Capitolo 15

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9 anni prima
Aprile

Inutile dire che il signor Bennets si era stupito notevolmente quando sua figlia e quella bambina che tanto prima non sopportava erano diventate amiche ma lo accettò in fretta vedendo la felicità della piccola Candace.
Non era più stata entusiasta di qualcosa o qualcuno dopo che sua madre li aveva abbandonati e rivedere il sorriso sul suo volto dopo tante sofferenze aveva inevitabilmente portato anche lui ad apprezzare quella peste dagli occhi azzurri.
Era un pomeriggio di aprile come tanti e a causa delle temperature piuttosto calde di quella giornata le due bambine erano uscite nel giardino di Candace a giocare, stavano provando a imitare le grandi ginnaste che avevano visto alle Olimpiadi invernali, con scarsi risultati.
In realtà la più grande era anche piuttosto portata ma finiva ogni volta con il sedere a terra per far ridere la sua amica e poi assumeva sempre qualche buffa espressione piegando il collo per far risaltare il doppio mento e tirando fuori la lingua.
Erano presto diventate inseparabili, riuscivano a parlare di tutto e la cosa bella era che spesso non avevano molti interessi in comune ma comunque si ascoltavano e rispettavano proponendo sempre alternative nuove da sperimentare, come quella volta in cui Candace tentò di far giocare Billie a calcio.
Fu un fallimento totale, la più grande odiava correre e non capiva proprio il senso di quello sport.
< Cosa c'è di divertente nel vedere undici deficenti che buttano un pallone in rete? > le aveva domandato un giorno e seppur riluttante da quel nuovo atteggiamento un po' più volgare che la sua amica aveva assunto negli ultimi mesi Candace spiegò le sue ragioni.
< Non puoi banalizzare così il calcio! Allora io lo posso fare con ogni cosa, cavalcare ad esempio non è niente di più che agitare delle briglie> la più piccola sapeva che questo esempio avrebbe colpito particolarmente l'attenzione di Billie che infatti sorrise ironicamente e mogia mogia accettò la sconfitta.
Fu dopo una capriola piuttosto pretenziosa che Candace cadde e si sbucciò il ginocchio sul duro e sgarbato asfalto che ricopriva la strada del quartiere, emise appena un gemito di dolore ma subito Billie si precipitò su di lei allarmata.
< Ti sei fatta male? > le chiese alzandole i pantaloncini corti per vedere la ferita che in realtà non era altro che una semplice sbucciatura.
< No, no tutto bene >
< Dai andiamo in casa, così ti disinfetti > suggerì la bionda offrendosi per aiutarla ad alzarsi ma l'altra scoppiò a ridere.
< Tutto bene Billie? >
< Cosa? >
< Ti ho detto che non mi sono fatta niente, non c'è bisogno che ti preoccupi così tanto > le disse alzandosi autonomamente e appoggiando diverse volte il piede a terra per farle vedere che era tutto a posto.
Billie leggermente dispiaciuta non disse nulla e si limitò a regalare all'altra un mezzo sorriso imbarazzato, fu poi Candace la prima a parlare per sdrammatizzare la situazione.
< Sei un po' appiccicosa lo sai Billie O'Connell? >
< Ah si Constance? > disse l'altra prendendola in giro e poi proprio quando la più piccola stava per rifilarle il solito discorso in merito a quanto odiasse che lei la chiamasse così Billie la caricò sulle spalle e cominciò a correre per tutto il giardino.
< Ehi! Mettimi subito giù! > gridava Candace ma l'altra non era intenzionata ad ascoltarla, si stava divertendo troppo e smise solo quando il padre della sua amica venne a chiedere di far cessare quelle urla dato che stava correggendo dei compiti importanti che avrebbe dovuto presentare in classe il giorno seguente e aveva bisogno di concentrazione.
Fu quando rientrarono in casa sedute davanti a una enorme ciotola di patatine che le due fecero una delle loro prime discussioni davvero serie, Billie infatti non stava mangiando nulla e la faccenda aveva alquanto stranito Candace che era abituata vederla divorare qualsiasi cosa che passasse sotto la sua vista in pochissimi secondi.
< Tutto bene? > le chiese sperando davvero che le sue parole forse eccessivamente dure che le aveva rivolto prima non l'avessero ferita.
Billie sorrise appena annuendo e osservando il salatino che si stava rigirando tra le dita senza troppa voglia di mangiarlo, poi sospirò lievemente.
< No che non va tutto bene > realizzò Candace < Cosa succede? È tutt'oggi che sei strana...sembri triste >
Billie scosse la testa, non voleva parlarne ma la più piccola non era certo una che si arrendeva facilmente, così continuando a tampinarla per diversi minuti riuscì finalmente a farla cantare.
Solo in senso metaforico purtroppo.
< Eh va bene > disse Billie esasperata allargando le braccia < Ho paura di tuo padre >
Candace per poco non sputò il succo di frutta contenuto nel suo bicchiere e guardando l'altra incredula le chiese di cosa stesse parlando.
< Ho paura di quello che potrà dire >
< Non sto capendo > rispose Candace sempre più confusa.
< Se parlerà ai miei genitori di ciò che ho fatto oggi c'è la probabilità che non mi mandino al corso > confessò Billie addolorata < Mi avevano già avvertita la volta scorsa e credo proprio che si siano stancati del mio comportamento. Ma io non lo faccio apposta! >
Era successo anche quel pomeriggio, Candace e il signor Bennets erano andate a prendere Billie al corso di danza che frequentava per portarla a casa loro ma arrivando un po' prima avevano assistito ad una spiacevole litigata, le prove infatti non erano ancora finite quando durante l'esecuzione di un balletto Billie aveva distrattamente pestato il piede di una bambina che aveva iniziato ad urlare contro definendola una incompetente.
All'ennesimo " Tu la danza non sai neanche cosa sia! Dovresti darti all'ippica" che le aveva gridato contro la bionda occhi azzurri non aveva più contenuto la sua rabbia e aveva spinto l'altra per terra che spaventata aveva iniziato a piangere chiamando a gran voce qualcuno in aiuto.
Il signor Bennets aveva provato a spiegare a Billie durante il tragitto in macchina che ci sono alternative alla violenza con cui rispondere ma lei aveva trovato quei discorsi profondamente inutili dato che non aveva bisogno di qualcun altro che le facesse la morale, e inoltre era terrorizzata dal fatto che l'uomo potesse raccontare ai suoi genitori l'accaduto, gli stessi che le avevano promesso una lunga e significativa punizione se fossero venuti a conoscenza del fatto che Billie avesse reagito di nuovo con un comportamento aggressivo.
< Stai tranquilla > la rassicurò Candace appoggiando il suo bicchiere e prendendole la mano < Davvero, mio papà non dirà nulla >
< Sicura? > chiese l'altra guardandola, aveva sempre amato i suoi occhi di un azzurro intenso e beffardo e tutti non facevano altre che farle i complimenti ma lei segretamente ammirava quelli di Candace.
Di un color ambra brillante che spesso però assumeva delle consistenti sfumature verdi, i suoi mostravano una certa intelligenza e umanità che in pochi avevano, erano degli occhi gentili, luminosi che sapevano di fiducia e bontà mentre i suoi...be' Billie trovava i suoi un po' troppo provocanti e freddi, a volte addirittura distaccati.
Le facevano paura.
Candace si avvicinò alla più grande e la abbracciò < Non dirà niente > Billie si sentì immediatamente svuotata da tutti i sensi di colpa che si era creata dopo aver commesso quel gesto al corso di danza e stringendo la piccola a sua volta si sentì padrona di una carica di adrenalina e gioia che poche volte prima d'ora aveva sentito.
< Però sono d'accordo con i tuoi genitori > disse Candace sedendosi nuovamente sulla sedia e riprendendo a mangiare la sua merenda che questa volta anche l'altra spizzicò < Non puoi reagire così quando qualcuno dice qualcosa che non ti va bene, sembri cattiva e tu non lo sei, non lo sei per niente anzi...>
< Anzi? > chiese Billie arrossendo lievemente, si imbarazzava sempre quando qualcuno le faceva un complimento ma allo stesso tempo amava essere al centro dell'attenzione e questa duplice e opposta sensazione che la contraddistingueva la rendeva ancora più fragile e tenera.
< Sei buona Billie > disse Candace accarezzandole la guancia e la più grande non potè ignorare il brivido di freddo che le attraversò la schiena, non era abituata a un contatto così affettuoso che provenisse al di fuori della sua famiglia < Ti preoccupi davvero per le persone a cui vuoi bene e mi aiuti sempre quindi, grazie. Anzi farò di più che ringraziarti semplicemente, se ti dessi un consiglio lo ascolteresti? >
Billie annui cercando di trattenere le lacrime per quelle parole che la sua amica aveva appena speso per lei curiosa di sentire cosa avesse da proporle.
< Quando mi arrabbio e proprio sento di non farcela più mi ripeto nella mia testa tre cose che mi fanno felice, ancora e ancora finché i ricordi positivi non distruggono la rabbia e mi tranquillizzano. Quindi dimmi Bil, quali sono tre cose che ti rendono felice? >
Billie ci pensò e senza esitazione rispose < Justin Bieber, i cavalli e...la mia famiglia >
Candace sorrise < Ottimo allora, quando vedi che ti senti scoppiare e proprio stai per esplodere ripeti queste tre cose all'infinito finché non ti sarai distratta dalla situazione che ti fa arrabbiare e riuscirai a controllarti, fidati funziona >
Billie accettò il consiglio e lo mise in atto la volta successiva che si presentò una situazione del genere e con sua grande sorpresa funzionò, ripetendosi quelle tre cose era come se in qualche modo avesse annullato l'effetto negativo dell'ira che adesso riusciva a gestire con molta più facilità.
Un paio di sere seguenti una volta tornata a casa decise di chiamare la sua amica per rivelarle il successo del suo consiglio, stettero al telefono per diversi minuti raccontandosi le proprie speranze e ambizioni.
< Visto che sono riuscita a non urlare addosso a quel bambino oggi posso fare qualsiasi cosa sai? > disse Billie entusiasta ad un certo punto < Ho intenzione di scrivere una lista di tutte le cose che voglio fare, ci stai a farne una insieme? >
< E cosa vorresti scrivere? >
< Beh, punto uno incontrare Justin Bieber, senza dubbio >
< Senza dubbio > ripetè divertita Candace che nonostante non fosse una grande fan del cantante canadese supportava la sua amica in tutto e per tutto.
< Ti immagini incontrarlo? Oddio Cos non ci riesco, non saprei proprio cosa dire e...> Billie si perse un attimo nei meandri della sua fantasia e quando riemerse era più sorridente di prima < Vorrei solo poterlo vedere una volta >
< Succederà > le promise Candace < Ma hai solo quello di desiderio? >
< Oh no, no. Punto due, comprare un topo >
< Che schifo Billie, perché i topi? >
< Perché sono meravigliosi > protestò < con quelle piccole zampettine carine che vorrei tanto stritolare >
Candace allontanò la cornetta dell'orecchio che ormai le si stava assordando a causa della vocina stridula di Billie che tirava fuori ogni volta che parlava con qualche animale, o di qualche animale.
< Punto tre? > domandò la mora per farle cambiare quindi argomento.
< Farmi cacciare da Target >
< Perché mai vorresti che ti cacciassero da quel negozio? Non ha senso. > domandò incredula Candace scuotendo la testa ma sorridendo segretamente a quelle stranezze della sua amica che per tutta risposta emise un verso simile a quello di un cavallo.
< Te sei pazza >
< Oh dai! Dimmi che non hai mai sognato di essere guardata da tutti e considerata una persona pericolosa >
< Billie? Tutto bene? L'altro giorno dicevi che odiavi quando certa gente pensa che tu sia intimidatoria e ora dici questo? >
< Lo sai che cambio parere spesso, non pretenderai mica che io rimanga sempre la stessa persona verso? È bello cambiare nella vita. > replicò semplicemente l'altra come se fosse la cosa più naturale del mondo < Ma andiamo al punto quattro, visitare l'Australia. >
< Non esiste >
< Oh si che esiste, e lo faremo insieme >
< No > ripetè Candace < tutto ma l'Australia no >
< ti farò cambiare idea >
< Io non sono lunatica come te >
< Magari no, però so che ami i canguri > le ricordò Billie sperando davvero che l'altra acconsentisse alla sua idea di andare nell'isola come se avesse già prenotato i biglietti e dovesse partire il giorno seguente.
< È vero, amo i canguri ma odio, odio e straodio i ragni >
Billie le buttò giù il telefono e la richiamò subito dopo.
< E questo cos'era? > chiese Candace tra lo scocciato e il divertito per quella stupida azione che la sua amica aveva appena commesso.
< Te lo sei meritata per aver insultato i ragni, sono degli animali incompresi >
< L'unica cosa incomprensibile qui sei tu Billie >
< Ho detto incompresi non incomprensibili intelligentona, e dai! Ti prego ti prego! Pensa al mare dell'Australia, quelle acque limpide e piene di...>
< Meduse? > completò la frase Candace < Ma poi non mi dicevi proprio l'altro giorno di essere terrorizzata dall'oceano? Ah beh anche qui suppongo che tu abbia cambiato opinione...>
Le due non finirono la discussione perché il signor Bennets chiamò sua figlia la quale, dicendo a Billie che si sarebbe assentata un attimo, lasciò il telefono sul letto e tornando poco dopo con la notizia che quella sera avrebbero mangiato il chili piccante, specialità di suo padre, rimase scioccata.
Dall'altro capo della cornetta una voce angelica stava canticchiando le note di una canzone leggermente familiare, rimanendo in ascolto si accorse che era uno dei pezzi più popolari di Justin Bieber.
< When I met you girl my heart went knock,
knock now them butterflies in my stomach won't stop,
Stop and even though it's struggle,
Love is all we got so we ton' keep,
Keep climbing to the mountain top,
Your world is my world and my fight is your fight,
My breath is your breath when you're hurt. >
Candace si stese sul letto ascoltando Billie cantare, probabilmente era convinta che non ci fosse nessuno dall'altro capo del telefono e invece la più piccola non si stava perdendo neanche una parola, avrebbe voluto interromperla dicendole che era incredibile, che non aveva mai sentito niente come la sua voce e che a tutti i costi doveva lasciarsi alle spalle quella stupida paura di cantare in pubblico perché Finneas aveva ragione: sarebbe davvero potuta diventare famosa, forse non quanto Justin Bieber ma senz'altro qualcuno il cui nome venisse riconosciuto se pronunciato in pubblico.
Ma non disse niente.
E non proferì parola neanche quando Billie le chiese se fosse ancora lì e in seguito al non aver sentito alcuno risposta quando buttò giù.
Rimase semplicemente stesa sul letto rivivendo quel momento, immaginandomi quella voce nella sua testa cantare e cantare ancora quel pezzo finché non ebbe anche lei memorizzato le parole di quella canzone che seppur mediocre era la più bella che avesse sentito, dopo che lei ovviamente l'aveva cantata.
Quella sera Candace non disse nulla a cena e neanche prima di addormentarsi, non voleva infatti sporcare i suoi timpani con qualche altro suono che fosse diverso da quello della voce della ragazza e quando si addormentò sognò di essere insieme a lei nelle acque dell'Australia mentre Billie le cantava una canzone che aveva scritto pensando a lei.

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