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The moon will be rising back home
One direction

Avevo sempre odiato viaggiare in macchina, sin da bambina. Di solito Nathan era nel seggiolino, e Romèo prendeva sempre il posto vicino al finestrino, e a me puntualmente toccava il posto centrale. E ogni volta appena arrivata a casa dei nostri nonni a Marsiglia rimettevo anche il pranzo del giorno prima.
Mi piaceva la Francia, anzi, mi piaceva passarci le vacanze, ma non ci avrei mai vissuto volentieri. I francesi erano strani per i miei parametri, e mentre mio fratello Romèo sembrava essere nel suo habitat naturale ogni volta, io e Nathan sembravamo dei pesci fuor d'acqua. Ed effettivamente lo eravamo.

All'alba del ventitré dicembre salii in macchina. Nathan era sistemato da un lato, con la schiena poggiata al finestrino, e io mi sistemai dall'altro, sfilando le tennis e rimanendo in calzini. D'altronde dieci ore di macchina non erano poche, e avevo intenzione di dormire almeno la metà di queste. Nathan invece aveva già iniziato ad attuare il mio stesso piano, e russava da almeno cinque minuti. Aveva la capacità di addormentarsi in cinque secondi, soltanto chiudendo gli occhi. E poi russava, ma in una maniera insopportabile. Sembrava di avere vicino un taglialegna con la motosega.

Inutile dire che il viaggio fu un inferno. I miei avevano messo un vecchio CD dei Pooh e avrei voluto seriamente farmela a piedi. Avevo anche provato a mettermi le cuffie, ma il volume era altissimo, e la loro musica copriva la mia.  Inutile anche specificare quanto fossi nervosa una volta a casa dei nonni. Non che non lo fossi anche prima, sia chiaro. Anzi, forse sentire quella musica fastidiosa mi aveva permesso di non pensare a tutto quello che stavo lasciando a casa. Samuele diceva sempre che ero troppo paranoica, e aveva ragione. Tendevo sempre a farmi mille problemi per qualsiasi cosa, e immaginavo ogni possibile scenario per ogni mia scelta. Quindi si, mi ero già immaginata tante volte come sarebbe stata la mia vita dopo aver chiuso definitivamente con Paulo.

Annakee e Adrien erano gli unici che sentivo tutti i giorni, e Samuele aveva mostrato qualche leggero segno di gelosia. Con gli altri ragazzi anche avevamo mantenuto i rapporti, soprattutto grazie a Riccardo e Luca, che li sentivano quasi tutti i giorni. Ogni tanto ne sentivo qualcuno per telefono, e mi facevano morire dalle risate.
Samuele in particolare era diventato fin troppo legato a Federico, e si sentivano in continuazione.
Annekee poi era scesa a Roma la seconda settimana di dicembre e l'avevo portata in giro per la città, portandola anche a vedere il conservatorio che ormai consideravo una seconda casa.
La cosa che avevo apprezzato di tutti quelli con cui ero rimasta in contatto era stata che non avevano mai accennato a lui neanche minimamente. Né Anne, né Fede altri avevano mai aperto il discorso e io di certo non avevo pensato di farlo. Perciò tutto quello che sapevo ora su di lui proveniva solo e unicamente dai social. Avevo visto un paio di partite con i ragazzi, ma non aveva fatto niente di tanto eclatante, mentre sapevo che non se la stesse cavando poi male, anzi.
Aveva iniziato a segnare almeno un goal a partita, lasciando tutti senza parole. Era stato a Torino tutto il tempo, tranne qualche giorno che era stato a Londra cona sua fidanzata, e sinceramente ignoravo dove avrebbe trascorso il Natale.

Non si era più fatto sentire. Non mi era arrivato neanche un messaggio, una chiamata. Niente. E l'avevo presa così come era arrivata, la nostra storia. Bella, ma probabilmente destinata finire in poco e a rimanere per pochi. Ma andava bene così, e nonostante le prime due settimane fossero state un inferno, quando misi piede in Francia mi sentii totalmente rinata.

-Nathan, muoviti.- scossi mio fratello, che dormiva da dieci ore consecutive
-Mh.- lo sentii mugugnare.
-Nathan, hai tre secondi per scendere da questa macchina, poi giro e ti vengo ad aprire lo sportello, e vediamo se ti alzi.- lo minaccia ancora, e alla fine lo vidi aprire gli occhi e stiracchiarsi.
Aprii il portabagagli e scaricai il mio solito trolley nero che mi accompagnava ovunque. Notai Nathan fare lo stesso, e solo quando mia madre suonò il campanello mi resi davvero conto che avrei visto mio fratello Romèo dopo tantissimo tempo, e non avevamo ancora parlato di niente, forse anche per colpa mia.

Million Reasons||P.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora