Capitolo 138

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Henry si fece forza, dopo un momento dove non sentiva più nulla nel suo corpo, e le scostò i capelli dal viso distrattamente. Cirilla aveva il fiatone e lo stava ancora graffiando con le unghie nella schiena quando lui si fece poco indietro.

Si osservarono e Henry, ritornato in sé, le baciò la punta del naso facendola sorridere.

Era tornato. Cirilla lo riconosceva finalmente.

"Ti fa male qualcosa?" chiese con un lato del ciuffo mezzo obliquo, Cirilla doveva finire di acconciarlo.
Scosse il capo e si stiracchiò sotto di lui. Henry non uscì, rimase lì al caldo a godersi quella sensazione di ebrezza e spensieratezza mentre Cirilla giaceva alla sua mercè, completamente soggiogata da lui.

"Ti sei tolto il sassolino dalla scarpa?" domandò quando Henry sprofondò ancora su di lei, come faceva sempre quando era stanco.

"Sì."

"Qual era questo sassolino?"

Henry sorrise, Cirilla lo percepì anche se non poteva vederlo. "Fare qualcosa che quel damerino non potrà mai fare."

"Cosa? Fare l'amore con me?" Henry la guardò interdetto.

"Be' anche quello, effettivamente. Solo che io pensavo a qualcosa di meno puro, come il fatto di farti urlare così forte che ti si spezza la voce e alla fine rimani senza."

Ed eccola che arrossiva, puntuale come un orologio.

"Non ho gridato così forte!" lo ammonì e lui annuì invece divertito.

"Oh, sì che lo hai fatto." E le strofinò le labbra contro il collo facendole il solletico. "Eccome se lo hai fatto."

E prese ad imitarla facendola definitivamente morire di vergogna.

Cirilla si addormentò sfinita dopo, Henry la osservò riposare tranquilla e la ricoprì di baci attento a non svegliarla.

La mattina dopo, Cirilla sembrava non aver dormito nemmeno un momento, era pallida e sfinita. Si trascinava da una parte all'altra del castello come se fosse sul punto di svenire, Henry aveva il timore di lasciarla sola. Un suo amico, il conte di York, aveva chiesto al principe e alla sua sposa di andare a trovarli poiché aveva dei doni per le loro altezze reali, non essendo potuto venire al matrimonio, voleva darglieli di persona.

La regina indossò un abito abbastanza semplice, che le lasciava le spalle scoperte e le lunghe maniche, erano aperte sui lati permettendo alle braccia di uscire e rientrare a loro gradimento. Come di consuetudine, il re appioppò ai ragazzi delle guardie e la dama di compagnia di Cirilla che la seguiva ovunque, prodigandosi per la qualsiasi cosa.

Entrati nella carrozza che li avrebbe portati a York, quindi abbastanza vicino, Cirilla si addormentò a peso morto sulla spalla di Henry esausta. Il ragazzo la coprì con il mantello passandole una mano dietro la schiena e sulla vita, cercando di evitare che i sussulti della carrozza la svegliassero.

C'era proprio qualcosa che non andava. Henry fece una nota mentale di chiamare il medico il prima possibile appena fossero ritornati a casa.

Si domandò se non fosse il sesso a sfiancarla così. Forse ne facevano troppo e il corpicino di Cirilla non reggeva. Però poi pensò alla guerra e al fatto che da sola aveva tirato giù molti uomini danesi e si ricredette. Il suo istinto lo stava martellando e doveva ascoltarlo.

Quando arrivarono a destinazione al bellissimo palazzo di York, Cirilla si destò rinvigorita e aveva persino recuperato il suo splendido colorito sulle gote. Era piena di energia e bella come un raggio di sole. Henry la aiutò a scendere e il Duca di York, che li attendeva impaziente con le mani dietro la schiena, li accolse a braccia aperte.

[3]Stjerne - La dea delle stelle [hs] - AU - MatureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora