Capitolo 30

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Tre anni prima
Dicembre

Candace non aveva mai bevuto prima, anzi aveva sempre ritenuto folli e incoscienti tutti i ragazzi che alle feste si ubriacavano solo per provare a divertirsi un po' di più, eppure quella sera divenne una di loro.
La prima birra che mandò giù era disgustosa nonostante fosse ghiacciata e appena tirata fuori dal frigo, vicino a lei Thomas, Emma e Drew infinitamente più avanti con il numero di bottiglie scolate ballavano al suono della musica che pompava attraverso le casse.
Faceva piuttosto freddo per essere dicembre a Los Angeles ma all'interno della casa contagiati dall'alcol e dalla febbre della danza nessuno si sentiva gelare, anzi, Candace era rimasta in maniche corte dopo aver lanciato via la sua felpa quando Thomas l'aveva presa sulle spalle.
< Ne vuoi un'altra? > disse il ragazzo porgendole l'ennesima bottiglia ma lei rifiutò gentilmente.
< No grazie, ho già bevuto troppo >
< Troppo? Mi prendi in giro vero? >
Candace sorrise un po' impacciata < È la primissima volta che bevo e...>
Thomas sputò la bevanda fuori dalla bocca < Scherzi? Bisogna rimediare > disse facendola scendere dalla sua schiena e andandosene nell'altra stanza per attingere alle scorte di alcolici che lui stesso aveva portato quella sera sapendo che Billie non era molto incline al far bere qualcosa di più forte della semplice birra ai suoi invitati.
Nel frattempo Candace si appoggiò stremata al muro, aveva ballato per più di due ore senza aver visto la festeggiata per nemmeno un secondo, proprio mentre ci rifletteva la vide scendere dalle scale in braccio a Donovan.
Un enorme sorriso era impresso sul suo volto, i capelli argentati legati in una acconciatura degna di una vera principessa erano abbinati al colore dei suoi sgargianti vestiti e appena il ragazzo la mise per terra lei si buttò sulle sue labbra.
Candace ingoiò l'ennesimo boccone amaro sognando di essere ovunque fuorché li, vederla baciare lui, vedere i suoi occhi luccicare mentre lo fissava, vedere come rideva con lui o come reagisse al suono della sua voce la mandava fuori di testa.
Inizialmente aveva pensato che si sentisse così male nei confronti di questo comportamento di Billie solo perché quel ragazzo non la meritasse ma più passavano i giorni più si rese conto che avrebbe odiato anche la persona più corretta del mondo se solo Billie avesse osato farle gli occhi dolci, il problema infatti non era tanto che la più grande fosse innamorata di Donovan ma che non lo fosse di lei.
Thomas arrivò in suo soccorso porgendole uno shottino di vodka liscia, avrebbe voluto brindare con lei e spiegarle che quello era davvero molto alcolico ma venne battuto sul tempo da Candace che gli porse il bicchierino vuoto chiedendogli di riempirglielo di nuovo.
< Scherzi? > domandò entusiasta precipitandosi a ricaricare il calice cercando di capire cosa fosse cambiato in quel breve arco di tempo in cui lui si era assentato.
Passarono forse i venti minuti più strani della loro vita cercando di rimanere in piedi e non scivolare in quel dolce oblio verso il quale la bottiglia di vodka, che si erano finiti loro due da soli, li stava portando.
Candace era combattuta.
Da una parte odiava quella sensazione, si sentiva estremamente impotente, non riusciva a camminare composta e ci metteva il doppio del tempo del normale per fare una qualsiasi azione, inoltre quando doveva parlare le lettere si mescolavano nella sua testa come se le fluttuassero davanti e non riusciva a formulare una frase dal senso compiuto, d'altro canto però non stava pensando a Billie.
Non stava soffrendo per quello che aveva visto, non si stava torturando pensando a quell'amore unilaterale che provava per lei ma semplicemente continuava a ballare reggendo e facendosi reggere a sua volta dagli altri suoi amici che avevano presto raggiunto una condizione molto simile alla sua e di Thomas.
Decise di smettere di bere quando la testa cominciò a girarle troppo per i suoi gusti, così uscendo dalle enormi porte vetrate che separavano il soggiorno dal giardino della casa di Donovan, nella quale era stata organizzata quella stupida festa, pensò di andare a prendere un po' d'aria allontanandosi da quel frenetico casino.
Passo dopo passo raggiunse quella che sembrava essere una piscina esterna, essendo inverno era chiaramente sigillata ma Candace decidendo di volerci fare un tuffo cercò in tutti i modi di aprirla, se avesse pensato razionalmente avrebbe certamente capito che non c'era la minima possibilità di farsi un bagno dato che i proprietari avevano dovuto prosciugare la piscina dal momento che questa non veniva utilizzata, eppure il suo cervello da ubriaca non riuscì a concepire la cosa e per più di cinque minuti cercò di tirare la botola fissata al cemento con degli enormi chiodi di acciaio.
Frustrata calciò la scaletta in ferro che veniva utilizzata per immergersi nella vasca e chiedendosi come avesse fatto a ridursi così male da neanche essere in grado di entrare in una piscina inciampò proprio su di essa.
Cadde al suolo su una grata posizionata per il risucchio dell'acqua e nel rialzarsi maldestramente si inflisse profondi tagli sul palmo delle mani, Candace urlò appena mettendosi seduta ad analizzare le condizioni della sua pelle ma non vide niente a causa del fitto buio.
Cercò di alzarsi fallendo, provò a mettersi in ginocchio ma cadde di nuovo ferendosi questa volta il viso, rimase per un po' stesa sulla fredda e bagnata erba finché non sentì la voce di Billie, stava ridendo e scherzando con qualcuno e Candace credette di essere finita in paradiso perché solo lì ci potevano essere degli angeli preziosi e speciali come quella ragazza.
La più grande ci mise diversi minuti prima di accorgersi che c'era qualcuno steso sul prato, appena vide la sagoma che stava inutilmente cercando di alzarsi si precipitò su di essa intenzionata ad aiutarla domandandosi chi fosse stato talmente incosciente da bere così tanto da ridursi in tali condizioni.
< Don accendimi le luci del giardino per favore > gridò al ragazzo che era con lei.
Rimase poi a bocca aperta quando si accorse che tra le braccia reggeva Candace che con gli occhi chiusi e le mani sanguinanti mugugnava qualche lamento.
< Hai bisogno di aiuto? > Chiese Donovan dall'interno dell'abitazione e dovette ripeterlo diverse volte prima che Billie rispondesse.
< Rimango io con lei >
< Cosa? > domandò il ragazzo sorpreso < Lasciala stare chiunque sia, starà benissimo, se ha bevuto deve solo vomitare. Dai torna dentro amore >
< Non posso ora > gridò Billie con le lacrime agli occhi, la visione della sua migliore amica ridotta in quelle condizioni le lacerava il cuore, com'era possibile che avesse bevuto così tanto da svenire se prima d'ora non aveva mai toccato alcolici?
< Billie, entra dai > insistette Donovan con la voce irritata < È la tua festa, non dovresti preoccuparti dei coglioni >
Candace aprì gli occhi molto lentamente, si sorprese nel vedere Billie davanti a sè che le circondava il corpo con le sue braccia e avvertì lo stesso peso e la stessa angoscia che l'alcol aveva fatto scomparire per un po' nel momento esatto in cui sentì le calde lacrime della ragazza bagnarle il volto < Non andare da lui > le sussurrò nella speranza che la festeggiata rimanesse per sempre con lei.
La più grande scosse la testa e cercando di far alzare Candace la condusse fuori dall'erba bagnata facendola appoggiare sul duro, ma asciutto, selciato.
< Cosa cazzo pensavi di fare? > le chiese continuando a piangere.
Non saprei dire chi stesse soffrendo di più in quel momento, se Billie che vedeva la più piccola in quelle condizioni sentendosi responsabile di non essere stata presente quella sera oppure se Candace che notando le grosse lacrime e il dolore sul viso della più grande si sentiva uno schifo.
Magari l'alcol può essere piacevole per non farti pensare ai problemi che quotidianamente ti schiacciano, magari può essere d'aiuto per darti un minimo di respiro dalle angosce di tutti i giorni oppure può farti dimenticare che la ragazza di cui sei innamorata ha trascorso tutta la serata del suo compleanno in camera del suo ragazzo a fare chissà che cosa mentre tu pensavi a lei ma prima o poi pagherai i suoi effetti, e Candace lo stava già facendo.
Non riusciva a frenarsi, si sentiva incredibilmente disinibita e per una volta fu capace di dire ciò che veramente pensava in faccia a Billie.
< Volevo solo bere per smettere di essere triste > le disse toccandole il viso per asciugare le sue lacrime.
< E perché mai dovresti essere triste? > chiese l'altra respingendo il dolce gesto della sua amica, non voleva farle credere che fosse tutto a posto e che potesse toccarla come se nulla fosse, non le avrebbe infatti certamente perdonato quel comportamento chiudendo semplicemente un occhio e facendo finta di nulla.
< Perché...perché...tu lo ami? >
< Chi? >
< Il...tuo ragazzo >
Billie non capì < Cosa c'entra Donovan in tutto questo? >
< Tu lo ami? > ripetè Candace guardando gli occhi vitrei della più grande che annuì.
< Ecco perché sono triste > confessò allora la mora che cercando di alzarsi nuovamente liberandosi dalla stretta di Billie cadde ancora per terra.
< Cos, ti prego, cosa vuoi fare? > chiese ignorando il commento dell'amica, aveva assistito diverse volte ai discorsi degli ubriachi e mai una volta li aveva potuti prendere sul serio, era infatti come se fossero in un altro mondo, come se fossero altre persone molto ma molto più brutte della loro copia originale.
Molto più brutte si, ma più felici.
< Lasciami andare a bere > protestò Candace scalciando alla ceca per provare a mettersi sulle proprie gambe < Voglio continuare a bere e bere e bere e ber...>
< Non succederà > le urlò Billie continuando a piangere < Ti giuro che ti starò addosso tutta la sera e non toccherai un fottuto goccio di alcol >
< Perché no? > protestò la piccola mettendosi seduta con la schiena contro il muro esterno della casa e le gambe incrociate sul freddo selciato.
< Perché bere equivale ad uccidersi da soli, lentamente >
< Perché sei così brava ad analizzare questo tipo di dipendenza ma continui a credere che quella peggiore di tutte in realtà sia positiva? >
< Di cosa parli Cos? > chiese Billie sorprendendosi non poco della frase complessa e articolata che l'altra aveva appena pronunciato e poi sedendosi di fianco a lei decise di calmarsi e ascoltarla.
< L'amore > Candace pronunciò quella parola con un velo di disgusto nella voce < Sei così accecata dall'amore che non ti rendi conto di quanto lui ti faccia male >
< È successo qualcosa con Donovan? Perché lo odi così tanto? >
Billie non si aspettava la risposta che l'altra le diede subito dopo, pensava che le avrebbe ripetuto quanto fosse stronzo, pieno di sè ed egoista eppure Candace non mosse una sola accusa verso il ragazzo ma disse semplicemente < Perché lui non è me! >
Candace appoggiò la sua testa sulle gambe di Billie e ripetè la frase < Lui non è me >
La più grande rimase immobile senza sapere cosa pensare dando come unica spiegazione a quella bizzarra frase la colpa dell'alcol e mentre avrebbe voluto chiederle cosa intendesse di preciso questa iniziò a giocare con i numerosi anelli che erano sulle sue dita sorridendo teneramente.
Faceva piuttosto freddo per essere dicembre a Los Angeles ma all'interno della casa contagiati dall'alcol e dalla febbre della danza nessuno si sentiva gelare, e in realtà neanche all'esterno, infatti Billie aveva appena iniziato a sentire una asfissiante sensazione di calore dovuta al semplice contatto della sua pelle con quella dell'amica e spaventata da quella situazione decise di allontanarla.
Ma non sarebbe servito a nulla.


[ Angolo autrice ]

Ciao a tutti!
Volevo dirvi che ho praticamente finito di scrivere la prima parte della storia (mancano ancora circa 20 capitoli da pubblicare) e volevo sapere un po' cosa ne pensate di questi flashback.
Vi piacciono oppure incasinano un po' tutto il racconto? Fatemi sapere💚

P.s. il prossimo capitolo è uno dei miei preferiti ✨

Look at you needing meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora