Capitolo 131

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"Non era esattamente così che pensavo di passare la mia prima notte di nozze." Esordì Henry guardandosi tra le gambe dove si stava pulendo il taglietto che aveva fatto per fingere di aver deflorato Cirilla.

La ragazza stava dietro il paravento per cambiarsi e darsi una pulita. Aveva sudato tantissimo per quella messa in scena.

"Be' hanno avuto quello che volevano." Ammise uscendo con indosso la sottoveste con lo scollo a cuore che Henry riconobbe immediatamente.

"Adesso tocca a me avere quello che voglio?" si toccò il petto con un sorriso immenso sul viso.

"Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere, potermela togliere questa volta. Ma non si chiude più temo. Devo aver indugiato troppo con i dolci, questo periodo."

Cirilla si girò su sé stessa cercando di chiudere gli ultimi bottoni sul retro senza riuscirci. Lasciò che Henry la guardasse estasiato.

"Stai decisamente meglio di prima che eri uno scheletro tutt'occhi. Ti preferisco in salute, sei radiosa."
"Dici sul serio?"

"Decisamente." Ammise Henry e continuò a osservarla.

Non vedeva quella bellissima sottoveste da quando era entrato ubriaco nelle sue stanze e avevano solo dormito. Le notti successive, aveva sognato di spogliarla tantissime volte da quella seta così liscia e chiara.

"Questo è il mio regalo per te." Confesso Cirilla arrampicandosi sull'ampio letto.

"Mio, Dio." Disse lentamente Henry mentre Cirilla si sedeva sulle sue gambe e lui la prendeva per la vita, tenendola ferma.

"Oh." Cirilla arrossì quando avvertì qualcosa battere contro la stoffa morbida. "Allora funziona ancora." Scherzò e Henry le slacciò i bottoni dietro il collo per poter finalmente abbassargli quella veste liberando i seni pieni.

"Mio, dio. Cirilla. Sei bellissima." La ragazza affondò le dita nei riccioli scarmigliati di Henry e con tono soave gli sussurrò "E adesso anche per sempre tua."

Il ragazzo fece volare via le gonne sistemandosela in modo che tutta al sua lunghezza tornasse a casa dentro di lei. Cirilla gemette per la durezza e per il fatto che le era mancata anche se per poco.

"Dillo ancora." La pregò mentre la accarezzava.

Lui era nudo e liscio, era perfetto e allora mentre lo sdraiava e gentilmente con i seni liberi lo montava, ripeté quella frase all'infinito. Henry era ipnotizzato dal movimento del petto di Cirilla, lo guardo andare su e giù, guardò i capezzoli richiamarlo e tenendoli tra le mani, si saziò su di loro come se fossero il suo banchetto privato.

Cirilla non ebbe pietà, lo cavalcò piano perché adesso avevano tempo. Non si dovevano nascondere più.

Adesso si appartenevano.

E come da loro diritto, si amarono finalmente senza temere di essere scoperti e giudicati.

Henry vicino all'orgasmo si fermò e chiese a Cirilla se voleva che le finisse dentro.

Lei lo prese in giro. "Non devi più chiedermelo." Ammise e sbattendolo contro il materasso, lo finì stringendo i fianchi in modo che lui sapesse a chi apparteneva quel suo corpo marmoreo.

Quando il sole sorse per recuperare i due amanti dal loro letargo, Cirilla non aveva più un muscolo che riuscisse a muovere. Avvertì le coperte venir sollevate e passi leggeri sul pavimento, della stoffa che frusciava e si fece forza ad aprire un occhio per vedere Henry, avvolto nella sua vestaglia da camera color porpora che si passava una mano tra i capelli e andava ad aprire la porta. Ci fu uno scambio veloce di battute, poi il click del legno che si richiudeva e di nuovo del passo.

Il tintinnio dell'argento fu seguito da un tonfo lieve sul letto prima che le labbra fredde di Henry trovassero i suoi capelli e cominciassero a baciarle la nuca dolcemente.

Dove trovava tutta quella energia? Come faceva? Cirilla non riusciva più a pensare nemmeno di muoversi, figuriamoci alzarsi e camminare.

Non sapeva nemmeno che ore fossero.

"Come ti senti?" Le mormorò accarezzandola teneramente. Cirilla si pronunciò con un grugnito che fece ridere molto Henry. Sentì le dita di Henry abbassare la coperta di seta dal corpo di Cirilla e mentalmente la ragazza cominciò a pregare tutti gli dei che conosceva, divertita.

Voleva dirgli di avere pietà, che avevano passato l'intera notte aggrovigliati ad amarsi, ma quando Henry fece scorrere la lingua in un punto a metà tra le natiche e l'inguine, Cirilla incrociò gli occhi e afferrò la coperta con tutta la forza che le restava.

Non poteva resistergli. Sapeva come farla funzionare anche quando lei stessa non aveva più un briciolo di energia rimasta.

Henry la sollevò fino a che non fece scivolare la testa tra le gambe di Cirilla e la esplorò con la punta della lingua facendola gemere di trepidazione. Non ci volle molto prima che i due avevano intrapreso la via del non ritorno con Cirilla che roteava i fianchi sulle labbra di Henry e lui che la degustava con così tanto piacere da farle accapponare la pelle.

L'intero letto stava scricchiolando quando furono sul punto di venire. Poi Henry la tirò giù e penetrandola la aiutò a finire dato che Cirilla non riusciva a stare sulle ginocchia.

Gli crollò addosso completamente ricoperta di sudore. Lui la trascinò sulla pila di cuscini e la coprì intanto che lei riprendeva a respirare regolarmente.

"Abbi pietà di me." Gli disse con la voce flebile. Henry abbozzò una risata e la abbracciò dolcemente.

"Non succederà." Scherzò "Sei mia moglie adesso e sarà la mia missione di vita tenerti soddisfatta." Cirilla sbuffò e lasciò che lui giocasse con i suoi capelli intrecciandoli in modo che non le ricadessero sulla faccia incollandosi al viso.

Cirilla gradì particolarmente il sollievo che la treccia le portò salvandola dal caldo afoso che si stava levando assieme al sole.

"A proposito, vuoi andare da qualche parte?" le domandò e Cirilla esalò esasperata come per scoraggiarlo a continuare il discorso.

"No, ricordi che avevamo promesso di limitare le spese per il matrimonio di tua sorella?" Henry annuì ricordandoselo. Afferrò un nastro dalla cassettiera e con estrema bravura lo legò al limitare della lunga treccia con un fiocco molto carino.

"Catarina ha portato la colazione." Disse Henry e Cirilla scattò seduta sul letto con un effetto quasi comico.

"Cibo! Dove?" Henry le indicò il tavolo lì infondo e le spalle di Cirilla si incurvarono. "Non ci arriverò mai lì." Poi si volse con un movimento studiato nei minimi dettagli e guardò Henry.

"Non ci pensare nemmeno." Il ragazzo si mise comodo e aprì il suo libro ignorandola. La ragazza glielo abbassò e con quei suoi grandi occhi verdi, batté le folte ciglia.

"Non esiste."

Due minuti dopo, Henry era in piedi che borbottava mentre portava il vassoio sul letto e lo posava sul letto riprendendo dopo il suo posto accanto a Cirilla. I due passarono una bella prima colazione con Cirilla che era affamata e si gustava ogni cosa presente d'avanti a lei.  Henry la guardava intenerito, l'aveva sfiancata e adorava vederla mangiare e godersi il cibo.

Significava che era tranquilla e serena. E se lo era lei, lo era anche lui.

[3]Stjerne - La dea delle stelle [hs] - AU - MatureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora