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Un'altra estate passa
E la guardiamo andare via in silenzio
Tu mi sfiori le labbra
E mi prometti: "Ci vediamo presto."
Ariete

Il primo settembre mi svegliai nel mio amato letto. Sentii l'aria più fresca rispetto al solito, e mi sentii quasi rinascere. Stava tornando, l'inverno. E con lui le sciarpe pesanti, i cappotti, i maglioni, il plaid che puntualmente non copriva bene i piedi e i calzettoni di lana fatti da nonna Agnes. Si, era decisamente la mia stagione.

E poi vuoi mettere stare in due abbracciati sotto al piumone? Una meraviglia.

Le cose erano andate man mano sempre meglio. L'inizio fra me e Paulo era stato strano, ma ci eravamo abituati subito alla chiamata prima di andare a dormire, al messaggio con il buongiorno la mattina, e varie foto e videochiamate che condivano le giornate.

Raggiungere una stabilità emotiva, nonostante non avessi ancora parlato con i miei, mi aveva fatto trovare una situazione funzionale anche nello studio. Mancava sempre meno alla mia laurea, ma ero consapevole di quello che ero in grado di fare. Ero consapevole di poter prendere il più possibile e non avrei mollato.

Mio fratello Nathan mi scriveva tutti i giorni e aveva anche provato a discutere sia con me che con mia madre una possibile tregua, senza riuscirci.
Romèo invece mi aveva fatto sapere che sarebbe stato presente per la mia laurea, e anche Valerie.

La mia idea di Valerie era andata man mano migliorando. Certo, non eravamo le migliori amiche che forse Romèo si aspettava, ma andavamo abbastanza d'accordo.

Una situazione strana con Paulo era proprio la questione laurea. Cioè, avrei troppo voluto fosse presente, ma non rischiavo di fare un passo più lungo della gamba? Avrei dovuto presentarlo ufficialmente a Romèo e ai miei nonni. Teoricamente anche ai miei genitori, ma non sapevo ancora se mia madre si sarebbe presentata, figuriamoci presentarle Paulo così dal nulla.

Ne avrei discusso con lui. D'altronde ci eravamo promessi di condividere tutto, e di parlare sempre dei nostri dubbi e problemi con l'altro.
E ne avrei discusso con lui di persona, visto che lo avrei rivisto a breve.

Paulo non stava passando un periodo idilliaco. Entro pochi giorni si sarebbe chiuso il mercato estivo, ed erano cambiate troppe cose.
Miralem era partito alla volta di Barcellona con il piccolo Edin, Gonzalo aveva raggiunto Miami e Douglas in prestito al Bayern. Daniele era stato mandato in prestito e Michela si era trasferita a pochi giorni dalla nascita del loro bimbo. Paulo aveva perso dei punti di riferimento importanti in squadra, e in più c'era stato di mezzo anche l'infortunio, che lo teneva fermo da quella finale persa bruscamente, che aveva causato a Paulo un problemino non indifferente.
Il loro allenatore era cambiato ancora, e speravo che Paulo riuscisse a rientrare quanto prima, e a trovare il posto che meritava in squadra.
D'altronde metterlo in campo nelle condizioni in cui era non aveva portato altro che ulteriori danni, ed era stato da incoscienti.

Una buona notizia per Paulo però era stata quella del ritorno di Alvaro, un suo ex compagno di squadra con cui aveva condiviso i primi anni a Torino. Paulo era letteralmente impazzito dopo averlo saputo, e al telefono mi aveva già detto e ripetuto almeno sei o sette volte che doveva presentarmi Alice, la moglie. In realtà la cosa non era ancora ufficiale, ma Paulo moriva dalla voglia di rivedere il suo amico.

Allo stesso modo c'erano stati dei nuovi arrivi. Arthur, da Barcellona, per lo scambio con Miralem, Weston, un texano da sballo, come lo aveva definito Paulo una volta per telefono, Dejan, uno svedese dai capelli rossi, e Federico, l'acquisto della stagione. Un ragazzo appena ventiduenne dalle doti promettenti, figlio del grande Enrico. Dalla viola, il poverino dopo l'annuncio si era preso una valanga di insulti dai suoi vecchi tifosi. Paulo mi aveva detto che gli era sembrato un tipo okay, e che correva un sacco.
-Quello ha delle buone gambe.- mi aveva detto per una volta mentre eravamo in videochiamata.

Million Reasons||P.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora