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I'm only one call away
Charlie Puth

Madeleine

Quando arrivai a Roma, quel giorno, ero consapevole di portarmi dietro un peso incredibile. Il treno era arrivato alla stazione di Termini intorno alle cinque del pomeriggio. Io e Samuele avevamo intenzione di tornare nel nostro appartamento, ma mia madre aveva insistito affinché rimanessi con lei almeno per tutta la settimana successiva, e così mi era toccato.

Così Samuele era tornato a casa insieme a Pierre, mentre a me e Marcel erano toccati dieci giorni al nido, durante i quali sembrava di essere tornati ai miei diciassette anni. Urla, discussioni con mia madre, rotture di scatole per farmi uscire la sera e lunghe camminate insieme a Marcel, che quasi come me, sembrava non vedere l'ora di uscire da quella casa.
Cercavo di suonare tutti i giorni, e fra la musica, le passeggiate, le discussioni con mia madre e mio fratello Nathan, riuscivo a distrarmi dai miei pensieri.

Le discussioni fra me e mia madre erano iniziate quando, appena tornata casa, la prima domanda che mi aveva rivolto era stata -Come sta tua cugina?-.
Mi ero innervosita, e Nathan aveva cercato di tirarmi per un braccio per evitare quello che poi sarebbe successo, ma era stato impossibile per lui evitare l'inevitabile.

Alla fine infatti dalla mia bocca era uscito un -Chiamala e chiediglielo. Tanto ormai siete diventate migliori amiche.- che non ero riuscita a contenere.
Ovviamente mia madre si era innervosita anche lei, e non aveva mancato di ricordarmi che non si capacitava di tutto quest'odio nei confronti di una ragazza tanto a modo.

Io, ancora una volta, non ero riuscita a dire nulla, e semplicemente ero andata in camera mia. Era quindi iniziata in quel modo la guerra fredda tra me e mia madre. O meglio, io non parlavo, mentre lei ogni giorno non mancava di ricordarmi quanto fossi assolutamente cambiata da quando avevo conosciuto i miei nuovi amici. Come se il problema fosse stato quello.
-Ancora al telefono con quel francese?- mi chiedeva quando di tanto in tanto chiacchieravo, o cercavo di sfogarmi un po', con Adrien. Non avrei potuto dirle di Paulo, o probabilmente non mi avrebbe mollata mai più.

Venerdì diciassette giugno io, mio padre, Nathan, Romèo, Valerie e mia madre eravamo seduti in salotto, con Marcel ai miei piedi e Samuele pronto a commentare con me via messaggi. Già dalla data dovevo dubitare, ma per una volta avevo cercato di non essere troppo superstiziosa e quindi di non farmi condizionare da quel venerdì diciassette.

La finale di coppa Italia stava per iniziare, e noi eravamo tutti pronti a guardarla. Io avevo tirato fuori la maglietta della squadra, anche se aveva fatto un po' male, e gli altri di conseguenza. Nathan mi aveva guardata bene quando aveva visto la maglia che indossavo e il nome scritto su di essa, ma lo avevo rassicurato con uno sbattere delle palpebre. Nessuno sapeva nulla e nessuno doveva sapere.

Prima della partita avevo inviato un messaggio di buona fortuna a tutti i ragazzi, e a quel punto, seduta su quel divano, avevo sperato seriamente di vederli trionfare ancora.

La partita iniziò a bomba. Le due squadre, entrambe forti, iniziarono subito ad attaccare, e nella prima metà della partita fu evidente la voglia di segnare del Napoli. I giocatori spingevano, ma la difesa della nostra squadra era forte, e con Gigi in porta potevamo stare solo che tranquilli. Ma il Napoli attaccava, e quella sera Gigi avrebbe faticato abbastanza.

Il secondo tempo proseguì allo stesso identico modo, e in poco ci ritrovammo ai supplementari. Mio padre e i miei fratelli non facevano altro che discutere su quanto la squadra fosse calata, scesa di qualità quasi, in quel periodo. Io ero semplicemente dell'idea che ripartire dopo mesi di stop fosse stato faticoso, e i ragazzi avevano solo bisogno di abituarsi nuovamente a quei ritmi. Certo, magari in finale ci sarebbe voluto tutt'altro spirito.
Paulo sembrava scarico. Sembrava stanco, spossato, e demoralizzato. Alla fine ci ritrovammo ai rigori, e nella pausa andai a sciacquarmi la faccia per riprendermi leggermente.

Million Reasons||P.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora