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Take a piece of my heart
And make it all your own
So when we are apart
You'll never be alone
Shawn Mendes


Nei due giorni successivi al mio arrivo a Venezia io e Paulo ci sentimmo poco e niente.
Avevamo avuto dei ritmi estenuanti entrambi, e paradossalmente non eravamo riusciti a far combaciare dieci minuti di pausa per sentirci in chiamata.
Io avevo avuto le prove praticamente sempre, ed ero esausta, al punto che la sera alle dieci massimo ero già nel letto addormentata. Paulo non era da meno. I ritmi in nazionale erano ancora più estenuanti del solito, fra allenamenti, tattiche, preparazione atletica e tutto.

A Paulo normalmente non sarebbe pesata tale situazione. Anzi, era molto più bravo di me a gestire le giornate piene, ma non stava bene fisicamente. I problemi intestinali non erano ancora passati, e si sentiva debole. Lo avevano riempito di tamponi in quei due giorni, così come noi, ma fortunatamente erano risultati tutti negativi.
Io ero preoccupatissima per lui, al punto che spesso durante le prove mi rendevo conto di essere totalmente fuori fase.

Paulo non mi aveva dato grandi notizie. Ci eravamo scritti tutti i giorni con qualche messaggio, ma non era come sentire la sua voce, e in ogni caso ne sapeva poco anche lui.

Per questo, quando quella mattina mi svegliai con un messaggio ben preciso sul mio telefono per poco non caddi dal letto.

Ho la febbre a 38.6

Questo recitava il primo breve messaggio di Paulo.

Mi hanno fatto l'ennesimo tampone e sono negativo. Mi faranno a breve le analisi del sangue

Recitava il secondo, scritto pochi istanti dopo del primo. Erano delle tre del mattino quando mi aveva scritto quel messaggio, ovvero le undici da Paulo. Erano passate ben quattro ore abbondanti.

Chiamami appena ti svegli

Gli avevo risposto, sperando di non dover aspettare quattro ore almeno. Paulo invece, in quell'esatto istante entrò in chat e lesse il messaggio. Non rispose, ma dopo pochi attimi il mio telefono prese a squillare.

Mi affrettai a scappare in bagno, per non svegliare Elisa, ancora nel mondo dei sogni.

Varcai la porta e la richiusi velocemente alle mie spalle, mentre premevo sulla cornetta verde e portavo il telefono al mio orecchio.
-Paulo.- sospirai.
-Maddie.- lo sentii soffiare dall'altro capo del telefono. Quanto era lontano.

-Come stai?- gli chiesi preoccupata.
-Così. Non riesco a dormire per il mal di testa, e mi hanno messo in camera da solo per tenermi isolato dal gruppo squadra.- mi rispose, con voce fiacca.
-Cosa hanno detto?- gli chiesi ancora.
-Sospettano una gastroenteritis o come si chiama. La conferma la avranno domani mattina con le analisi.- mi spiegò.
-Vorrei essere lì con te.- ammisi.
-Anche io vorrei che tu fossi qui. Sapresti sicuramente come calmarmi. Probabilmente salterò tutte le partite, e anzi, mi toccherà tornare a casa.-
-A Torino?- gli chiesi, sperando di averlo tra le mie braccia quanto prima.

-No, a casa mia qui. Non vogliono che prenda aerei per viaggi troppo lunghi per ora e probabilmente tornerò quando era previsto.- mi spiegò.
-Non fare pazzie, va bene? Stai riguardato e non ti innervosire inutilmente. Non è colpa di nessuno. Rimettiti in sesto che quando torni hai un'intera squadra che ti aspetta.- gli dissi, cercando di rassicurarlo.

-Mi manchi.- mi rispose lui, senza girarci troppo in torno.
-Anche tu, e mi era mancata anche la tua voce questi giorni.- ammisi.
-Te, invece, le prove, stanno andando bene?- mi chiese.
-Si, dai. Sono stanchissima e in più Guglielmo e Elisa vorrebbero girare il mondo, ma sono troppo stanca per farlo.- gli spiegai.

Million Reasons||P.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora