Capitolo 3

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Candace amava suo padre, quando era piccola gli unici momenti felici che si ricordava erano quelli trascorsi in sua compagnia.
La madre era un manager in ambito di editoria e trascorreva la maggior parte del tempo fuori casa vessata dal lavoro, però anche quando finalmente tornava la sera non correva in contro ad abbracciare la piccola Candace e non le chiedeva com'era stata la sua giornata, semplicemente andava nella sua modernissima cucina e si versava due dita di whisky, per cominciare, ma tanto finiva sempre per svuotare la bottiglia e inveire contro il padre perché era troppo buono con la bambina che a 4 anni ancora faceva fatica a contare e leggere.
Quando Candace aveva sei anni e lo studio in cui sua madre lavorava divenne piuttosto famoso questa cominciò a fare dei lunghi viaggi di lavoro che spesso e volentieri la trattenevano fuori dal paese per diverse settimane, l'unica figura di riferimento che aveva era suo padre, lui che piangeva da solo al buio e sorrideva alla luce del sole, lui che le diceva sempre che andava tutto bene, lui che non aveva mai rivolto una parola fuori posto nei confronti di sua madre nonostante fosse consapevole che lo tradisse regolarmente, ecco lui era ciò che Candace amava di più al mondo e lo avrebbe difeso contro tutto e tutti.
Fu in grado di attuare questo suo sentimento di protezione quando Billie lo attaccò davanti a tutti in un supermercato più di dieci anni prima, la piccola nonostante non conoscesse quella bambina dai capelli biondi e i sarcastici occhi azzurri le saltò addosso minacciandole di spaccarle la faccia se solo avesse osato insultare il suo "papi" di nuovo.
Fu lì che si conobbero.
Quando sua madre morí però, tutto cambiò.
Suo padre, disperato come al solito, cercava di non scaricare il peso di quella situazione su sua figlia e tentando di cucirsi addosso quel sorriso falso e di circostanza che aveva tenuto tutta la vita provò a superare anche quell'ostacolo.
Candace pianse.
Pianse per una settimana intera e poi basta.
Dopo quel momento era come se le lacrime le si fossero prosciugate e non dessero più segno di esistere, probabilmente ne aveva sprecate troppe per una persona di cui non valeva davvero la pena.
Perché dovete sapere che sua madre non era davvero morta.
Charlotte Morgan se ne era andata scappando con un altro uomo e lasciando suo marito e sua figlia di appena sei anni in balia della vita, lo studio in cui lavorava come manager era diventato il più famoso dello stato e lei, arricchitasi sponsorizzando e occupandosi di scrittori anonimi che avevano solo storie poco interessanti ma dal grande scoop da raccontare, aveva deciso che una semplice e tranquilla vita di famiglia nel centro di Los Angeles non faceva piú per lei.
Per Candace era come morta, anzi sperò davvero che lo fosse all'inizio perché non poteva accettare l'idea che l'avesse abbandonata senza dirle una parola, senza un abbraccio o una spiegazione, eppure lo aveva fatto, era successo.
E le conseguenze di quel gesto furono drammatiche, si dovettero trasferire perché la bellissima villetta a schiera in cui vivevano prima era diventata improvvisamente costosa per un solo stipendio da insegnante, e oltre che la casa furono costretti a cambiare città, trovarono un appartamento ad Inglewood, una località vicina, ma infinitamente più economica di LA che rimase comunque impossibile da abbandonare.
Infatti li si trovavano la scuola di Candace, la squadra in cui giocava, e i suoi amici e anche se potevano sembrare piccolezze per il padre la sua bambina doveva mantenere ancora qualche punto fermo nella sua vita, non poteva stravolgerle tutto.
Perciò anche se ormai abitava in una cittá diversa, prima accompagnata dal padre e poi migliore amica degli autobus, Candace trascorreva le proprie giornate in movimento cercando di essere felice e dopo diversi anni ci riuscì, grazie a quella ragazza.
Quel giorno si ricordò di tutto questo quando vide Billie in televisione.
La ragazza si era appena seduta nello studio televisivo su una comoda poltrona rossa incrociando la mani sotto le ginocchia e sorridendo aveva fatto cenno di essere pronta per ricevere le domande.
Indossava una maglia oversize a righe multicolore piuttosto trasparente, ecco perché le avevano fatto mettere una camicetta sotto per coprire il resto del corpo, ma per qualche ragione c'era un porzione del suo seno leggermente scoperto e come se ne era accorta Candace le telecamere fecero lo stesso smettendo di inquadrarla dal busto ma centrando solo il volto.
L'intervistatrice sembrava molto carina e gentile, una persona reale che si impegnava a fare il suo lavoro e non una delle solite arpie che voleva solo fare scoop e non le importava di chi aveva davanti, Candace provò un forte senso di gratitudine nei suoi confronti dato che stava mettendo Billie a proprio agio.
Infatti la ragazza era sempre ansiosa prima delle interviste, le assaliva il panico e la paura di poter dire qualcosa di stupido o banale ma alla fine si calmava sempre e mostrava l'altro lato di sé, quello più sicuro e ammagliante.
< Cantante e cantautrice americana: Billie Eilish Pirate Baird O'Connell, Benvenuta > disse l'intervistatrice e subito la ragazza dagli occhi azzurri rise facendo una smorfia, neanche lei sapeva perché ma ancora non si capacitava come qualcuno potesse sapere il suo nome intero a memoria.
< Grazie per avermi invitata, come va? >
< Sto molto bene, tu? >
Iniziarono con i convenevoli di prassi e anche se l'intervistatrice non aveva quel tono ironico e divertente che molti utilizzano per alleggerire la tensione si percepiva il clima sereno anche oltre lo schermo.
< Domanda trabocchetto > chiese poi la ragazza dai corti capelli biondo cenere che, a giudicare dall'accento piuttosto marcato, non poteva certamente essere americana < la musica ha ancora il potere di cambiare il mondo? >
Non ci fu neanche un momento di silenzio, come se non aspettasse altro da tutta la vita che rispondere a quella domanda Billie sorrise sinceramente e attaccò a parlare.
< Certo, lo sta facendo semplicemente esistendo, credo che tutto ciò che abbia a che fare con la musica stia cambiando il mondo: ascoltarla, crearla, suonando, cantando...non so>
Candace sorrise pensando alla piccola Billie di otto anni che le confessava la sua paura nel cantare davanti agli sconosciuti.
< puoi nominare letteralmente qualsiasi cosa che abbia a che fare con la musica e questa sta cambiando il mondo > concluse sorridendo.
< Tre settimane fa "Old Town Road" di Lil Nas X e Billy Rey Cyrus ha battuto il record per più settimane nella prima posizione della top 100, ma è successo solo poche ore fa che tu, dopo 19 settimane, li hai superati con la tua canzone "bad guy", come ci si sente? >
Il sorriso di Billie in quel momento era pura felicità per Candace, era così fiera di lei che voleva semplicemente attraversare lo schermo e abbracciarla ma si limitò a rimanere seduta tamburellando il bracciolo del divano con le dita a guardare la sua ragazza tirare fuori la lingua portandosi due dita sulla fronte.
< Molto bene, credo, é bello solo perché tutti lo rendono bello. Non lo avrei neanche saputo se non mi avessero detto "congratulazioni" perché non sto al passo con i numeri dato che non mi interessano molto.
Ma credo che col dire questo sto screditando quanto sono grata per la prima posizione. È molto bello e so quanto Lil Nas X sia arrabbiato nella seconda. >
L'intervistatrice sorrise alla smorfia di Billie e poi riprese con la domanda successiva < Dato che sei una delle artiste di cui si parla di più, vorrei chiederti di chi sono le opinioni, commenti o critiche più importanti per te >
Candace lo sapeva.
Non aveva bisogno di ascoltare la risposta.
Sapeva la verità e sapeva anche che Billie non l'avrebbe detta interamente.
Lei stessa, i suoi genitori, Finneas e Candace, ecco chi erano le uniche persone le cui opinioni contavano davvero per la sua ragazza, quante volte per una semplice smorfia del fratello o una faccia un po' confusa di Candace aveva cambiato una strofa sulla quale non era pienamente convinta.
Ma non lo poteva dire, non poteva parlare della sua ragazza.
Vedendo che Billie stava impiegando un po' di tempo per rispondere alla domanda l'intervistatrice provò a incalzarla.
< perché tutti hanno qualcosa da dire, quindi...>
< si, tutti hanno qualcosa da dire > ripeté Billie portandosi le mani sulla nuca e facendo schioccare le labbra < fammi pensare...probabilmente...la mia, la mia opinione, le mie critiche.
Cioè, anche se creassi qualcosa che io amo e tutti odiano, a me andrebbe bene perché a me piace e se creassi qualcosa che tutto il pianeta ama ma io odio...credo che non la pubblicherei mai, non mi farebbe piacere perché io non sarei felice.
Sai, non voglio fare nulla che renderà tutti contenti tranne me. Amo poter rendere le altre persone felici ma anche io faccio parte di quel gruppo, sto cercando di rendere me stessa felice vivendo la mia vita, quindi...>
Candace pensò sinceramente che non ci fosse nulla di più vero, Billie era così, non testarda ma sicura e aveva lavorato tantissimo negli ultimi anni per migliorare la sua autostima che piano piano stava emergendo.
Tutto vero si, ma aveva omesso altre verità.
< In un intervista per Vanity Fair hai detto "tutti gli artisti che conosco sono tristi, siamo tristi", perché? > continuò l'intervistatrice.
< Ehm...non so se sia vero > disse Billie sistemando gli occhiali da sole sulla sua maglia a righe.
< L'hai detto tu > la provocò l'altra scherzando facendole spuntare un sorriso.
< L'ho detto io, ma non so se sia vero, non stavo bene prima ma adesso per fortuna si, se devo essere sincera con te.
C'è stato davvero un lungo periodo in cui non ero in me, cioè conosco molti artisti che non sono felici, questa roba è difficile, ma penso che prima non mi rendessi conto di quanto bello possa essere perché prima pensavo solo alla parte negativa delle cose e non riuscivo più a vedere quelle buone.
Quando ho detto quella frase credo che fossi persa nella mia stessa oscurità e non pensavo che niente di questo meritasse, non pensavo fosse divertente e non me lo stavo godendo ma più recentemente sono diventata felice di nuovo...e so che sembra stupido...>
< Non lo sembra affatto > dissero in coro Candace e l'intervistatrice.
< Sono felice > continuò Billie sorridendo nuovamente alla ragazza che le stava riservando molte parole gentili < e non lo ero prima, molte persone vicino a me non lo erano >
Candace spalancò gli occhi, se prima non l'aveva citata quando le aveva chiesto di chi fossero le opinioni che davvero le importassero adesso era sicura che stava parlando di lei.
Aveva passato un brutto momento anni prima dopo che sua madre se ne era andata e Billie le era sempre rimasta accanto, ecco perché si sentì in colpa ad essere stata un po' più fredda con lei recentemente e di aver pensato più volte che le cose non andassero solo perché impegnata con l'uscita del nuovo album.
< E adesso l'ultima domanda > disse la ragazza interrompendo i pensieri di Candace < Cerchi di assorbire delle vibrazioni locali mentre sei in tour? O sei così esausta da andare dritta in hotel? >
< con vibrazioni locali intendi? >
< Non so, fare una passeggiata nei luoghi in cui suoni? >
Gli occhi di Billie si fecero un attimo tristi prima di rispondere alla domanda ma poi subito tornò il suo sorriso incoraggiante < Hm, in realtà non posso andare a passeggiare nella città, per la persona che sono...ma in genere cerchiamo di trovare un parco o qualche posto non popolare, il che è difficile da trovare...>
< Forse mezzanotte sarebbe un buon momento > intervenne l'intervistatrice.
< A mezzanotte sarebbe un buonissimo momento, ma ho paura del buio quindi...> rispose Billie ridendo.
Quella frase costrinse Candace a riflettere a ciò che già aveva pensato il pomeriggio stesso, non solo Billie era costretta a uscire durante la notte ed essere libera in quei soli momenti ma in più era l'unica parte della giornata che la terrorizzava quindi essenzialmente non sarebbe mai stata felice in quegli attimi, non sarebbe mai stata felice con lei.
Dopo essersi rosicchiata tutte le unghie che aveva a disposizione sulle mani Candace si addormentò sul divano aspettandola.

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