Capitolo 58

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4 mesi dopo

[ Candace ]

L'inverno è appena iniziato, quel periodo che molti disprezzano caratterizzato da un freddo glaciale che si insinua nelle ossa e mentre l'abbronzatura duramente conquistata durante l'estate si affievolisce le giornate diventano mano a mano più brevi lasciando spazio al protagonista di questa stagione.
Il buio.
Una vera fortuna perché la notte è il mio momento preferito.
Al contrario tuo, ricordi quando mi confessasti che ne avevi paura?
Ho riso molto dopo averlo saputo soprattutto perché l'idea che davi di te era quella di una ragazza oscura un po' depressa, e forse non eri felice, forse non lo sei mai stata quando stavamo insieme perché io ricordo raramente di aver visto lo stesso sorriso che ti ho notata sfoggiare con orgoglio mesi fa alla festa del tuo nuovo ragazzo.
Adesso sembri stare bene, non ne ho la certezza perché ti ho chiesto di andartene dopo che ci siamo rincontrate senza avere la minima intenzione di conoscere quella nuova te ma come potevo ignorare tutti i progressi che avevo fatto negli ultimi due anni?
Mi fa quasi ridere parlare di progressi adesso perché mi sento come se si fossero vanificati tutti.
Non c'era bisogno che mi parlassi o che io e te riprendessimo a vederci per distruggere ogni miglioramento che ero riuscita a conquistare.
Non mi venivi più in mente ma adesso sei di nuovo la protagonista dei miei sogni e la persona a cui penso quando il mio ragazzo mi bacia.
Sono rimasta più che sorpresa quando pochi mesi dopo averti detto di nuovo addio ho trovato un pezzo di te anche nella posta ma non leggerlo é stata la mia muta protesta.
Un modo per farti capire che sono seria, che io voglio andare avanti, voglio dimenticarti e ce la stavo facendo quindi non ho alcuna intenzione di arrendermi.
Ogni fottuto giorno ho combattuto contro me stessa implorandomi di non aprire la lettera che mi hai inviato poco prima che finisse l'estate, lottavo tra il desiderio di leggerla e di sbarazzarmene, che sarebbe certamente stata la cosa migliore, ma come avrei potuto fare?
Oggi però è un giorno particolarmente freddo e Boston non è come Los Angeles che anche quando é inverno il cielo si colora di azzurro e le palme proiettano la loro ombra sui verdi prati, qui tutto è scuro, ancora più scuro e insapore da un paio di mesi ma non ho certo sprecato tempo a chiedermi il perché.
Lo so già.
Non è stato difficile prendermi un paio di settimane di ferie d'altronde Kendall sa che non riesco a lavorare nel migliore dei modi se non sono concentrata e da quando sei riapparsa nella mia vita Billie, anche se solo per un paio di giorno, non sono più riuscita a concentrarmi, la mia testa è sempre proiettata a cercare di indovinare cosa ci potrà mai essere scritto in quel foglio bianco e immacolato che la busta che mi hai spedito contiene.
È un messaggio minato ad offendermi?
Insultarmi?
Denigrarmi?
Potresti benissimo averlo fatto dato che ho respinto la tua idea di farmi reintrodurre nella tua vita.
Ma tu non sei così.
Potrebbe quindi essere una lettera in cui ti scusi?
Oppure vuoi informarmi di qualcosa di importante e urgente?
Spero non sia quest'ultima opzione perché sono un paio di mesi in ritardo.
La pioggia scende silenziosa sulle strade di Boston, le vetrate davanti alla mia scrivania si bagnano appena conferendo al mondo un'immagine sfocata.
È tutto più bello da qui dentro sai?
Ho passato giorni a immaginare a cosa stessi facendo, ore intere trascorse a domandarmi con chi fossi e a chi stessi pensando ma l'unica risposta che ricevevo era il silenzio e quella lettera che però rimaneva muta dato che non ho mai avuto il coraggio di aprirla e farla parlare.
Fino ad oggi.
Oggi che è un cattivo giorno anche per gli ottimisti.
Non ho bisogno del tagliacarte, rimuovo delicatamente il sigillo di cera che avevi impresso sorridendo all'idea di pensarti concentrata a chiudere in quel modo così antico e inusuale una lettera quando bastava letteralmente comprarne una che avesse la chiusura con il nastro adesivo.
Mi ripeto che lo sto facendo per poter poi essere in pace con me stessa e lasciarti andare per sempre ma le mie mani tremano appena quando rimuovo il foglio bianco che contiene le tue parole.
La tua scrittura appena un po' storta in stampatello minuscolo mi ricorda i tuoi confusionari appunti su quel diario che trattavi come se fosse un figlio, quello su cui scrivevi tutto, ogni singolo pensiero e sentimento che provavi.
Sai non l'ho mai detto a nessuno ma pochi giorni dopo che ci eravamo lasciate avevo bevuto più di quanto sono disposta ad ammettere adesso e completamente ubriaca sono arrivata fino a casa tua, volevo vederti e insultarti, vomitarti addosso tutto il dolore che stavo provando ma tu non c'eri.
Ho forzato la finestra per entrare in camera tua, non mi sorpresi di essere in grado di farlo anche in quelle condizioni perché d'altronde ogni settimana della mia vita l'avevo trascorsa in quella stanza, tra quelle quattro mura, sotto quelle calde coperte e non mi sarei mai potuta dimenticare come accederci, neanche da sbronza.
Mi sembrava tutto più freddo e sbagliato senza di te eppure ogni cosa era rimasta uguale.
I poster sbiaditi appesi alle pareti, il disordine costante che non riuscirai mai a contenere, i tuoi vestiti che riempivano la sedia lasciando l'armadio completamente vuoto, mi sono fatta strada tra la biancheria intima e scarpe spaiate abbandonate sul pavimento senza sapere bene cosa fare, forse mi sarei dovuta stendere sul letto ad aspettarti o forse avrei voluto fare qualcosa di stupido come ribaltarti il comodino o creare ancora più confusione giusto per ripicca, ma l'unica cosa su cui mi riuscì a concentrare fu quel diario.
Tornai un attimo in me vedendo la sua copertina nera opaca e mi stranì al pensiero che tu ovunque fossi in quel momento non lo avessi portato con te, era la tua ombra, in quelle pagine ormai non più tanto bianche ci avevi rinchiuso il tuo cuore e io che non avevo mai avuto il permesso di leggerlo mi avvicinai per prenderlo.
Mentre lo stringevo tra le mani sapevo cosa avrei dovuto fare, sapevo qual'era il tuo volere, sapevo che mai al mondo avresti permesso che lo leggessi me lo avevi ripetuto più e più volte ma in quel momento ero furiosa con te e se avessi potuto fare qualcosa che ti avrebbe dato fastidio non ci avrei pensato due volte.
Così lo aprì.
E piansi.
Passai minuti interi a sfogliarlo allibita, in quegli attimi mi sono sentita devastata perché realizzai di non averti mai capita davvero.
Avevi una sofferenza dentro che non proiettavi mai su di me, su chi ti stava attorno, sui tuoi pensieri e sogni, avevi una sofferenza che rimaneva silenziosa e forse ti condizionava le giornate ma non me l'hai mai manifestata e infatti per tutto quel tempo ho sempre creduto che tu stessi bene quando evidentemente non era così.
Ogni pagina, ogni lettera, ogni disegno gridava dolore.
Gridava paura.
Terrore.
E poi arrivò la parte peggiore, nella copertina del diario c'era una piccola tasca che in genere viene utilizzata per inserirci all'interno promemoria o segnalibri ma nella tua non c'era nulla di simile.
Una lametta immacolata e decine di cerotti mi fissavano come disgustati perché anche loro sapevano che era colpa mia.
Appena li ho visti ho urlato.
Lo facevi davvero?
Tu ti...ti tagliavi?
Da quando?
Perché io non avevo mai visto nulla di simile sui tuoi polsi eppure le prove erano lì a giudicarmi gridandomi quanto fossi colpevole per non essermene accorta prima.
Ho sbagliato, mi sono comportata da egoista e non solo negli ultimi giorni della nostra storia o negli ultimi mesi dopo che ci eravamo lasciate, mi sono comportata da egoista ogni singolo minuto da quando ci siamo conosciute perché solo un egoista non si sarebbe accorto della depressione in cui annegavi giorno dopo giorno, minuto dopo minuto.
Eri un mistero.
E sei un mistero.
Ma adesso devo svelarti.
Così per eliminare quel tuo ultimo enigma mi accingo a leggere quella lettera che sa proprio di te.

Look at you needing meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora