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All I needed was the love you gave
All I needed for another day
And all I ever knew
Only you
Yazoo

Paulo

Ero sempre stato una persona sveglia, sin da bambino. Avevo sempre intuito ogni cosa prima ancora che mi fosse detta, e questa mia caratteristica non era sempre stata così vantaggiosa. A soli diciotto anni avevo capito soltanto dallo sguardo del mio allenatore dell'Instituto che ero stato cercato, e stessa cosa quando la Juventus mi aveva voluto. Il mio allenatore di allora, nel giugno del duemilaquindici mi aveva guardato da lontano, durante uno degli ultimi allenamenti della stagione e uno degli ultimi lì, e avevo capito tutto. Certo, non chi mi volesse, ma che una squadra importante mi stava cercando.
Non sapevo da cosa dipendesse questa mia capacità, ma a soli quindici anni la stessa mi si era ritorta contro. Mia madre e i miei fratelli erano tornati dall'ospedale a Cordoba dove mio padre era appena stato ricoverato, e passando mi avevano ripreso dall'Instituto, senza farmi riprendere la corriera. La prendevo tutti i giorni subito dopo scuola, anche se poi dal terzo anno in poi avevo mollato e ripreso direttamente in Italia. Andavo ad allenarmi tutti i giorni per quattro ore, e quando, sfiancato, rientravo a casa, facevo la doccia, mangiavo e andavo a letto.
La mia vita sociale a Laguna Larga paradossalmente si era sviluppata dopo la mia partenza.

Quella sera però, salendo in macchina, avevo sentito un'aria tesa che, in una famiglia come la mia, non avevo mai percepito.
Mio padre aveva iniziato ad avere la febbre circa un mese prima, e dopo due settimane senza vedere un segno di guarigione mia madre e mio fratello lo avevano portato a Cordoba a fare un controllo. Gli avevano poi dato l'appuntamento per i risultati delle analisi e della tac dopo due settimane.

La diagnosi era stata la più brutta, e io lo avevo capito già da come Gustavo aveva accostato la macchina al marciapiede, e soprattutto dall'assenza di mio padre in macchina. Poi Mariano mi aveva dato la notizia, e non avevo potuto fare altro che annuire. Non mi era uscita mezza lacrima, neanche una. Ne avrei risentito dopo, ma ancora non potevo saperlo.

Solo con Madeleine non riuscivo a prevedere nulla. O meglio, non ci ero riuscito fino a quando non avevamo fatto pace. Talmente preso dal non mandare a quel paese una relazione ormai finita, non avevo notato quello che sarebbe sicuramente successo.

C'era da ammettere però che la prima volta che Madeleine mi si era piazzata davanti, in quel ristorante, l'avevo subito notata. Appena avevo sentito il commento sul mio lato b uscire dalle sue labbra, infatti, mi ero voltato di scatto verso di lei, e, prima di scoppiare in una fragorosa risata insieme agli altri, mi era arrivata una botta dritta allo stomaco, quasi un soffio, che mi aveva fatto saltare.
Era forse quella sorta di imprevedibilità che mi faceva impazzire ancora di più per lei.

In ogni caso, anche se non sempre riuscivo a prevedere le sue mosse, potevo benissimo intuire quelle delle persone intorno a lei.
Quando entrammo infatti a casa di Adrien, dopo un viaggio in macchina più estenuante di tutta la giornata trascorsa, sapevo già che Annekee non ci avrebbe messo tanto a capire che era successo qualcosa, e mi imposi di scusarmi con Maddie appena ci fossimo trovati da soli. O forse avevo un'idea, ma avrei dovuto ragionarci un po'.

Non fu quindi strano per me vedere Madeleine, visibilmente giù di morale per colpa mia, accompagnare al bagno la bionda, consapevole che non sarebbero rientrate prima di dieci minuti. A quel punto quindi, seduto tra Matt e Adrien, mi ero sentito osservato.
E si, avevo anche previsto il loro interrogatorio.
-Cosa è successo?- mi aveva chiesto vago Matt.
Lo guardai con un'espressione innocente, cercando di non far trapelare i sensi di colpa che mi stavano investendo.
-Non fare quella faccia, non ci credi nemmeno tu.- mi disse a quel punto sempre Matt, e sbuffai.
Le espressioni no, non erano proprio il mio forte. E facevo schifo a contenerle.

Million Reasons||P.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora