo aver addomesticato un po' le corde e riscaldato le dita cominciò a tradurre in musica quelle parole che le risuonavano in testa da circa una settimana.
< We fall apart as it gets dark
I'm in your arms in Central Park
There's nothing you could do or say
I can't escape the way...
Ooh oh
Ooh oh
Say you were tryna make me laugh
And nothing has to change today
You didn't mean to say...
and I don't want to, ooh >

Era appena una strofa e il tutto non durò più di trenta secondi ma per Candace poteva bastare, Billie non cantò più altro eppure per un tempo che parve infinito continuò ad accarezzare le corde dell'ukulele creando un ritmo armonico e melodioso che si sposava perfettamente con le parole cantate in precedenza.
La piccola rimase in ascolto tutto il tempo come se fosse in trance ricordandosi di respirare non appena la bionda appoggiò lo strumento e guardando la sua amica cercò un gesto di approvazione, ma questa era senza parole.
< Billie...> le disse solo prima di correre ad abbracciarla di nuovo < Sei...sei...>
La bionda si sentì le palpebre pesanti ma non a causa del sonno bensì delle lacrime che copiose scesero sul suo viso.
< Cosa? Perché piangi? > domandò Candace spaventata di poterla aver intristita a causa delle sue mancate parole di conforto.
Fu Billie a non dire niente questa volta, la guardò semplicemente con i suoi profondi occhi azzurri e le labbra leggermente tremanti che volevano tanto ringraziarla per tutto quello che aveva fatto ma non ci riuscì, così la abbracciò di nuovo stringendola più forte che potesse bagnandole persino la maglietta con le lacrime, assaporò ogni secondo ripetendosi quanto fosse fortunata ad aver conosciuto una persona così e benedicendo quel giorno al centro commerciale che nonostante all'inizio avrebbe voluto dimenticare oggi le permetteva di avere quella amica al suo fianco.
Quando si staccarono Billie non cercò gli occhi di Candace, anzi evitò il suo sguardo, non voleva apparirle debole in quel momento di estrema emotività eppure all'altra pareva non importare dato che con due dita le alzò il viso costringendola a mescolare il suo azzurro accesso nel suo tenue verde.
< Ti posso chiedere un'altra cosa? > domandò Candace ricevendo un cenno di assenso da parte della più grande < Mi faresti un'altra promessa? In cambio mi si aggiungerà un altro obbligo così in totale avrai due possibilità di farmi fare quello che vuoi >
Billie sorrise e acconsentì pensando che prima o poi le sarebbero stati utili quei giuramenti.
Fu quello il motivo per cui poi si iscrisse al Los Angeles Children Chorus dove riuscì finalmente a cantare davanti a qualcuno che non appartenesse alla sua cerchia ristretta di amici e parenti, quel gruppo per Billie rappresentò un punto di svolta, un luogo dove potè esprimersi senza imbarazzarsi, senza vergognarsi, dove si ispirò per scrivere nuovi testi e canzoni e soprattutto dove trovò un'altra persona che si assicurò immediatamente un posto tra quelle più importanti della sua vita.
Drew aveva la sua età, lunghi capelli castani e un sorriso sempre presente, aiutò Billie più di chiunque altro all'interno del coro e seppe diventare presto una delle sue migliori amiche supportando le stravaganze della ragazza e le sue teorie particolari.
In genere la bionda segnava tutto ciò che pensava sul suo diario, a volte si svegliava persino nel mezzo della notte e si precipitava immediatamente ad annotare i suoi sogni e le sue idee in quelle pagine bianche che iniziarono presto ad essere piene di disegni e appunti che esprimevano la sua immagine del mondo.
A volte però aveva talmente tante parole in testa, talmente tante frasi e rime che non poteva far altro che scartarle ma i versi che cantò quel giorno a Candace se le annotò in una delle prime pagine senza mai cancellarle.
E quelle rimasero lì per tanto, tanto tempo.

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