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If I was dying on my knees
you would be the one to rescue me
Kodaline

La mattina del dieci gennaio mi svegliai da sola nel letto.

Mi rigirai un paio di volte tra le coperte cercando di capire, in base al calore del materasso, da quanto tempo Paulo si fosse alzato.
Mi voltai un paio di volte prima di guardare la sveglia, e capire il motivo per cui Paulo non era a letto.
Erano le otto e mezza, ma Paulo era in ritiro dalla sera prima insieme ai suoi compagni.
Sbuffai sonoramente.
Se c'era una cosa che avevo capito da qualche tempo era che non mi piaceva più dormire sola. Avere Paulo vicino la notte mi trasmetteva tranquillità e calma, e trovarlo lì con me la mattina mi dava la giusta carica per affrontare l'intera giornata.

Mi alzai dal letto e andai subito in bagno a fare pipì.
Stranamente nella notte non avevo sentito i crampi dovuti al ciclo, che mi era tornato la sera prima. In compenso però si erano fatti sentire non appena avevo messo i piedi a terra, e avevo quindi messo a scaldare la borsa dell'acqua calda per metterla sulla mia pancia dolorante.

Mi sistemai i capelli in una specie di crocchia e mi  infilai direttamente nella doccia.
Ne uscii circa dieci minuti dopo sicuramente più fresca e riposata.
Mi vestii con un jeans nero e un paio di sneakers, e infilai la felpa che Paulo aveva lasciato il giorno prima sulla sedia sella stanza.

Alle nove finalmente uscii dalla mia stanza, dopo aver sistemato il letto e dato una lavata al bagno al suo interno, e mi diressi direttamente in cucina con la borsa dell'acqua calda sulla pancia.

Aprii la porta che dava sul cortile a Marcel e Kaia, e li lasciai uscire fuori. Marcel amava stare all'aperto, cosa che invece non poteva fare quando eravamo in appartamento da Samuele.

Richiusi poi la porta per il freddo e alzai dal termostato la temperatura interna di un grado. Paulo l'avrebbe alzata anche di più pur di rimanere in canottiera, ma dettagli.

Mio fratello Nathan fece il suo ingresso in cucina mentre tiravo fuori il ciambellone dal forno.
-Hai sentito l'odore?- gli chiesi divertita.
-È caldo, e io quando è ancora uscito dal forno ne mangerei a tonnellate.- mi disse lui, con la voce ancora impastata dal sonno.
-Mamma e papà?- gli chiesi.
-Stanno arrivando, si sono appena svegliati anche loro.- rise lui.

Erano arrivati l'otto gennaio. Avevano fatto il tampone di controllo il sette alla fine, e avevano subito acquistato i biglietti del treno e si erano precipitati a Torino.
Paulo era stato contento di poterli accogliere a casa, e io pure.
I miei erano curiosi di vedere dove vivevo da ormai un mese, e di vedere come mi fossi sistemata in quel primo periodo. Mia madre poi era curiosa di vedere come io gestissi una casa, e la beccavo ogni tanto intenta a fissarmi mentre mandavo una lavatrice o sistemavo la spesa in cucina.

Sta di fatto che la faccia di mia madre alla vista della villetta di Paulo era stata epica. La casa effettivamente si presentava bene dall'esterno, con l'ampio giardino dal prato di un bel verde acceso e diversi alberi sparsi qua e là.

Paulo aveva sorriso quando mio padre gli aveva fatto i complimenti per come teneva proprio il giardino, e io avevo riso tra me e me, consapevole delle mille telefonate del mio ragazzo per trovare un giardiniere che sistemasse la siepe e gli alberi sempreverdi da un giorno all'altro, in vista proprio dell'arrivo dei miei.
Nathan, che non era mai stato da Paulo, era rimasto incantato dalla palestra, dove erano conservati tutti i trofei e le medaglie vinte, insieme ad una serie di foto dai tempi di Palermo alle ultime risalenti alla vittoria dell'ultimo scudetto.
Mio fratello si era messo lì a a tartassare Paulo di domande riguardo ogni singolo oggetto contenuto in quella stanza, e avevo notato come l'altro fosse orgoglioso di raccontare storie e avventure sulla sua carriera a Nathan.

Million Reasons||P.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora