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Aveva smesso di piovere su Providence e il clima si era fatto meno umido, il rumore della folla era assordante e si sentiva perfino dall'interno del camerino mentre Billie si guardava allo specchio sorridendo appena alla sua immagine riflessa.
Settembre era arrivato e con esso le date nell'estremitá Nord orientale degli Stati Uniti, stava tutto procedendo come aveva sperato, ogni concerto era più bello del precedente e le sue prestazioni miglioravano, ogni volta i fan sapevano stupirla sempre di più e le scaldavano il cuore allontanandola da quel dolore che ogni singolo giorno cercava di divorarla dall'interno.
Billie era sempre stata diversa da Candace sotto questo punto di vista, quando si presentava un problema infatti aveva la straordinaria capacità di incanalare tutte le frustrazioni e delusioni in qualcosa che servisse a farla migliorare esattamente come aveva fatto in quel periodo.
Quante canzoni nuove aveva scritto in quelle notti di pianto e dolore, quante rime, strofe, ritornelli e musiche era riuscita a creare partendo proprio da quel sentimento di desolazione.
Poi nel corso del tempo era riuscita persino a sorridere veramente senza costringersi a farlo per fingere di apparire felice, lo era davvero anche se magari per brevi attimi, era un crescendo, ogni giorno andava meglio e più le sere passavano meno incubi si presentavano.
Tralasciando quelle telefonate che aveva ricevuto da Candace in una notte di luglio e che l'avevano distrutta facendola ricadere in un limbo di disperazione stava davvero cercando di fare il suo meglio per lasciarsi alle spalle quella storia.
Non aveva mai risposto a quegli urli disperati della ragazza sperando con tutto il suo cuore di dimenticarsi prima o poi quelle parole di odio che lei le aveva rivolto, avrebbe voluto chiamarla anche solo per sapere se fosse arrivata a casa quella notte dopo la guida da ubriaca durante la quale le aveva registrato quei messaggi ma sapeva che se lo avesse fatto avrebbe finito con l'urlarle in faccia pregandola di non autodistruggersi come stava facendo e sarebbero finite per litigare.
Di nuovo.
E non ne aveva voglia.
In genere prima di un concerto la sua testa non era mai altrove, la concentrazione era estrema e la dedizione che aveva nei confronti del suo lavoro riusciva a superare qualsiasi tipo di problema personale che potesse presentarlesi ma quella sera non riuscì a fare lo stesso.
Sapeva perfettamente quale fosse il motivo anche se aveva cercato di ignorarlo e alzandosi dalla sedia del suo camerino aprì la porta cercando l'uscita, aveva bisogno di prendersi una boccata d'aria oppure sarebbe finita per impazzire.
Senza farsi vedere uscì dalle scale antincendio promettendosi di rientrare in pochi minuti, non poteva infatti assentarsi troppo altrimenti se qualche membro dello staff avesse visto la sua mancata presenza avrebbe dato di matto così trovandosi finalmente fuori dall'enorme edificio si sedette sul freddo e duro metallo che costituiva l'impalcatura.
Guardando quelle strade fredde e vuote che si trovò davanti si ricordò di quelle notti in cui con Candace discuteva sul fatto di uscire a visitare le città dopo i suoi concerti, quanti progetti avevano e quante ambizioni.
Alla fine anche loro avevano dovuto fare i conti con quei sogni irrealizzabili e anche se da piccole credevano di non poterli raggiungere per motivi diversi da quelli che poi li avevano realmente ostacolate alla fine non si erano comunque concretizzati, lei infatti era lì da sola e nessuno l'avrebbe baciata prima di andare a dormire, nessuno le avrebbe detto di amarla o accompagnata a visitare Providence di notte.
Scosse la testa, sapeva che quella tappa del tour sarebbe stata diversa ma non pensava che le avrebbe fatto nascere così tanta malinconia eppure Billie non poteva fare a meno di chiedersi se Candace fosse lì.
Chissà se avesse camminato in quella stessa strada per andare all'università quella mattina, chissà se avesse mai provato o le piacesse la pasticceria che si trovava davanti a lei che ormai aveva spento tutte le luci e tirato le serrande e chissà se alla fine avesse deciso di accettare quella borsa di studio alla Brown.
Se lo aveva fatto allora non c'erano dubbi, Candace era lì da qualche parte probabilmente chiusa in casa a studiare per gli imminenti esami o magari tra le braccia di qualcuno che aveva saputo essere meno egoista di lei.
Rabbrividì a quell'ipotesi e si diede della stupida, lei non era più compito suo, non doveva preoccuparsi se tornava ubriaca la sera guidando verso casa e non doveva più interessarsi dei programmi futuri della sua vita, che infatti la più piccola avesse o meno accettato quella borsa di studio che da anni sognava non erano affari suoi.
Decise a malincuore di rientrare, non si sentiva in forma quella sera e le dispiaceva per tutte quelle persone che entusiaste erano venute a vederla così sforzandosi di apparire anche lei felice e spensierata pochi minuti dopo fu pronta per salire sul palco.
Luci.
Urla.
Musica.
Accordi della chitarra acustica.
La scaletta era chiara, la prima canzone di apertura doveva essere Bad Guy ma non si sentiva affatto in vena.
In genere le apparizioni al pubblico le apriva sempre cantando un pezzo carico che facesse esaltare la folla ma sapeva con tutte le sue certezze che se ci avesse provato in quel momento non avrebbe retto il colpo.
Come poteva saltare da una parte all'altra del palco quando ancora aveva un conto in sospeso con quella città?
Comunicò le sue intenzioni a Finneas che prima di farla salire avvertì il suo staff, era trattata come una principessa e infatti quello che dall'esterno poteva essere visto come un capriccio venne immediatamente ascoltato e eseguito.
Una leggera e malinconica melodia passò dalle corde della chitarra di suo fratello alle enormi casse posizionate tutto attorno all'arena in cui si stava tenendo il concerto e non appena la folla comprese quale canzone appartenesse a quelle note emise un grido di eccitazione che si prolungò e incrementò nel momento in cui Billie stessa fece il suo ingresso sul palco.
Voleva sorridere al suo pubblico ma non lo fece.
Si limitò a prendere in mano il microfono e sussurrando le parole del testo chiuse gli occhi assentandosi da ogni cosa.
Si trovava a casa di Candace in quel momento.
Aveva dodici anni ed era seduta sul suo letto.
Le palpebre serrate come era sempre solita tenere dato che gli sguardi della sua amica la terrorizzavano.
Gli sguardi di tutti in realtà, non riusciva a cantare davanti a qualcuno che non fosse la sua famiglia.
Avrebbe potuto sorridere al pensiero che invece adesso si trovava di fronte a migliaia di persone ma al contrario una lacrima scivolò lungo il suo viso.
Era stata Candace ad aiutarla a superare la sua paura.
Era stata Candace a farle credere in sé stessa ancora più di quanto la sua famiglia facesse.
Ed era stata Candace a regalarle la vita che aveva adesso.
La fama, le sue canzoni, il pubblico, i fan.
Nessuna di queste cose sarebbe esistita se non l'avesse obbligata a cantare davanti a lei e poi ad iscriversi a quello stupido coro della chiesa.
Eppure adesso lei non era lì, non era lì a dirle quanto fosse fiera, non era lì a incoraggiarla e non sarebbe stata lì neanche dopo quando finito il concerto sarebbe tornata a casa.
Vedeva solo nero davanti a sé e immaginando di riaprire gli occhi e trovarci una Candace di dieci anni che l'avrebbe guardata con aria estasiata e meravigliata si diede la forza per continuare e mentre le dita di Finneas producevano gli accordi della canzone Billie prese un grosso respiro iniziando a cantare.
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Look at you needing me
FanficQuesto libro non parla di un amore proibito. Candace e Billie non sono mai state obbligate a non amarsi, nessuno ha mai impedito loro di vedersi o imposto di provare sentimenti. Questo libro parla di due ragazze che hanno dovuto lottare contro chi o...