Capitolo 11

213 20 4
                                    

10 anni prima
Dicembre

Se qualcuno avesse chiesto a Candace di descrivere Billie O'Connell in una sola parola avrebbe usato senza dubbio "isterica".
Per sua grande fortuna si vedevano solo al Griffith horse riding per un paio di ore quando il martedì e il giovedì la più piccola aveva le sue lezioni, apparentemente la bionda sembrava che vivesse lí, tutti la trattavano come se fossa una di famiglia e inoltre era lei che spesso impartiva ai nuovi arrivati gli insegnamenti basilari dell'equitazione.
Candace cercava di evitarla il più possibile dopo che anche suo padre le aveva consigliato di starle alla larga, lei era sempre la stessa che lo aveva aggredito senza la minima ragione apparente e poi aveva iniziato a strillare in quel negozio attirando l'attenzione di mezzo centro commerciale.
Senz'altro quella bambina aveva qualche problema, angelica solo nell'aspetto ma dentro era un diavolo, Candace ci avrebbe messo la mano sul fuoco che Billie fosse una di quelle persone che si divertivano a vedere gli altri soffrire e che non sapevano neanche cosa significasse la parola rispetto.
Fu in un freddissimo pomeriggio di dicembre che cambiò completamente idea.
Quel giovedì era stata proposta un'escursione nel Runyon Canyon Park e con tutta la gioia che ne era conseguita da parte della bambina Jonathan Bennets aveva acconsentito a lasciar andare sua figlia seppur , a parer suo, ancora piuttosto piccola per compiere un'esperienza simile.
Non era un inverno gelido come molti dei precedenti ma tra le colline la temperatura si era abbassata consistentemente, piccole nuvolette di condensa si formarono dalle bocche dei bambini che infreddoliti ma felici respiravano quell'aria pura e incontaminata tanto diversa da quella delle strade di Los Angeles.
Il cavallo di Candace era un piccolo esemplare dal manto bruno di indole tranquilla, talmente buono e ammaestrato che la piccola non doveva far altro che stare seduta e tirare le briglie di tanto in tanto quando si distraeva e perdeva di vista il sentiero.
Non c'era silenzio quel pomeriggio, il chiacchiericcio e le risate dei bambini infatti invadevano il luogo con il loro torpore e come Candace potè constatare Billie era una delle protagoniste in quel concerto di voci.
Quel giorno non aveva le sue solite trecce bionde, i suoi capelli erano legati dietro alla schiena con un semplice elastico blu scuro, le piaceva molto il modo in cui era vestita, indossava una camicetta bianca e dei pantaloni da cavallerizza di un marrone piuttosto intenso con tanto di stivali abbinati.
La stava ancora guardando da lontano con la coda dell'occhio quando vide la sua espressione cambiare totalmente, il sorriso le scomparve e quegli occhi azzurri spigolosi e taglienti come ghiacciai assunsero un'espressione inviperita, agitò le braccia scuotendo le briglie del cavallo che scalciando il suo esemplare vicino fece cadere il bambino che lo stava cavalcando.
Il poveretto rovinò a terra con un tonfo sordo e proprio quando Candace pensava che Billie si sarebbe messa a ridere sentendosi fiera di ciò che aveva appena fatto vantandosene con gli altri, questa scese immediatamente dal suo destriero per mobilitarsi a soccorrere l'altro bambino che nel frattempo aveva cominciato un pianto disperato.
Ci vollero pochi istanti prima che tutti gli istruttori fossero attorno a loro, un vociare indistinto cominciò a gracchiare e il clima di gioia e serenità che c'era prima scomparve all'istante.
< Billie mi ha spinto! > questa era l'unica frase ben distinta che il bambino miseramente caduto a terra riusciva a pronunciare tra un pianto e l'altro, si stringeva il braccio come se si fosse rotto e gli provocasse alquanto dolore e quando cercarono di farlo alzare barcollò qualche istante prima di riprendere l'equilibrio.
Una volta accertatosi delle condizioni del bambino gli istruttori si voltarono verso la bionda che nel frattempo si era sistemata vicino al suo cavallo in posizione eretta con le mani dietro la schiena, sguardo serio fisso davanti a lei e piedi uniti.
Sembrava quasi un soldatino a giudicare con quanta compostezza stava semplicemente in piedi e mentre gli altri le parlavano questa continuò a fissare un punto vago di fronte a lei cercando di non sbattere le palpebre per evitare che le lacrime scendessero a rigarle le guance.
A Candace fece un po' pena quella scena, da una parte voleva che tutti smettessero di umiliare la bionda ma dall'altra voleva anche sapere cosa avesse fatto di tanto male quel povero bambino per meritarsi un simile trattamento.
< Billie, ne avevamo già parlato > disse Derry avvicinandosi a lei < Questo è un luogo sicuro, non ci si fa del male tra di noi >
< Non ho fatto niente > mentì smettendo finalmente di fissare quel punto nell'orizzonte.
< Sta mentendo! É una bugiarda! >
Iniziò una discussione che durò diversi minuti, Candace però la abbandonò molto prima che degenerasse decidendo di far fare qualche passo al suo cavallo che dopo quella breve sosta si stava concedendo un po' troppa libertà, aveva infatti tentato di stendere le gambe sul terreno per potersi riposare qualche minuto, così sia per destare il cavallo sia perché voleva scappare da quella situazione si allontanò.
Odiava sentir litigare, anche se sapeva che suo padre aveva fatto il possibile per non farle sentire nulla erano numerose le volte in cui aveva udito lui e sua madre discutere per ragioni futili.
L'ultima volta poi fu indimenticabile, la volta in cui lei se ne andò per sempre.
Candace sentí le sue ultime parole seguite dal suono della porta che sbatteva e dal suo stesso pianto disperato.
< È anche tua figlia! > le aveva urlato suo padre.
< I bambini crescono benissimo anche con solo un genitore > aveva risposto lei serafica.
< Ma con due é meglio, non puoi privarla di una madre! >
< Si che posso! Lei nascendo mi ha privato della mia indipendenza, della mia felicità! Quindi si, è sempre mia figlia ma questo non significa che io debba farle da madre >
Per giorni e giorni la bambina si era ripetuta quella conversazione nella mente come se se la fosse ricamata nel cervello, non riusciva a dimenticarsela, non riusciva a farla andare via nonostante volesse, nonostante ogni volta che ci pensasse il cuore le si spaccasse a metà.
Candace rabbrividí a quei ricordi e silenziosamente continuò a cavalcare piano piano, ci vollero diversi minuti prima che si accorgesse di essersi allontanata troppo dal gruppo, quando cercò di tornare indietro però era ormai tardi.
Non trovò nessuno nella piccola radura dove si erano fermati prima, non c'era alcuna traccia di Billie che veniva sgridata o del bambino che si lamentava, sembrava come se tutti si fossero smaterializzati e poi come se non bastasse una leggera nebbia cominciò a invadere il colle.
Candace cercò di mantenere la calma e tendere le orecchie alla ricerca di un qualsiasi suono che l'avrebbe potuta ricondurre al gruppo e finalmente dopo diversi minuti di silenzio totale dove neanche le cicale cantavano più, sentí un suono di zoccoli e decise di seguirlo facendo uso delle sue scarse abilità da cavallerizza.
Doveva ringraziare il cielo di aver avuto la possibilità di cavalcare un destriero buono e docile come quello che aveva in quel momento perché bastava il minimo movimento del braccio per farvi cambiare direzione e indirizzarlo dove più preferiva.
Quando il suono degli zoccoli venne sostituito da un tonfo sordo Candace si arrestò deducendo che colui che stava inseguendo si fosse fermato a sua volta, scese anche lei dal cavallo e facendo qualche passo verso la direzione dalla quale aveva sentito il suono si scontrò contro un'altra figura.
All'inizio a causa della nebbia che andava infittendosi pensò che fosse uno dei tanti alberi che ricoprivano il terreno ma solo dopo si accorse con delusione che si trattava di una persona.
Quella persona.
< Stai un po' attento! > urlò con rabbia la voce, voce che Candace ci mise un secondo a riconoscere e altrettanto ad odiare.
< Billie > sospirò chiedendosi quale situazione fosse meglio, se essere dispersi tra la nebbia e le sconfinate praterie della California o trovarsi lì da sola con quella bambina psicopatica.
< Attenta... > si corresse Billie appena si rese conto di chi aveva davanti < Fammi capire bene Constance, non solo prima non riesci a smettere di fissarmi ma adesso mi segui pure? > disse la bionda con aria arrogante.
< C-cosa? >
< Oh non fare la finta tonta con me Constance > riprese l'altra < Non mi hai tolto gli occhi di dosso tutto il pomeriggio. Che problema hai? >
Candace si sentì la bocca secca.
Aveva mille pensieri per la testa e mille risposte che avrebbe voluto darle a partire dal fatto che non era vero che la stesse guardando da tutto il giorno, ma forse rendendosi contro che avrebbe mentito riuscì semplicemente a dire < Non mi chiamo Constance, il mio nome è Candace >
L'altra sbuffò < Come se mi importasse >
La bambina più piccola alzò gli occhi al cielo, era già stanca di lei, voleva andarsene, non la sopportava più e per qualche disgrazia divina era costretta a trascorrere con lei quel breve momento della sua giornata e ovviamente le avrebbe dovuto parlare ancora per capire come tornarsene al maneggio dato che sicuramente Billie conosceva la strada.
< Non mi hai risposto Constance, perché mi segui? >
< Non lo sto facendo > rispose finalmente trovando un po' di coraggio e ignorando l'altra che aveva di nuovo sbagliato il suo nome, poi proprio quando Billie le stava per rivolgere di nuovo la parola decise di anticiparla ponendo per prima la domanda fatidica < Cosa ci fai qui? >
< Ma come? Non mi hai visto scappare quando hanno iniziato a urlarmi contro? > sorrise Billie pavoneggiandosi con troppo compiacimento affinché Candace credesse davvero che lei fosse contenta di quella situazione.
< No > rispose la più piccola riluttante che qualcuno le avesse davvero urlato contro < ho smesso di ascoltarvi litigare e allontanandomi un po' mi sono persa, quindi non ho visto e sentito nulla >
Billie scoppiò a ridere ma si intuiva lontano un miglio la falsità di quella risata < Ti sei persa? >
< Non è divertente >
< Oh si che lo è Constance >
La mora alzò per l'ennesima volta gli occhi al cielo < Candace! >
Le due rimasero in silenzio per qualche secondo fissandosi negli occhi con odio quando poi Billie decise di rompere il silenzio < Immagino che avrai bisogno del mio aiuto per tornare al maneggio >
< si > rispose l'altra a malincuore, odiava dover dipendere da qualcuno e soprattutto se quel qualcuno era proprio lei, così riflettendo cercò di trovare una soluzione < Se tu aiuti me io aiuto te >
Lo sguardo di Billie perse un po' di rancore acquistando una velatura di propositivitá < Perché tu dovresti aiutare me?>
< Se sei scappata significa che senz'altro sei nei guai, e poi tutti hanno capito che sei stata tu a spingere quel bambino > cominciò contenta di quella nuova situazione, infatti Billie si era seduta con le gambe incrociate e la stava ascoltando con la massima attenzione, questa cosa in qualche modo anche se non sapeva spiegare il perché la faceva sentire potente < Se dicessimo che mi hai trovata, salvata e riportata al maneggio senz'altro nessuno ce l'avrà con te perché saranno tutti impegnati a ringraziarti >
Billie ci riflettè qualche secondo e poi annui < In realtà è esattamente quello che è successo >
< cosa? >
< Effettivamente ti ho trovata e tra un po' ti riporterò a casa quindi non dobbiamo inventare niente >
< Mi permetto di dissentire > disse Candace con un tono e un gergo troppo formale per i suoi soli sette anni < ma se vogliamo essere precisi sono io che ho trovato te >
Fu Billie quella che alzò gli occhi al cielo questa volta < Va bene allora, vada per quello che hai proposto >
Il fatto che quella bambina le avesse dato ragione rese la mora incredibilmente fiera di sè, sorrise mostrando tutti i denti che aveva e come se non bastasse lanciò un piccolo grido di gioia.
< Che problema hai? > chiese l'altra scontrosa.
< Oh ma basta! Che problema hai tu che sei sempre arrabbiata con tutti! > Rispose Candace stanca di quella sua arroganza, non lo disse neanche con un tono troppo aggressivo fatto sta che a quelle parole Billie, la tenebrosa Billie, la menefreghista e aggressiva Billie, scoppiò a piangere.
Candace strabuzzò gli occhi, si sarebbe aspettata tutto, tutto davvero, persino un pugno in faccia ma non veder sgorgare lacrime dal suo viso, quello mai.

[ angolo autrice ]

Lascia un commento per farmi sapere cosa ne pensi di questa storia🥺

Ti vedo che non lo stai lasciando, guarda che vengo lì e ti tiro una pallina da golf in faccia ti avverto🏌🏻

Look at you needing meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora