60.

336 17 0
                                    

Svegliami e manda a letto il mostro
che non è poi così lontano il mare
Fedez

I miei genitori erano ripartiti da Torino il dodici gennaio, lasciando me per la prima volta a casa da sola con Paulo infortunato.

La sera del dieci gennaio, una volta salutati i miei ero risalita nella nostra stanza, e una volta chiusa la porta mi ero buttata sul letto vicino a Paulo e lo avevo stretto tra le mie braccia.

Paulo si era rannicchiato tra le mie braccia, per quanto possibile con la gamba alzata, e poi aveva iniziato a singhiozzare. Avevo represso la paura e la preoccupazione, e mi ero dedicata a lui, totalmente.
Lo avevo stretto a me, cercando di consolarlo per quanto possibile, provando a rassicurarlo, nonostante avessi paura anche io.
-Andrà tutto bene.- gli avevo sussurrato tutta la notte.
Avevamo dormito forse un paio d'ore nel corso di tutta la notte, stretti l'uno all'altra, cercando di non pensare al mattino dopo e a ciò che avremmo scoperto.

Il mattino seguente lo avevo svegliato in orario, nonostante fossimo stanchi morti entrambi, e lo avevo aiutato a prepararsi. Io mi ero alzata un'ora prima di lui, e oltre a prepararmi, lanciandomi in faccia sei etti di correttore per le occhiaie, avevo fatto colazione e avevo fatto mangiare anche Marcel e Kaia, che in quei giorni avevano vissuto insieme a noi la frenesia della casa.
Poi, una volta pronta avevo chiamato Paulo, che dalla sera prima aveva parlato poco e niente.
Dopodiché eravamo scesi in cucina, ed eravamo andati dritti al centro medico. Paulo doveva essere a digiuno per le analisi, e proprio per questo avevo portato con me un toast e un thermos con del the caldo.

Avevo guidato io da casa fino al centro sportivo, e Paulo non aveva spiccicato parola. Io non lo avevo forzato, conoscendolo, e ci eravamo fatti trovare all'orario stabilito davanti alla struttura. In altri momenti avrebbe sicuramente scherzato su di me alla guida di una delle sue amate macchine, ma non era quella la situazione.

Io ero rimasta in macchina, mentre Paulo era sceso dopo avermi lasciato un bacio a stampo sulle labbra, non proprio convinto di andare solo. Era entrato nella struttura, salutando con un flebile "buongiorno" i giornalisti che lo aspettavano, mentre io ero andata a parcheggiare, per poi aspettarlo.

Mentre aspettavo Paulo avevo chiamato Samuele. Avevo aspettato due squilli, prima di sentire la sua voce.
-Maddie, come state?- mi aveva chiesto subito.
Forse per la voce amica, o forse perché sapevo dentro di me che Samuele mi avrebbe capito, mi ero lasciata andare ad un pianto che avevo trattenuto dalla sera precedente.

-Così mi spaventi, Maddie.- mi aveva detto Samuele, preoccupato.
-L'ho lasciato ora al centro.- gli spiegai soltanto.
-Ho capito, sfogati, Mad.- mi disse soltanto.
-Ho paura, Samu. Non l'ho visto per niente bene, e ha dato una bella botta. E sono preoccupata, non so come comportarmi, e devo contenermi davanti a lui perché sta già male. Da ieri sera, quando siamo rientrati a casa, avrà detto tre parole, compreso il buongiorno di stamattina alla stampa.- gli spiegai.
-Allora, intanto non farti prendere dal panico. Starà bene, perché è super seguito. Ci vorrà del tempo, e dovrete imparare a convivere anche con queste situazioni, perché un infortunio può capitare. Magari, se non deve rimanere immobile, prima che cominci la fisioterapia godetevi un po' voi. Distraetevi, e toglietevi qualche sfizio. Scendete una settimana a Roma, andate dai nonni a Marsiglia, o fatevi un weekend fuori. Se Paulo dovesse rimanere fermo anche solo per due settimane si annoierebbe a casa, e lo sappiamo entrambi.- mi disse lui.

Sapevo che Samuele era in buona fede, ma non potevo presentarmi da Paulo e dirgli "ehi amore, mi dispiace che ti sia fatto male, andiamo a Marsiglia?". Mi avrebbe tirato contro il tutore.

-Vedremo Samu, perché se non sta bene dove andiamo?- gli risposi.

-Maddie, un po' alla volta. Andate per gradi. Cercate di non farvi prendere dal panico però. Io vi conosco entrambi. Lui sarà nervoso e dovrete trovare un equilibrio.- mi disse.
-Sai che ti stresserò ogni giorno, vero?- gli chiesi, cercando di riprendermi un po'.

Million Reasons||P.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora