Capitolo 41

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Importante: avevo già scritto un paio di capitoli e quando li sono andata a pubblicare ho dimenticato di pubblicare questo quindi avete letto prima il capitolo 42 e 43 di questo qui, ovvero il 41.
Scusate il disagio :(

Quella del suo diciassettesimo compleanno fu la prima festa in cui Candace non invitò Billie, fu comunque pazzesca con fiumi di alcol e musica a palla ma alla più piccola era mancata lo stesso quella presenza ironica e allegra che sapeva farla divertire e tirarle su il morale come nessun altro.
Mentre tutti i suoi invitati si erano divertiti, nonostante il giorno dopo in pochi si sarebbero ricordati qualcosa, lei aveva trascorso la serata cercando di scappare dal suo perfetto ragazzo.
Ogni volta che si guardava intorno vedeva quegli occhi azzurri, ovunque, sul volto di altre persone, riflessi nello specchio, sullo schermo del cellulare, ma nessuna di queste volte era reale e non poteva comunque fare a meno di pensare all'ultimo incontro che avevano avuto.
Aveva trascorso uno dei momenti più belli della sua vita in quell'auto illuminata dal chiarore della luna mischiata a quella ragazza troppa perfetta per essere vera e la cosa peggiore di tutte era che non si pentiva affatto di aver fatto sesso con lei, di averle detto che la amava e di essersi persa nei suoi occhi come se anche per l'altra fosse stato lo stesso.
Se infatti c'era una cosa che l'aveva frenata dal rovinare quella sua nuova vita all'apparenza perfetta mandando tutto a puttane era stata proprio quella mancata confessione, Billie non le aveva detto quel "ti amo" tanto atteso e ormai anche lei si era stancata di doverlo aspettare.
Era quindi tornata da Keith che invece aveva avuto sufficiente coraggio per dirle la verità e esternare i propri sentimenti nonostante in questo caso fosse proprio lei a non poterli condividere.
< Ti ho trovata finalmente! > disse il ragazzo biondo appoggiando una mano sulla spalla di Candace mentre riprendeva fiato < Ti ho cercata ovunque amore, dov'eri finita? >
Fisicamente era sempre stata lì ma con la mente non riusciva ad allontanarsi da quei sedili posteriori dell'auto di Billie, le mancava così tanto da farle male e si sentiva uno schifo a non averla invitata ma come avrebbe potuto? Da quando era diventata famosa le era stato precluso di partecipare alle feste, le due avevano infatti trascorso tutti i loro compleanni precedenti insieme in privato cosa che faceva impazzire la più piccola che invece adesso avrebbe pagato per poter tornare ai tempi in cui anche Billie la amava, e inoltre se si fosse trovata lì avrebbe certamente incontrato Keith e la cosa non sarebbe finita bene.
Scosse la testa cercando di rimanere ancorata al presente.
< Candace? >
< Sono sempre stata qui > rispose lei con un sorriso di circostanza un po' troppo tirato mentre afferrava con la sua mano le dita del ragazzo spostandole dalla sua spalla < È solo che sono un po' stanca...è tardi sai? >
< Lo so bene, sono le quattro passate > disse Keith mentre si ravvivava i capelli cercando un po' di contatto fisico con la sua ragazza, quello era il giorno che stava aspettando da mesi, il giorno in cui lei gli aveva volontariamente promesso la loro prima volta come regalo di compleanno per sé stessa, e
nonostante lui non avesse bene compreso il motivo aveva comunque accettato e ora era tornato per riscuotere il pagamento.
< Andiamo di lá? > le chiese ammiccando con un sorriso eccitato impresso sul volto.
< Io...è un po' tardi...>
< Ma dai Candy, sono mesi che aspettiamo >
< Si lo so, è che...mi gira un po' la testa ho bevuto troppo > inventò.
< Allora sarà solo più divertente > replicò lui intento a non demordere, non sarebbe stato un leggero giramento di testa a far saltare i suoi programmi così comportandosi da egoista per la prima volta nella sua vita Keith prese Candace per mano trascinandola nella stanza principale della sala che ormai si era completamente svuotata dagli invitati e offriva quei comodi divanetti tipici delle sale d'attesa.
< Hai pagato questo posto per tutta la notte quindi ci conviene usarlo per bene > le disse facendola sedere su uno di quei soffici cuscini.
< Keith...>
< Shh Candy, non devi avere paura, so che non è la tua prima volta...>
< Non ho paura > replicò lei dura < Non ne ho solo voglia >
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo togliendo le mani dalla sua cintura e rendendosi conto che forse sarebbe stato più difficile del previsto alzò il tono di voce < Stai scherzando? >
< No, non sto scherzando, ti secca la cosa? >
< Certo che si! È tutto il mese che aspetto questo momento >
< Perché a voi ragazzi interessa solo scopare, non è così? > gli urlò lei alzandosi in piedi, non era alta quanto lui ma seduta si sentiva comunque più debole e meno minacciosa di quanto non lo fosse una volta tornata sulle proprie gambe.
Quel commento ferì Keith, lui non era affatto così, non lo era mai stato e mai lo sarebbe voluto essere, tutto ciò che desiderava era amare ed essere amato < Non dire così Candy, lo sai che non è vero >
< Allora perché ti importa così tanto? >
< Perché a te non importa? > chiese lui cercando spiegazioni con il suo solito tono di voce basso e comprensivo mentre tentava di prenderle le mani tra le sue per poter riavere un qualche contatto fisico che implicasse che lei non fosse arrabbiata con lui.
< Non è così, a me importa, solo non oggi >
Era vero.
Quante volte Candace aveva sognato di andare avanti, di dimenticare quel demone dai capelli verdi che non faceva altro che farla soffrire portandola sulle montagne russe facendole sperimentare un amore e odio costante, alternato e mozzafiato, e fare sesso con lui sarebbe stato certamente un modo per provarci ma non poteva farlo ora, non poteva farlo quella sera quando aveva ancora i segni di Billie sul suo corpo.
I morsi se ne erano andati ma lo stesso non poteva essere detto per i succhiotti che facevano la loro comparsa su entrambi i sensi e il petto, Keith non poteva vederli, non poteva far soffrire anche lui che così buono e gentile non aveva altra colpa se non di essersi innamorato di lei che invece non ci aveva pensato due volte a tradirlo ripetutamente.
< Io ti amo > disse il ragazzo biondo puntando i suoi occhi da cucciolo in quelli di Candace < e se tu non sei pronta aspetterò, aspetterò anche cento anni se mi dici che mi vuoi >
La mora sorrise afferrando le mani di Keith e mettendosi in punta di piedi appoggiò le proprie labbra alle sue come gesto di ringraziamento, non voleva farlo ma si lasciò andare colpa forse dell'alcol e di aver scambiato il ragazzo per lei ma tempo due secondi e afferrandogli la nuca intensificò quel bacio introducendo la sua lingua all'interno cercando disperatamente quel sapore di fragole e sale che da giorni bramava.
Ma non si manifestò mai.
Si staccò dalla sua bocca delusa comprendendo che Keith non era Billie.
Nessuno sarebbe mai stato Billie.
Quel sapore di caffè e cannella era davvero buono ma nulla a confronto del pericolo e sicurezza che lei le sapeva dare, come dar torto però al ragazzo che in seguito a quel bacio aveva pensato che l'altra si fosse convinta.
Eccitato le sollevò le braccia cercando di toglierle la maglietta e con un piccolo gridò Candace tentò di non farsi scoprire per evitare che lui potesse vedere la sua pelle ma fu troppo tardi.
< Cosa sono quei lividi? > le chiese Keith preoccupato.
< N-niente > la mora era in panico, continuava a stringere la maglia il più possibile come se in quel modo potesse cancellare dalla mente del ragazzo quella spiacevole visione.
< Candy, chi ti ha fatto male? >
< Non mi ha fatto niente nessuno >
< Lì ho visti > ironico come il primo pensiero del ragazzo fu quello di attribuire a qualcun altro la colpa di quei segni e non il volere della ragazza stessa < Candace fammi vedere, ti prego >
< No >
< È un ordine! Non lascerò che qualcuno ti faccia del male senza prendersi le responsabili...>
< NON MI HA FATTO MALE NESSUNO! > Esplose la piccola lasciando il ragazzo in uno stato di shock < Perché devi essere così buono cazzo? Perché devi credere che mi abbiano fatto questo contro la mia volontà? A volte è davvero fastidioso che tu sia così ingenuo, non riesco ad arrabbiarmi con te >
Candace smise di parlare cercando di riprendere fiato in seguito a quel monologo che da tanto, troppo tempo si teneva dentro mentre lo sguardo del ragazzo si faceva sempre più triste e cupo < Di cosa stai parlando? > si avvicinò alla ragazza sfiorandole la vita < Se qualcuno ti obbliga a non dire nul...>
Lei alzò gli occhi al cielo sollevando volontariamente la maglia, tanto ormai lui aveva visto < Guarda! > ordinò mettendo in mostra i segni violacei sul suo petto che erano tutto fuorché lividi.
Keith tremò appena, non poteva credere che lei, la ragazza di cui si era innamorato, la ragazza che credeva fosse perfetta e lo avrebbe amato per sempre, proprio lei lo avesse tradito.
< Sono dei...succhiotti? > chiese senza aver bisogno di una reale risposta mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime e la voce tremante faticava ad uscire, Candace annuì senza scomporsi arrabbiata con sè stessa per aver distrutto il cuore di quel ragazzo troppo dolce per una stronza come lei e troppo buono meritarsi per soffrire.
< Perché? > chiese lui mutando il tono da sconsolato ad arrabbiato < Perché mi hai fatto questo? >
Portò le sue mani sulle braccia della ragazza e con una furia ceca le strinse forte i bicipiti scuotendo il suo corpo in cerca di una risposta < Perché Candace? Io ti amo >
< Keith lasciami >
< Io ti amo! E tu ti sei comportata da troia! Chi è? Dimmi che non ci hai scopato! >
Se Candace aveva sperato in un atteggiamento più scaltro e meno pacato del ragazzo questo non era certo il modo in cui se lo era immaginato ma d'altronde era colpa sua se i suoi occhi avevano assunto una tale sfumatura di dolore da far tramutare la sua indole mite e gentile in una furia omicida.
Lui non le avrebbe mai fatto niente ma aveva bisogno di sapere come mai ancora una volta nonostante avesse dedicato tutto sè stesso in una relazione si fosse ritrovato da solo e tradito, così continuò a scuoterla provocandole davvero dei lividi nelle braccia.
< Keith! Mi stai facendo male! >
< Vaffanculo! > sputò spingendola appena contro il muro, non fu un gesto premeditato e se ne pentì seduta stante dopo averlo compiuto, i suoi occhi tornarono normali invasi dalla solita bontà anche se adesso velati da infinita tristezza e balbettando cercò di scusarsi ma non ne ebbe l'occasione e cadde a terra prima di poter aprire bocca.
< Toccala di nuovo e muori >
La mano di Billie sanguinava e come essa il naso del ragazzo che dolorante cercò di rialzarsi per capire da dove fosse venuto quel colpo.

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