Capitolo 56

215 17 2
                                    

[ Billie ]

Afferro distrattamente la forchetta mentre pilucco un pezzo delle minuscole porzioni di torta salata che ci sono appena state portata in tavola e sospiro.
< Non mi stai ascoltando di nuovo, vero? > una voce interrompe i miei pensieri.
Alzo immediatamente la testa dispiaciuta di dover rispondere di sí < Scusa > mugugno leggermente imbronciata < È che sono terribilmente stanca in questo periodo >
< Lo so amore > dice Matthew sorridendomi mentre avvicina la mano alla mia, lo leggo nei suoi occhi che non è dispiaciuto dal mio totale disinteresse manifestato per i suoi discorsi ma al contrario mi comprende e non posso che sentirmi sollevata di avere finalmente al mio fianco una persona che sappia cosa sto passando.
Forse sto esagerando perché in realtà non sa tutto, come potrebbe se non lo racconto a nessuno?
Neanche a Finneas.
Sarebbe troppo da sopportare, io stessa odierei qualcuno che mi parla dei suoi problemi costantemente come se fosse al centro del mondo ed esistessero solo i suoi, quindi non me la sento di fare lo stesso e caricare di questo peso le persone a cui voglio bene.
Finisco perciò per rimanere sveglia la notte a pensare.
Pensare, pensare e pensare.
Non è così brutto in realtà.
Solo un po' solitario.
< Mi dispiace che tu viva questo momento con un po' di ansia > dice ad un certo punto sciogliendo la stretta dalla mia mano per poter assaggiare la torta salata che pare essere incredibilmente buona a giudicare dalla sua espressione totalmente estasiata < Cazzo, questa roba spacca anche se è vegana >
Alzo appena gli occhi al cielo ma sorrido, è più forte di lui, inutile che gli abbia già ripetuto mille volte che quella è una frase stupida da dire dato che in qualche modo tende a sottolineare come solo i cibi definiti "normali" possano essere buoni.
< Perché mangiare gli animali quando puoi mangiare le patatine? > scherzo addentando un pezzo di quella squisitezza che pare essere fatta con crema di funghi e zucca < Davvero buona, avevi ragione >
Rimaniamo qualche secondo in silenzio ad apprezzare quel piatto e poi mi decido a rispondere alla considerazione che Matthew aveva fatto poco prima.
< Non è che sto vivendo questo momento con ansia > affermo < sono solo un po' agitata, l'album uscirà tra poche settimane e io sono sempre terrorizzata dall'idea che tutti potrebbero odiarlo >
< Lo sai che non succederà >
< Come puoi dirlo con certezza? > gli chiedo finendo l'ultimo pezzo presente nel mio piatto, non avevo minimamente fame questa sera ma poco importa, quando si trova qualcosa per cui vale la pena stare male bisogna gettarcisi a capofitto e questa torta salata ne valeva la pena.
< Perché non è razionale pensarlo. Tu sei una grande cantante e una grande scrittrice >
< Ehmm > gli faccio il verso facendogli capire che mi trovo totalmente in disaccordo < Scrittrice? Ho sempre odiato scrivere canzoni, é una vera tortura soprattutto se devo farlo con Finneas che è bravissimo >
Matthew beve un sorso di vino prima di rispondermi quasi avesse bisogno di pensarci su < Non ho detto che ti piaccia comporre, ho solo azzardato l'ipotesi che forse, anche se tu non ti reputi tale, là fuori milioni di persone sono convinte che tu abbia talento persino nella scrittura delle canzoni, nonostante la reputi noiosa >
< Non è che la reputo noiosa > lo seguo e mi verso anche io un paio di dita di vino nel calice < Solo...è estenuante sai? >
< Perché mai? >
Sorrido.
È la prima volta da che ho memoria che io e lui stiamo facendo una discussione così seria su un tema simile e sono estremamente grata del fatto che siamo entrambi capaci di gestire una conversazione civile anche se siamo schierati su due fronti opposti.
< Quando scrivo voglio creare qualcosa che piaccia a me. Io amo cantare, molto più di qualsiasi altra cosa e quando canto qualcosa che rispecchia i miei sentimenti vado in estasi, la musica è per tutti e tutti ci si possono immedesimare ma questo non significa che dobbiamo rendere le canzoni meno reali >
< Non ti seguo, di cosa parli? >
Nella mia intera vita avevo avuto solo un'altra storia con un ragazzo e Donovan non si era mai interessato alla mia vita, a ciò che pensavo e a come stessi tanto quanto Matthew sta facendo ora, mi destabilizza un po' questa situazione perché non credevo di essere così importante per lui ma ne sono comunque felice.
< Scrivo perché sento. Tutto qui. Non potrei nemmeno immaginare di creare una canzone con la volontà di renderla commerciale solo perché possa diventare una hit acclamata dal pubblico.
Eppure quando stava per uscire il mio primo album mi sono sentita costretta a farlo >
< Ho capito > afferma lui scostandosi una ciocca di capelli neri scesa sulla fronte < Non vuoi perdere la tua autenticità quando scrivi >
< Esatto, non voglio però molte volte lo devo fare. Quando io e Finneas proviamo a scrivere qualcosa sono numerose le volte in cui cerca di inserire un ritornello o una strofa che non piacciono particolarmente a nessuno dei due ma entrambi sappiamo che é giusto perché al pubblico piacerà. E io odio questa cosa.
Amo cantarla, ma odio scrivere se ciò di cui parlo non mi rispecchia. >
< Beh immagino che se Finneas fa questo è solo perché vuole che le tue canzoni vengano ascoltate dal maggior numero di persone possibili >
Sorrido di nuovo spostando le braccia dal tavolo per far spazio al cameriere che ci ha appena servito l'ultima portata della cena.
Sembra una crostata alla crema di yogurt, probabilmente di cocco, guarnita di lamponi e una salsa dal colorito rossastro che proprio non riesco a identificare, prima di rispondergli però faccio affondare la forchetta in quella pasta soffice e cremosa portandomene un pezzo alla bocca.
Spalanco gli occhi.
< È divina anche questa > mi precede Matthew < Penso che ci trasferiremo qui e non torneremo mai più a Los Angeles > scherza ma ha ragione, non ho mai assaggiato nulla di simile da nessun altra parte e sono parecchio indispettita all'idea che in California non ci siano ristoranti all'altezza.
< Finneas non mi costringe a fare nulla > riprendo una volta finito il mio dolce < per il primo album il mio manager gli aveva chiesto di scrivere almeno una hit, non mi aveva detto nulla per non crearmi tensioni così lui si era ritrovato con lo spiacevole compito di propormi qualcosa che sapeva perfettamente non mi sarebbe piaciuto.
Sono felice di aver finalmente scaricato quel manager sai? Anche per questo ultimo album voleva "canzoni commerciali più accessibili a tutti" ma questa volta mi sono rifiutata >
< Dici questa volta come se per la scorsa tutti i tuoi pezzi fossero effettivamente spazzatura >
< Non è così > affermo < ma ci sono molte strofe che ho scritto che non conoscerà mai nessuno dato che non sono abbastanza orecchiabili nonostante personalmente le ami e raccontino di me.
Magari se le avessi inserite in una qualche canzone quella non sarebbe stata la più riprodotta in radio ma era un piccolo tassello della mia anima che valeva la pena essere condiviso, e il non averlo fatto solo per una questione di ascolti non ti sembra un po' finzione? >
< Forse, appena un po' > Commenta Matthew pensieroso grattandosi quel leggero accenno di barba che si ritrova sul mento.
< Per non parlare delle date di scadenza che ci sono quando scrivi > continuo allungando la lista dei motivi per cui odio scrivere canzoni < Non riesco a esprimermi al meglio se devo fare una corsa contro il tempo >
< Beh per quest'ultimo album di tempo ne hai avuto > scherza contagiandomi nella sua risata < Quattro mesi di reclusione totale devono esserti serviti qualcosa >
Il cameriere arriva per portarci via i piatti ormai completamente vuoti e io non posso fare altro che apprezzare questo piccolo e banale momento.
Siamo solo io e Matthew in questa sala, gli altri tavoli sono vuoti e non per colpa di qualche restrizione o legge che impedisce alle persone di muoversi di casa ma semplicemente perché lui ha prenotato l'intero ristorante solo per noi due e io non posso non ringraziarlo infinitamente per questo.
Erano mesi che non cenavo in un posto diverso dalla cucina di casa mia e secoli che non andavo normalmente in un ristorante e solo ora che vedo il cameriere allontanarsi mi rendo conto di quanto tutto ciò mi sia mancato.
< Secondo te? >
Ecco é successo di nuovo.
Ho lasciato troppo spazio ai miei pensieri discostandomi un'altra volta dal presente.
< Come dici? >
Matthew sospira appena ma pazientemente ripete la domanda < Ho chiesto cosa ci potrebbe essere secondo te in quella crostata >
< Ti stai appassionando alla cucina vegana? > lo prendo in giro.
< Per te mi appassionerei a tutto > risponde con un sorriso avvicinandosi a me giusto quel secondo necessario a stamparmi un bacio sulla bocca.
Arrossisco.
< Ecco perché ho chiesto al cameriere di chiamare il cuoco, così ti spiegherà come si prepara >
Prima stavo arrossendo? Beh era niente in confronto ad ora.
< Hai chiamato il cuoco? > gli chiedo imbarazzata.
< Si, perché? >
< Perché se lo fai venire qui sembra quasi che io possa veramente replicare la ricetta quando l'unica cosa che so cucinare sono degli orribili biscotti al burro di arachidi >
Mi piace la risata di Matthew, è così sincera e contagiosa che riesce a districarmi da questi rovi di insicurezza in cui ero appena caduta.
A chi frega se farò una figura di merda con il cuoco che non appena mi rivolgerà la parola capirà che io so di cucina tanto quanto di ingegneria nucleare?
Non ero io quella che sapeva cucinare.
Era sempre stata Candace.
Candace.
Tutto il mio buon umore si affievolisce.
Lo posso vedere nella vetrata dietro alle spalle di Matthew, riflessa sulla superficie specchiata c'è infatti adesso la mia immagine contornata da uno sguardo tetro e malinconico.
Spero che lui non veda i miei occhi perché capirebbe senz'altro qualcosa e non ho voglia di rovinare questa serata a nessuno dei due, specialmente a lui che dopo tutti gli sforzi fatti non lo merita assolutamente.
Candace.
È la prima volta da mesi che il tuo nome mi viene in mente.
Che strana sensazione.
Di casa.
Adesso che ci penso l'ho provata per tutta la serata, ecco perché mi sentivo così a mio agio ed ecco perché sono riuscita a raccontare una cosa così importante a lui.
Gli ho dato fiducia sentendomi di nuovo al sicuro.
E finora questa sensazione l'avevo provata solo con te.
Che sollievo sapere che possono darmela anche altri.
Odio farlo a tavola ma non ho scelta, prendo in mano il cellulare fingendo di aver appena ricevuto un messaggio importante solo per distogliere l'attenzione dai miei occhi troppo nostalgici e dalla mia bocca un po' troppo curva verso il basso.
Passo almeno cinque minuti a guardare la tastiera lampeggiante del mio iPhone che, come se mi implorasse di scriverci sopra qualcosa, si accende e si spegne sotto le mie dita ma io non ho l'esigenza di parlare con nessuno in questo momento, vorrei solo stare un po' da sola.
Ma ancora non è il momento.
Non alzo subito lo sguardo quando arriva il cuoco, non mi concentro su quella figura vestita di bianco che sta parlando con Matthew ringraziandolo per i complimenti e torno a fissare lo schermo piatto del telefono cercando di scacciare quella voce dalla mia testa.
Questa sera infatti non è stata solo la prima in cui mi sei venuta in mente dopo mesi in cui non ti avevo pensata ma anche la prima in cui risento la tua voce come se tu fossi proprio qui con me.
Capitava anche a te una volta ti ricordi?
Nel tuo periodo buio, poco dopo che ci siamo lasciate, hai detto di vedermi e sentirmi in ogni persona con cui parlavo.
Chissà come stai ora.
E chissà perché mi stai tornando in mente adesso.
Per mesi non sei stata più nei miei pensieri ma ora mi sembra tutto così reale.
È uguale alla tua voce questa.
Alzo la testa.
Le altre due persone presenti nella stanza non fanno caso al mio telefono che cade rumorosamente sul tavolo, sono infatti troppo impegnati a parlare ma io non credo che riuscirò mai più a farlo.
Come si pronunciano le parole?
Come si respira?
E la saliva? Come si fa a produrla? Perché la mia bocca ne è completamente priva in questo momento.
Sono passati due anni e nel frattempo ti sei fatta la frangia e hai anche leggermente accorciato i tuoi capelli neri sulle punte e se posso essere sincera la cosa ti slancia solo di più.
Hai la pelle più abbronzata di quanto la ricordassi, strano che il tuo colorito già olivastro si sia scurito più qui a Boston che sotto al pungente sole della California ma non mi sembra il dettaglio più importante in questo momento.
I tuoi occhi sono vivaci, curiosi e sereni.
Stanno guardando Matthew mentre lo ringrazi per i complimenti che ti sta rivolgendo e ad un occhio poco esperto potresti sembrare una finta modesta ma so che non è così, non ti fingi umile, lo sei.
In fondo in fondo forse ritieni eccessivi tutti questi riguardi un po' come me che non mi sono mai sentita all'altezza di quello che faccio anche se tu cercavi di farmi entrare in testa il contrario.
Ti sposti una ciocca di capelli dal viso con quelle tue mani perfettamente curate mentre il tuo odore mi investe i polmoni, è un colpo basso da parte della vita farmi vedere tutto questo adesso ma forse potrei ancora salvare la situazione.
Tu infatti non mi hai visto, non mi ha riconosciuto, colpa forse del mio nuovo colore e taglio di capelli? O forse colpa del fatto che fino ad ora ti sei solo rivolta a lui senza focalizzare l'attenzione sulla persona che sta accompagnando il tuo adulatore?
Fatto sta che se scappassi adesso...
< ...Comunque ti ho fatto chiamare perché avrei bisogno di un favore > lentamente e come ovattata sento la voce di Matthew che si rivolge a te.
< Tutto quello di cui avete bisogno >
La tua gentilezza.
Sei così...giusta.
< Sarebbe troppo chiederti di svelarci la ricetta di quella meravigliosa crostata? Ne abbiamo bisogno anche perché credo che se sarà abbastanza semplice da preparare lei potrebbe finire per mangiarla tre volte al giorno > dice il ragazzo bruno indicandomi con un sorriso furbo stampato sul volto.
Ed è allora che anche tu con la stessa serenità ti giri finalmente verso di me.
I nostri occhi si incrociano.
Hai presente quando l'intero mondo dorme e tu ti senti congelato? Quasi costretto in un posto in cui non vorresti essere? Quasi ti sentissi inadatto? Quando tutto tace e tu vorresti piangere?
Me li ricordavo meno verdi i tuoi occhi eppure quelli che ho davanti sono chilometri di boschi infiniti che sanno tradurre tutta la stessa paura che sto provando io ora.
Realizzi.
Capisci.
E alzi le sopracciglia dallo stupore.
La tua bocca si schiude leggermente ma alzo in fretta lo sguardo consapevole di non poterla fissare troppo a lungo senza riscontrare alcuna spiacevole ripercussione.
Rimaniamo in silenzio, tu perché sei troppo sconvolta e io perché non mi ricordo più come si fa a parlare.
L'unica cosa per cui ringrazio é che Matthew non é affatto stupito da tutto questo, giudica normale la tua reazione perché ti reputa forse una mia fan che appena mi ha vista è rimasta scioccata, e non ha tutti i torti.
Forse ti precede solo Finneas ma tu sei stata la mia più grande sostenitrice, quella che mi ha spinta a seguire il mio sogno affrontando delle stupide paura, se in questo momento ho la vita che ho è solo merito tuo e più ci penso più mi sembra sbagliato che quindi tu non ci faccia più parte.
< Vuoi che vi faccia una foto? > chiede Matthew interrompendo quel silenzio rendendo la situazione forse solo più Imbarazzante, infatti ti ritrovi a scuotere la testa.
Che cosa stupida da dire Mat.
< Io...la ricetta, sì...> balbetti distogliendo lo sguardo da me e iniziando a elencare tutti gli ingredienti della ricetta.
Non ti biasimo Candace, sono due anni che non ci vediamo ma neanche io saprei cosa dirti infatti sono rimasta in silenzio.
Mi ha scioccata vederti e lo sono tutt'ora mentre ti vedo a disagio che cerchi di normalizzare la situazione.
Non ti aspettavi di trovarmi qui, vero?
Neanche io ti credevo a Boston.
Neanche io ti credevo cuoca in uno dei migliori ristoranti in cui abbia mai mangiato.
Chi prendo in giro.
Il migliore ristorante.
Ecco il perché di quella sensazione di familiarità, non è mai stato Matthew, eri tu, erano i tuoi piatti, avevano un sapore familiare anche se preferisco ancora i burrito post sesso che mi preparavi alle quattro di notte cercando di assemblarli con qualsiasi ingrediente ci fosse in casa mia.
Sono felice che tu sia qui.
Non sai quante volte, di notte, ho pianto anche se ho smesso di commuovermi spesso come facevo in passato e non sai quante volte, di giorno, ho pregato nonostante io non creda in alcun Dio solo nella speranza che tu fossi viva, stessi bene e mi avessi dimenticata.
Era davvero quello che volevo.
E ce l'hai fatta.
Finito di svelarci la ricetta, di cui non ho ascoltato la minima parola nel caso te lo stessi domandando, te ne vai incolpando una pentola sul fuoco che ti sei dimenticata di togliere ma sappiamo entrambe che te di questi errori non ne fai, e lasciandoci soli nella sala mi costringi ad alzarmi e dirigermi verso casa fingendo che tutto questo non mi abbia toccata minimamente.
Matthew ha continuato a sostenere per tutta la sera che tu fossi una mia fan troppo timida per chiedermi anche solo una foto e io senza né alimentare né stroncare quella sua supposizione mi sono addormentata abbracciandolo mentre speravo con tutta me stessa di non svegliarmi durante notte per non rimanere delusa nello scoprire che quei capelli neri che sto accarezzando non appartengono a te.







Ricordati di lasciare un voto o un commento :)

Look at you needing meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora