8.

931 23 0
                                        

Quando mi dici: "Mi vedo sbagliata"
Invece sei come io ti ho disegnata
Ultimo

La giornata era passata velocemente. I ragazzi avevano fatto finta di non sapere nulla, ma poi Samuele la sera si era barricato in camera mia e si era fatto raccontare ogni singolo dettaglio.
Mi aveva abbracciato subito, pronto ad accogliere un pianto che non sapevo bene da cosa fosse scaturito.
Forse dal fatto che mi sentivo stramaledettamente bene, o forse dal fatto che Léo stava diventando pian piano un qualcosa di remoto.
Poi Samuele aveva tirato fuori un pacchetto di patatine, e si era seduto accanto a me mentre le mangiavo.

Mi era rimasto vicino tutto il tempo, ascoltando i miei dubbi, e consigliandomi qualsiasi cosa, anche se poi sapevamo entrambi come sarebbe finita. Credo che Samuele stesse solo cercando di rendere la cosa il meno difficile possibile da sopportare, ma allo stesso tempo entrambi sapevamo che ciò non era possibile.

Paulo mi aveva scritto la sera stessa, su instagram, chiedendomi di vederci il giorno successivo dopo i suoi allenamenti. Ovviamente la scena era stata abbastanza buffa. Quando mi era arrivato il messaggio, io e Samuele eravamo in piena fase di sparlo. Dopo aver parlato infatti degli eventi appena successi, avevamo iniziato a discutere in modo giocoso di qualche cavolata. Io avevo tirato in ballo il fatto che Pierre, il suo pappagallo acido, desse sempre fastidio a Marcel, il mio amato beagle, e lui mi aveva risposto che quel pennuto stava diventato la mia copia. Io invece avevo sostenuto il contrario.
Ad un certo punto, mentre Samuele elencava le somiglianze tra me e quel pennuto, il mio telefono aveva emesso la solita suoneria che segnava l'arrivo di un messaggio.

L'avevo afferrato al volo, e avevo sbloccato il telefono. Avevo lanciato un urletto abbastanza imbarazzante. Samuele mi aveva guardato con gli occhi spalancati, fino a che non avevo iniziato a saltellare dicendo - Mi ha scritto, Samu, mi ha scritto!-
A quel punto avevamo iniziato a saltellare entrambi per la stanza come due bambini che stavano per entrare al parco giochi, e ci eravamo abbracciati sorridendo.

Era il primo novembre, e la squadra aveva ripreso i suoi allenamenti normali, e i ragazzi avevano preso i biglietti per quel giorno per andare a vederli. Io non lo avevo detto a Paulo, volevo fosse una sorpresa. E poi non volevo che fosse distratto in qualche modo da me. Dato il periodo particolare, volevo si concentrasse al massimo su quello che faceva.
Mi aveva già detto che il giorno dopo avrebbe avuto una partita in trasferta, e che sarebbe dovuto partire insieme ai suoi compagni. Mi aveva anche detto che appena tornato sarebbe venuto a prendermi in hotel e avremmo passato un po' di tempo insieme.

Quella mattina mi preparai, rimettendo sempre la maglietta della squadra. Riccardo aveva insistito per farmela indossare di nuovo, e loro avevano tirato fuori quelle della stagione precedente, dato che le altre erano state autografate e avevano intenzione di incorniciarle.

Avevo poi sentito mia madre, che mi aveva detto che una volta tornata a casa avremmo preso i biglietti per andare dai miei nonni per Natale. Non vedevo l'ora di rivederli, e non passavo del tempo insieme a loro dalle vacanze di pasqua.
Mi mancavano i miei nonni, e anche mio cugino Julien che era praticamente come un fratello gemello per me. Non ero altrettanto felice di rivedere le mie cugine, ma la situazione era abbastanza sopportabile.
Avevo però ricordato a mia madre che per capodanno saremmo dovuti tornare, dato che avevo un concerto abbastanza importante, anche se non sapevo ancora dove.
Poi avevo sentito anche Romèo, mio fratello di ventisette anni. Eravamo tre figli, e io ero la seconda. Romèo era il primo, e poi c'era Nathan, che era il più piccolo e aveva diciassette anni. Ovviamente i miei con i nomi francesi si erano divertiti.

Non sentivo Romèo da prima della partenza, e mi fece piacere sentire che anche quell'oca di Valerie stesse bene. In realtà non ci eravamo mai incontrate, e forse questo era proprio il motivo del mio essere restia nei suoi confronti.
Mio fratello si era trasferito a Parigi due anni prima, dopo che l'azienda in cui lavorava gli aveva offerto un posto nella loro sede a Parigi, e lui aveva accettato. Avrebbe avuto modo di stare più vicino ai nostri nonni, e poi gli era sempre piaciuta la Francia.
Quando non andavamo noi in Francia, era Romèo a venire in Italia per le feste, ma non aveva mai portato Valerie, la sua ragazza, che conoscevo solo grazie al suo profilo instagram pieno zeppo di foto con Romèo.
Forse ero gelosa del fatto che lei passasse molto più tempo con mio fratello di quello che avevo la possibilità di passarvi io, ma non lo avrei mai ammesso.

Million Reasons||P.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora