La mattina dopo Candace si trovava in quel Caffè cercando di allungare il collo per scorgere quel misterioso ragazzo biondo oltre il bancone, aveva trascorso l'intera sera precedente a cercare di non avere un crollo psicologico a causa di Billie provando a scrivere al numero che il barista le aveva lasciato sulla tazza ma inutilmente, non era riuscita a inviare quel fatidico "Ciao" che avrebbe probabilmente comportato l'inizio di una nuova storia ma allo stesso tempo la fine di un'altra.
Così aveva deciso di recarsi direttamente sul posto per non dover essere lei a fare la prima mossa, non l'aveva mai fatta in tutta la sua vita quindi non aveva la minima idea di come si dovesse comportare, per lei era molto più semplice stare ferma immobile aspettando che gli avvenimenti la investissero piuttosto che cercare di controllarli.
Dopo circa un'ora di attesa lo vide entrare dalla porta sul retro, cambiarsi velocemente indossando quel simpatico grembiule nero e assumere quell'espressione di cordialità che sempre aveva quando si rivolgeva ai clienti, ci mise un attimo per accorgersi della presenza della ragazza e sorridendole sfoggiando un perfetto sorriso bianco le si avvicinò.
< Allora Candace! Pensavo di averti spaventato scrivendoti il mio numero settimane fa! Non ti sei fatta più viva >
La ragazza mora ebbe un lieve sussulto < Come fai a sapere il mio nome? >
Il ragazzo rise leggermente < Ti ho servito diverse volte ricordi? E ogni volta che l'ho fatto dovevo segnare il tuo nome sul bicchiere altrimenti non avrei saputo a chi darlo così...l'ho imparato. >
Candace arrossì dall'imbarazzo per aver pensato a chissà quale cospirazione e abbassando lo sguardo si scusò ma il ragazzo non sembrava per niente offeso, anzi al massimo compiaciuto.
< E poi se posso aggiungere, un nome come il tuo non si scorda facilmente >
< Come? > chiese l'altra senza capire.
< Candace > scandì lui < Deriva da Kandake, il titolo ereditario delle regine etiopi, menzionato negli Atti degli Apostoli. Proveniente dalla parola kushita kdke, che significa regina madre >
La mora questa volta non si vergognò affatto a spalancare la bocca dallo stupore pensando che il ragazzo che aveva di fronte era sicuramente più strano di lei < Ma ti sei imparato la pagina di Wikipedia sul mio nome oppure sei un fanatico religioso? >
Il biondo rise ancora contagiando anche lei in quel momento di ilarità < Nessuno dei due, in realtà studio filologia americana e tra le varie discipline c'è anche quella che tratta l'etimologia dei nomi >
< In che università studi? >
< Alla LA Philology College > disse fiero il ragazzo < tu invece? Non vai più al liceo giusto? >
< Lo chiedi perché vuoi sapere se sono troppo piccola per uscire con te? >
Furono le guance del ragazzo quelle che adesso si colorarono di rosso e portandosi una mano dietro la nuca per grattarsi i capelli imbarazzato scosse la testa cercando una giustificazione.
< No io eh...>
< Tranquillo, frequento anche io il college > gli disse senza però menzionare il fatto che anagraficamente sarebbe dovuta essere ancora al liceo e che soprattutto in realtà al college si sarebbe dovuta ancora iscrivere.
L'altro trasse un sospiro di sollievo e poi le porse la mano < Io sono Keith, Keith Davern >
< Piacere Keith Davern > disse la ragazza accettando la stretta e sorridendo al fatto che quasi tutti si presentassero sempre per nome e cognome come se fossero in un qualche tipo di missione militare e dovessero rivelare le proprie generalità < Come già sai io sono Candace Bennets >Era seduta nei camerini di uno dei negozi più alienanti di tutto il centro commerciale aspettando che Emma provasse l'ennesimo vestito quando spedì il primo messaggio a Keith.
Candace:
- Hey fanatico religioso! Se non sono troppo piccola per chiedertelo mi sapresti dire un giorno in cui sei libero?
Appena inviato Candace tentò immediatamente di cancellarlo, lo trovava stupido e infantile, esattamente il tipo di messaggio che un maturo universitario non avrebbe apprezzato ricevere.
Ormai però non poteva cancellarlo così torturandosi i successivi trenta minuti continuò ad aggiornare la pagina nella speranza che il ragazzo le rispondesse finché non ricevette una chiamata.
Forse fino al giorno prima avrebbe fatto salti di gioia nel vedere quel nome apparire sul suo schermo ma dopo i recenti sviluppi non aveva voglia di parlare con Billie così ignorò la prima chiamata, e anche la seconda, persino la terza finché alla quarta Emma uscì dal camerino mezza svestita gridandole di rispondere dato che stava infastidendo tutti.
La ragazza non aveva tutti i torti così Candace anche se a malincuore accettò la chiamata e rimase in ascolto.
< Ti disturbo? > la voce di Billie era tornata quella serena e ironica di sempre, una persona completamente diversa rispetto a quella del giorno prima.
< Si > rispose fredda la più piccola che non aveva più intenzione di farsi trattare come il suo burattino, o per lo meno ci avrebbe messo tutte le sue forze per evitarlo.
< Ah, scusa Cos, volevo solo parlarti...>
< E per dirmi cosa? >
< Beh ecco, è importante > sussurrò Billie rimarcando l'ultima parola così, pensando che magari la più grande avrebbe voluto discutere della loro situazione, Candace acconsentì a vederla quel pomeriggio nella speranza che tutto si potesse risolvere e soprattuto che potesse ricevere delle scuse degne del loro nome.
Fu incredibilmente liberatorio poter dire ad Emma la vera ragione per cui la stava lasciando da sola a provare tutti quei vestiti ma meno bello quando dovette subire la sua ira e ancora di meno quando l'amica le disse che avrebbe dovuto scaricare la ragazza più grande e smettere di essere il suo cagnolino.
Ma Billie amava i cagnolini quindi non c'era nulla di male.
Infranse una dozzina di divieti della strada per arrivare a casa per tempo e andò talmente veloce che lei stessa si spaventò nel rendersi conto fino a quanto potesse correre una moto come la sua, ringraziò di non aver bevuto nulla quel giorno e finalmente dopo diversi semafori rossi superati come se fossero verdi arrivò a casa sana e salva.
Candace si chiese se fosse possibile che il cuore di un essere umano potesse battere così all'impazzata e se ci fosse qualcosa di ancora più estremo che potesse darle più brividi, l'adrenalina della velocità l'aveva infatti completamente alienata e ancora tremava quando entrata in casa iniziò a sistemarsi i capelli, avrebbe voluto fare lo stesso anche per il trucco ma non ci fu tempo, Billie suonò il campanello poco dopo dandole la risposta a quella domanda che prima le aveva sfiorato la mente.
C'era qualcosa di più estremo, qualcosa che le faceva battere il cuore più forte e quel qualcosa era molto ma molto più pericoloso di correre ai 200 chilometri orari su una strada trafficata di Los Angeles, quel qualcosa aveva gli occhi azzurri e il sorriso di un angelo ma sapeva farle male tanto quanto un demone senza nè cuore né anima.
E lei glielo avrebbe lasciato fare.
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Look at you needing me
FanfictionQuesto libro non parla di un amore proibito. Candace e Billie non sono mai state obbligate a non amarsi, nessuno ha mai impedito loro di vedersi o imposto di provare sentimenti. Questo libro parla di due ragazze che hanno dovuto lottare contro chi o...