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Siamo fatti d'acqua e adesso tira un temporale
E il futuro ci spaventa più di ogni altra cosa
PSICOLOGI

Il trenta novembre del duemilaventi ero salita in macchina con una grande consapevolezza: la mia vita sarebbe cambiata.

Avevo caricato la mia macchina di tutto ciò che avevo a casa a Roma e avevo lasciato che Pierre e Marcel si salutassero, a modo loro, prima di far salire in macchina anche Marcel. Avevo poi controllato di aver preso tutto, prima di abbracciare forte i miei genitori, Nathan, Samuele, Riccardo e Luca.

I miei mi avevano dato una grande mano. Mia madre mi aveva fatto un vero e proprio piano di lavoro, nel quale avevamo inserito tutte le cose da fare abbinate ad un calendario, in modo da segnare i giorni in cui farle. Mio padre invece si era preoccupato di prendere il pianoforte nella casa a Roma che condividevo con Samuele e portarlo a casa loro, dove sarebbe rimasto, o anche tornato.

Luca mi aveva dato una grande mano nel cercare un sostituto per la scuola di musica. Non li avrei lasciati totalmente, e anzi avevo in mente di scendere a Roma almeno una volta al mese per fargli lezione io stessa. Alla fine, dopo tante ricerche, avevo optato per una mia compagna di studi, una certa Martina, che mi aveva fatto ben sperare. Sapevo quanto brava fosse e quanto adorasse i bambini, e sopratutto sapevo che non avremmo avuto problemi nel collaborare.

Riccardo si era occupato di Samuele. Sapevo quanto duro sarebbe stato il distacco per lui, e per questo avevano programmato un viaggetto solo loro tre a Firenze.

Samuele era stato invece la mia spalla. Non mi aveva mollata un secondo, e anzi, senza di lui probabilmente avrei mollato al primo scatolone. Ci avevo messo tre giorni a sistemare tutte le mie cose e il mio migliore amico era stato essenziale.
La notte tra il ventinove e il trenta novembre l'avevamo passata tutti insieme, nel salotto di quella che dal giorno seguente non sarebbe più stata casa mia.
Avevamo mangiato schifezze e avevamo bevuto un pochino, ma poi avevamo parlato tanto.
Riccardo e Samuele, dopo tanto, ci avevano finalmente confessato la verità. Si amavano, e stavano insieme. Mi era scesa una lacrimuccia alla notizia, vedendoli finalmente felici.

-E insomma, visto che è il momento delle confessioni, eccoci qui.- aveva detto Samuele all'improvviso.
Lo avevamo guardato sconvolto.
Sapevo già cosa volesse dirci, perché conoscevo Samuele meglio delle mie tasche e di conseguenza conoscevo anche i suoi comportamenti, e quello scemo da due settimane aveva iniziato a vestirsi meglio e a sistemarsi i capelli.

-Ho conosciuto una ragazza che si chiama Margherita. Fa la maestra all'asilo, credo, e l'ho conosciuta nel bar fuori dallo studio. Ci stiamo frequentando, o qualcosa del genere.- confessò, con un sorriso sincero.
-Lo avevo capito da almeno dieci giorni, e sono contenta per te, Samu. Me la dovrai presentare prima o poi. Scendo da Torino solo per lei.- lo avevo preso in giro, abbracciandolo.

Avevamo mangiato il gelato tutti insieme, e Riccardo e Luca ad un certo punto erano tornati a casa per andare a dormire.

-Ti mancherà questo gelato. Paulo ti terrà a barrette proteiche e roba da atleti.- aveva riso Samuele, porgendomi un cucchiaino per assaggiare quello alla crema.
Gli avevo mostrato il dito medio.

-Mi mancherai, piccolina mia.- aveva detto poi, abbracciandomi forte.
-Anche tu, Samu. Mi mancheranno i tuoi pancakes e mi mancherà il mio migliore amico. Però ti prego, chiamami ogni volta che ti pare, pure per dirmi che hai fame.
E poi appena puoi da Paulo c'è una bellissima stanza per gli ospiti che aspetta solo te.- gli avevo detto, stringendolo.
-Mi manderai qualche audio mentre suoni?- mi aveva chiesto, malinconico.
-Certo, e tu mi devi mandare qualche video di Pierre perché Marcel ne sentirà la mancanza. E quando vieni a Torino portalo.- gli avevo risposto, e lui aveva annuito, asciugandosi una lacrima.
-Sei cresciuta così tanto.- mi aveva poi sussurrato, prima di addormentarci così.

Million Reasons||P.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora