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Perché è con te che io mi sento vivo
Luigi Strangis



La mamma di Paulo era una delle persone migliori che avessi mai incontrato nel corso della mia vita.
I suoi occhi profondi e le sue premure mi ricordavano tanto nonna Agnes, che ero sicura avrebbe adorato.

Avevo sentito mia nonna pochi giorni prima, quando, preoccupata per Paulo, mi aveva chiamato. Nonno Franco aveva letto la notizia della gastroenterite di Paulo al televideo, e lo aveva detto a nonna, che ci aveva messo un minuto e mezzo a chiamarmi per chiedermi come stesse il mio ragazzo.
Mi aveva anche chiesto quando sarei voluta andare in Francia, e le avevo promesso di programmare un viaggio entro Natale.

Ecco, Alicia mi ricordava lei. Si prendeva cura di Paulo proprio come nonna Agnes faceva con me, e aveva iniziato a comportarsi con me allo stesso modo. Quando le avevo detto di adorare la tisana alla fragola, che Paulo aveva preventivamente comprato prima del mio arrivo, ogni sera me ne preparava una grande tazza fumante, che spesso accompagnava un biscotto alla marmellata preparato da lei.
Aveva apprezzato tanto la mia crostata, al punto che mi aveva chiesto di passarle la ricetta completa.

Dolores si era rivelata una vera e propria bomba energetica. Aveva mille idee e mille sogni nel cassetto, e non stava un attimo ferma. Aveva meno di tre anni meno di me, e per questo ci eravamo trovate subito in simbiosi.
Aveva decisamente preso tanto da suo zio Mariano in fatto di carattere, perché era solare e allegra proprio come lui. Non che il suo gemello non lo fosse, anzi, avevamo passato l'intero pomeriggio del giorno seguente al mio arrivo a sfondare la porta da calcio a casa di Paulo a suon di tiri, da quando aveva scoperto che anche io avevo giocato a calcio da bambina.

Semplicemente Lautaro era molto più simile a Paulo, e se la prendeva molto più facilmente di suo zio stesso.
Sembravano più fratelli che zio e nipote, Paulo e Lautaro, e si volevano un gran bene.

La mattinata di shopping in centro a Torino con le donne di casa Dybala era stata entusiasmante. Io e Dolores avevamo gusti simili in fatto di vestiti, e Alicia si era divertita a farci da consulente.

Io alla fine avevo preso un paio di jeans neri a palazzo, un maglioncino bianco a collo alto e un paio di stivaletti poco alti a punta.
Dolores aveva invece fatto molti più acquisti di me, tra accessori e scarpe, e si era divertita un sacco. Paulo era stato al centro sportivo fino a pranzo, quando, insieme a Lautaro, poi era venuto a riprenderci e tutti insieme eravamo tornati a casa per pranzo.
Avevamo mangiato tutti insieme e poi Paulo era andato ad allenarsi di nuovo.

La partita del venti ottobre era andata abbastanza bene, in generale per la squadra, ma comunque Paulo non aveva brillato e lo sapeva anche lui. Era leggermente irrequieto, ma riusciva a tenere a bada i bollenti spiriti grazie al fatto che non fosse solo.
Inoltre, il giorno dopo il mio arrivo, a Torino era arrivato anche Samuele, che, stufo, a detta sua, di starsene a Roma da solo aveva sistemato Pierre e preso il primo biglietto di andata, considerando di riscendere poi con me al ritorno.

Mi svegliai grazie alle luci provenienti dalla finestra della camera da letto di Paulo. Mi voltai piano, accostandomi al petto di un Paulo addormentato. Lo osservai bene. I suoi tratti erano rilassati, e sembrava un bambino. Gli accarezzai piano la fronte con l'indice della mano sinistra, e vidi i suoi occhi stropicciarsi un po'.
-Buen dia.- mi sussurrò, ancora addormentato.
-Potrei quasi abituarmi a svegliarmi con te.- gli sussurrai.
-Ti conviene iniziare a farlo, visto che manca poco più di un mese.- mi rispose, sorridendo, ancora con gli occhi chiusi.

-Oggi abbiamo la mattina libera, e per le dieci e mezza vengono Adrien con Samu, Matt e Federico il nuovo. Lo avevo detto anche agli altri ma sono tutti impegnati- mi disse, attirandomi a se.
-Che sono, i re antichi? Federico il vecchio e il nuovo?- risi.
-No, ma tu faresti bene a rivestirti, o ti prenderai qualcosa. E non è periodo di influenze, questo.- mi disse, coprendomi.
-È colpa tua.- lo punzecchiai, lasciandogli un bacio sulle labbra.
-Più vivo in questa casa, più mi convinco del fatto che la camera da letto insonorizzata sia stata la cosa migliore che mi sia mai venuta in mente di fare.- dichiarò, fiero di se stesso. Gli diedi uno schiaffo sul braccio scoperto, ridendo imbarazzata e arrossendo.

Million Reasons||P.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora