Capitolo 55

176 17 4
                                    

< Ti fa ancora male? > domandò Billie porgendole un nuovo sacchetto colmo di ghiaccio appena tirato fuori dal freezer mentre prendeva quello vecchio ormai sciolto per gettarlo via.
Candace sospirò < Per la centesima volta. Si >
< No davvero io...sono troppo dispiaciuta io...non mi é mai successo...> la più grande appoggiandosi sulla sedia a dondolo del suo giardino che aveva occupato fino a poche ore prima tentò di giustificarsi invano.
< Lo so che non sei così di solito > la rassicurò Candace appoggiando la borsa del ghiaccio sullo zigomo fin troppo rosso e gonfio < Non hai bisogno di dirmelo >
Da quando Billie aveva insistito per portarla a casa sua per medicarla e scusarsi del gesto che aveva fatto l'unico argomento di conversazione era stato proprio quello schiaffo.
Il vento soffiava leggermente spostando le foglie del grosso salice davanti a loro e cercando di parlare piano per evitare di svegliare la famiglia di Billie, che senz'altro stava dormendo ormai da ore, Candace si sentì in dovere di confessarle una cosa < E se proprio ci tieni a saperlo non è questo che mi fa più male >
< Hai sbattuto la testa prima? È quello che ti fa ancora più...>
< No > rise Candace interrompendola < Non è perché sono caduta >
Billie aspettò una spiegazione ma non arrivò.
Candace si incantò a fissare un punto vuoto che senz'altro nella sua mente avrebbe dovuto avere uno specifico significato, non venne però interrotta dalla più grande che paziente aspettò che la mora trovasse le parole per esprimersi.
< Non mi ricordo quasi nulla di quello che è successo negli ultimi mesi > ammise alla fine dopo interminabili minuti di silenzio, la voce era grave, pesante e con una leggera nota di malinconia che fece capire a Billie quanto fosse importante per lei parlare di quell'argomento, così decidendo di non interromperla la più grande prese posto nel dondolo incrociando le gambe mentre stringeva tra le mani il sacchetto del ghiaccio ormai tiepido.
< Ho dei ricordi sfocati > continuò Candace senza mai guardarla negli occhi < Spesso appari tu, ma quando ti vedo so che non sei reale, eppure sembri così vera...>
La piccola si passò una mano tra i capelli spostandosi diverse ciocche dal viso e liberando anche una porzione del collo fece involontariamente notare a Billie dei succhiotti che le ricoprivano la metà della pelle scoperta.
< Non dormo bene da un sacco di tempo > disse sospirando < Mi sveglio sempre a causa di improvvisi conati oppure molto spesso la persona che è nel letto con me si alza per andarsene in piena notte e non riuscendo più a prendere sonno mi ritrovo alle quattro del mattino sola sotto le coperte a fissare il soffitto chiedendomi se domani sarà un giorno migliore >
< Perché mi racconti queste cose? > domandò Billie dilaniata dalla notizia che l'amore della sua vita condivideva il letto con altre persone, nonostante lo sapesse già infatti ogni volta che ne aveva la conferma si sentiva soffocare.
< Per farti capire che tra tutti i mali che ho, lo schiaffo che mi hai dato è solo la punta dell'iceberg > rispose prontamente, nonostante anche quella sera avesse bevuto parecchio si sentiva la mente meno annebbiata del solito, forse perché aveva ingollato un litro di acqua appena arrivata a casa di Billie oppure perché trovandosi di fronte a lei non aveva alcun motivo di rifugiarsi nell'alcol per cercare un mondo migliore quando quel mondo che disperatamente cercava da mesi lo aveva davanti.
< Se vuoi farmi pena sappi che non sta funzionando > fredda e impassibile la ragazza più grande si strinse nel suo giubbotto controllando l'orario dal suo telefono.
4:27
< Non è quello che sto cercando di fare > sussurrò Candace mortificata e dispiaciuta dal fatto che l'altra la ritenesse una persona capace di commiserarsi e ricercare attenzioni < Volevo solo parlare un po' >
< Penso che tu abbia perso il diritto di poterlo fare quando hai iniziato a non avere più alcuna considerazione per te stessa >
Silenzio.
Candace si alzò.
< Penso che andrò a casa >
< Tu non hai una casa > la fulminò Billie seguendo i suoi movimenti.
< Poco importa, non voglio restare dove non sono gradita >
< Ma si che lo sei...>
< No > sentenziò < Sono qui solo perché la tua rabbia ha preso il sopravvento e spinta dal senso di colpa hai voluto fare un gesto carino, ti ringrazio davvero ma credo che sia ora di...>
< Tornare in discoteca? > la interruppe Billie inviperita < Perché ti fai questo? >
< Non voglio litigare >
< Neanche io, perché pensi che ci siamo lasciate? >
Silenzio.
< Toglimi una curiosità > disse Candace dopo un po' < Perché mi stavi cercando questa sera? Non dirmi che eri in quella discoteca casualmente perché non me la bevo >
< Non è così infatti > confessò Billie e guardando la mora portarsi una mano sulla fronte per cercare di alleviare un'intensa fitta alle tempie deglutì < Ho parlato con Keith >
Candace sgranò gli occhi e perdendo l'equilibrio finì sul pavimento spostando con il suo corpo il tavolino in vimini sistemato sulla terrazza, la ragazza dai capelli verdi non la aiutò a rialzarsi aspettando che ci riuscisse da solo ma così facendo assistette ad uno spettacolo pietoso.
La piccola cercava di mettersi sulle sue gambe applicando una leggera forza con le braccia che però troppo deboli e sconnesse dal resto del corpo non riuscirono a compiere il suo volere, così rimanendo seduta riprese a parlare.
< Non pensavo parlassi con Keith >
< Infatti non ci parlo >
< E allora...? >
< Dato che esistono i telefoni mi ha chiamata > spiegò Billie con un tono ironico < E sai cosa mi ha detto invece che "Auguri di buone feste"? >
< Perché mi aspetto che ciò che stai per dire mi metterà in cattiva luce? > chiese Candace scuotendo la testa senza poter però ovviare a quella situazione.
< No ma assolutamente, d'altronde succede a tutti di ricevere una chiamata in cui un ragazzo che, nonostante tu lo abbia visto si e no due volte e al quale hai anche rotto il naso in un raptus di gelosia, ti implora di andare a parlare con quella che ora è la tua, e sua, ex ragazza dato che si sta autodistruggendo >
< E Bla bla bla > le fece il verso l'altra < Non fa così una strofa di una tua canzone? >
Billie contrasse la mascella.
< A te non frega proprio un cazzo di quello che dico, vero? >
Candace tentò nuovamente di alzarsi provando un nuovo approccio questa volta, facendo leva con il corpo provò ad appoggiare il bacino sul dondolo che però spostandosi avanti e indietro senza conferirle una base stabile la fece fallire nel suo intento.
< Guardati cazzo! Non riesci ad alzarti! > gridò Billie senza pensare al fatto che i suoi genitori e Finneas stessero dormendo a pochi metri da loro < Sono venuta a cercarti proprio per questo motivo, non posso vederti in queste condizioni Candace, ho davvero bisogno che torni in te >
Finalmente la piccola riuscì a mettersi sulle sue gambe e fronteggiando l'altra la guardò negli occhi regalandole uno sguardo truce < Certo, adesso che me lo hai chiesto lo farò >
La Candace che Billie conosceva era buona, leggermente timida e malinconica ma con un fuoco dentro capace di bruciare e illuminare qualsiasi periodo buio che la vita avrebbe potuto farle incontrare.
La Candace che conosceva lei si svegliava durante la notte per assicurarsi che Billie fosse sufficientemente coperta e che la finestra fosse chiusa per evitare che lei, di salute sempre un po' fragile, potesse ammalarsi a causa del gelo invernale.
La Candace che conosceva lei molto spesso aveva paura a mostrare la sua felicità per timore che le persone dall'altra parte stessero affrontando un brutto periodo e vedessero nella sua gioia una provocazione.
La Candace che conosceva lei chiedeva scusa quando facendo l'amore mordeva la sua pelle con troppa intensità o la baciava con troppa foga.
La Candace che conosceva lei si imbarazzava quando qualcuno la guardava e diventava rossa se i curiosi occhi di Billie la cercavano.
Questa Candace non aveva nulla a che fare con la ragazza di cui lei si era innamorata.
Questa Candace era fredda.
Glaciale.
Ironica.
Provocatoria.
Non aveva amor proprio.
Non pensava.
Non viveva di conseguenze ma solo di presente.
E soffriva.
Soffriva più che mai.
Così Billie glielo disse, glielo disse con la voce roca e lo sguardo sconsolato, il tono afflitto e il bisogno di comprensione che solo un disperato potrebbe manifestare < Perché ti fai del male? >
< Perché se non lo facessi starei anche peggio > confessò Candace bevendo l'ultimo sorso di acqua presente nel suo bicchiere,
< Non è vero! >
< Si che lo è, non hai idea di come siano stati i primi giorni senza di te Billie, mi sembrava di soffocare ripensando a tutto quello che eravamo state e dovevamo essere. Almeno in questo modo non ho tempo e possibilità di pensarci. >
La più grande scosse la testa disapprovando ogni singola parola pronunciata dalla ragazza < E quindi cosa pensi di fare? Spingerti oltre fino al limite? Rovinarti gli anni migliori della tua vita, quelli in cui potresti costruirti un futuro solo perché una ragazza ti ha lasciata? >
< Tu non eri una ragazza > sussurrò Candace guardando, con le lacrime agli occhi, le sue iridi color oceano < Tu eri la ragazza. L'unica che volessi e che vorrò mai >
Billie sorrise grata di quelle parole ma poi si ricompose immediatamente e parlò di nuovo con voce grave < Le situazioni cambiano e anche le persone, tu nei sei la prova. Chi pensava che saresti diventata così? Un essere freddo e insensibile che ascolta solo sè stesso e si nutre di dolore autoalimentandosi di esso? >
< Tu proprio non capisci > disse esasperata Candace facendo qualche passo verso di lei.
< Cosa? >
< Non ti ricordi quella sera in Florida? Poco prima che tu mi dicessi che mi amavi da sempre e mi avresti amato per sempre...> quelle ultime parole le lasciarono l'amaro in bocca e prima di riprendere a parlare fu costretta a tossire per scacciare quel piacevole sapore di felicità che sapeva darle il passato < Beh ecco, io dissi che avevo voglia di te costantemente, da ubriaca, da fatta ma soprattutto da sobria, ti ricordi? >
Ovvio che si ricordava.
Si ricordava anche il preciso contesto in cui aveva pronunciato quella frase.
Lei aveva avuto paura che Candace la volesse solo perché era sotto l'effetto di stupefacenti e era spaventata dal fatto che il giorno dopo si sarebbe potuta pentire di tutto, quando lei confessandole quelle parole le aveva fatto capire il contrario.
< Vale ancora la stessa cosa > riprese Candace annullando quasi del tutto le distanze tra loro < Se sono sobria la voglia che ho di te mi uccide, non mi fa respirare, è asfissiante e per placare un po' quel sentimento di...definirlo semplicemente dolore è riduttivo...quel sentimento di desolazione totale, di vuoto e di perdita, io bevo >
Billie deglutì fissando il viso della piccola pericolosamente vicino al suo, sentì un vuoto nello stomaco quando poi lei avvicinò una mano al suo volto sfiorandole la mascella definita e le farfalle spiccarono il volo quando appoggiò le labbra sulle sue.
Bocca contro bocca.
Il suo sapore era diverso ma ricordava comunque i vecchi tempi nonostante adesso una nota spiccata di tabacco coprisse il dolce miele di cui sapevano le sue labbra.
Billie odiava quel sapore.
Odiava il fumo, chi fumava e chi puzzava di sigarette ma mentre la baciava si scoprì ad amarlo.
La sua bocca.
I suoi respiri.
La sua pelle.
La felicità.
Tutto durò poco.
< No > sussurrò Billie spingendo delicatamente il suo corpo lontano da lei < Ci siamo fatte abbastanza male >
< Smettila di dire stronzate > la riprese < Ho sempre odiato chi dice questa frase, ci siamo fatte abbastanza male? Che ipocrita che sei! >
< Ipocrita? >
< Si, ipocrita! Perché prima mi dici che devo andare avanti e smetterla di soffrire, poi però mi precludi l'unica cosa che mi farebbe stare meglio. Mi precludi il poter baciare te >
< Lo faccio perché non provo più quello che provavo prima > le disse spiazzandola ma solo per farla smettere di parlare.
Mentiva.
Lo sapeva.
Tanto quanto era consapevole del fatto che se quella serata avesse ceduto le cose tra loro non sarebbero cambiate.
Avrebbero rifatto l'amore e si sarebbero riamate, ma poi?
Poi il giorno dopo sarebbero tornati i problemi.
Gli stessi che le avevano fatte piangere, gli stessi che le avevano fatte litigare, gli stessi che le avevano fatte lasciare, loro non se ne erano andati, in tutto questo tempo erano rimasti nascosti ad aspettarle ma Billie questa volta non voleva farsi trovare impreparata.
< Non ti amo più >
Le disse chiaramente quella bugia cercando di convincere forse più sè stessa che Candace.
La piccola crollò.
Nulla di drastico.
Non urlò, non imprecò, non cadde, non svenne o qualsiasi altra cosa eclatante che avresti potuto immaginare, semplicemente i suoi occhi si spensero.
Quegli occhi in genere inondati di una luce verde così viva e intensa adesso non splendevano più, non riflettevano le luci di natale appese alle pareti e non comunicavano nulla se non apatia più totale.
< Volevo vederti questa sera solo per dirti che c'è gente che tiene a te e devi pensare anche a loro > concluse Candace cercando di dare un senso a quella serata che era stata ricca di sofferenza per entrambe < Devi andare avanti Cos, lo devi fare per te stessa e per chi ti ama >
< Chi mi ama > ridacchiò tristemente Candace < Bene elenchiamo le persone che dovrebbero amarmi. >
La piccola alzò un dito < Beh mio padre > per poi riabbassarlo immediatamente < ma mi ha cacciata di casa e se posso essere sincera ha fatto anche bene, quale figlia farebbe ciò che ha fatto sotto al suo tetto sperando di rimanere impunita? Mia madre beh...hai bisogno che te lo dica? Poi vediamo...mi rimanevi tu Billie ma mi hai appena detto che l'amore infinito che mi avevi promesso in realtà è scomparso quindi...>
Il cuore della più grande si spezzò definitivamente annunciando il tramonto della sua esistenza con un sonoro crack.
< Candace fallo per me >
< Non mi ami >
< Non importa > la implorò chiedendosi se tutto ciò che stava facendo valesse davvero la pena < Sai che non importa, rimarrai per sempre la mia persona preferita ma dobbiamo finirla qui. Il mondo è grande e le opportunità sono tante. Ti scongiuro non rimanere vincolata all'idea di me, fuori ci sono persone molto più interessanti di una ragazzina dai capelli verdi che è stata fin troppo fortunata nella vita >
< Fortunata? Tutto ciò che hai te lo sei meritato >
Billie sorrise.
Intendeva fortunata ad aver conosciuto lei, ma non glielo disse.
Trascorsero altri minuti in religioso silenzio e poi Candace parlò per l'ultima volta.
< Me ne devo andare allora >
< E dove? > domandò Billie con gentilezza.
< Non lo so, qualcosa troverò > fu forse quello il primo vero sorriso che la piccola esibì in tutta la serata? Sembrava molto simile a quello della vecchia e spensierata lei.
La ragazza dai capelli verdi vide Candace allontanarsi dal suo portico alle cinque di mattina, i capelli scuri che si confondevano con il cielo nero e la camminata un po' barcollante che si impegnava ad assomigliare a quella di una persona sobria.
Credeva di star dicendo addio per sempre a quella ragazza, credeva che quella notte sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbe visto Candace Bennets ma si sbagliava.
Boston, Massachusetts, 2021.
Due anni dopo ad essere cambiato non era solo il loro taglio di capelli, ma molte cose, moltissime cose, mentre altre non lo erano per niente.

[ Angolo autrice ]

Questo è l'ultimo capitolo della prima parte della storia :)

Ci terrei molto a sentire le vostre opinioni fin'ora.

Quindi se avete consigli sullo stile di scrittura o per la trama sarò ben felice di ascoltarli.
Lo stesso vale se invece volete solo scrivere cosa vi è piaciuto fino ad adesso, sappiate che ogni commento mi rende incredibilmente felice.❤️🥺

Look at you needing meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora