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If I could, then I would
I'll go wherever you will go
The Calling

Avevo accompagnato Paulo alla stazione la mattina seguente alle cinque e mezza. Non c'era praticamente nessuno e quei pochi presenti non lo avevano riconosciuto grazie al cappuccio che si era tirato su dopo essere sceso dalla mia macchina.

Lo avevo accompagnato, e quando era stato il momento di salutarlo avevo seriamente considerato l'idea di non lasciarlo andare e tenerlo con me lì.
-A Natale sistemo tutto.- mi aveva detto prima di lasciarmi l'ultimo bacio e salire sul treno.

Avevamo passato così tutto il giorno precedente, avvinghiati l'uno all'altro in camera mia, scambiandoci un numero infinito di baci, e cercando di stare più tempo possibile l'uno con l'altro. Avevamo anche cucinato insieme, e gli avevo preparato qualcosa di leggero, con Samuele che si lamentava perché voleva la pizza.

L'avevo visto partire, e non appena aveva messo piede sul treno avevo iniziato a sentire la sua mancanza. Poi ero tornata a casa, fermandomi prima al bar per prendere la colazione per me e Samuele.

Quando ero rientrata a casa Marcel mi era corso incontro. Gli avevo dato due carezze sulla testa, e dopo aver messo da parte i cornetti in modo che nessuno degli animali di casa provasse a mangiarli, mi ero buttata a letto, ormai priva di sonno.

Le lenzuola inevitabilmente profumavano di lui, e in quelle poche ore la casa era sembrata più piena. Vederla di nuovo vuota era strano, soprattutto quando a riempirla tutto il giorno era stata la sua voce allegra con quella cadenza argentina che mi piaceva da morire.

La mattina seguente alle sette avevo svegliato Samuele, e dopo aver dato da mangiare agli animali avevamo fatto colazione con i cornetti che avevo preso all'alba.
Samuele mi aveva ringraziato, e non aveva spiccicato parola riguardo lui. Aspettava forse che lo facessi io, ma non avevo proferito parola.

La domenica era arrivata in fretta, e Riccardo e Luca erano stati da noi per vedere la partita. Avevamo passato una serata che non capitava da un po', solo noi quattro insieme a una pizza davanti allo schermo. Avevo sentito Paulo il pomeriggio, e avevo cercato di trasmettergli quanta più fiducia possibile, cercando di spronarlo e incoraggiarlo.

Higuain ci aveva rassicurato dopo il secondo goal, e ormai credevamo di vincere con un due a uno pulito, e senza troppi problemi. Poi, al novantaduesimo Paulo era si era trovato avanti rispetto a tutto il resto della sua squadra. La palla era finita sola avanti, e Paulo l'aveva intercettata come una saetta e l'aveva presa. Aveva corso come una gazzella. Si era trovato davanti alla porta. Aveva deviato un giocatore avversario, e poi senza pensarci troppo aveva tirato. Poi solo un boato. La rete si era gonfiata e il resto sarebbe rimasto nel mio cuore. Io mi ero alzata in piedi, ed ero saltata in braccio a Samuele, vedendolo poi sorridente ripreso dalle telecamere. Lo avevo visto stringere i suoi compagni. Era felice.

Paulo mi aveva chiamato appena aveva messo piede in albergo. Era tardi e il giorno dopo avevo lezione in conservatorio, ma avevo aspettato la sua chiamata come una bambina che aspetta l'arrivo del Natale.

Era in camera con Gonzalo e stavano festeggiando insieme la vittoria.

-Passami il campione, dai.- lo avevo preso in giro un po', e lui aveva fatto il finto offeso, prima di passarmi Gonzalo, che era carico come una molla.
-Ci hai fatti sognare, stasera.
Se ti passassi Samuele probabilmente ti renderebbe sordo a forza di strillare come un pazzo.- gli avevo detto.
-Grazie principessa!- mi aveva risposto lui.
-Quando torni a Torino? Prima che io faccia fuori il tuo amico.- mi aveva chiesto.
-Non lo so, sicuramente a capodanno, ma mi piacerebbe salire anche prima.- avevo risposto.
-Cosa sta combinando il mio nano?- gli avevo chiesto ridendo.
-È uno stress, sta sempre a lamentarsi.- mi disse ridendo.
-Ma povero! Anzi passamelo dai.- avevo risposto.
-Te lo passo, anche perché ha una faccia da cane bastonato assurda. Ciao Maddie!- mi aveva salutato.

Million Reasons||P.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora