Capitolo 146

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Dopo quella cena, la principessa Cirilla cominciò a riceve molte visite da parte della nobiltà femminile. Volevano tutti ingraziarsi la futura regina e questo, spaventò la regina madre perché sembrava proprio che la stessero mettendo da parte. Questo la costrinse ad aumentare la presa su Cirilla nel tentativo di soffocare la sua esuberanza.

Cirilla aveva tirato fuori il suo nuovo cavallo e si stava sistemando la lunga treccia quando la regina madre la intercettò.

"Cosa credete di fare?" disse intanto che le sue dame si fermarono all'unisono dopo di lei.

"Mi sgranchisco un po' le gambe dato che oggi mi sono svegliata senza nausee per la prima volta." La regina schioccò le dita e due guardie afferrarono le briglie del castrone riportandolo nelle stalle.

Cirilla la guardò di traverso spaesata.
"Nelle tue condizioni ti sarà vietato di cavalcare finché non avrai dato alla luce l'erede alla corona d'Inghilterra. Spero comprenderai che, dobbiamo prendere tutte le precauzioni del caso."

"Non potete impedirmelo."

"L'ho appena fatto. Potrai viaggiare solo in carrozza da adesso in poi, non vorrei mai che scivolassi e facessi del male al mio futuro nipote." Il ghigno sul volto di sua maestà infuriò Cirilla.

"A casa mia le donne vanno in guerra con i figli legati al seno." Protestò e allora sua maestà le riservò un sorriso smielato.

"Ma qui siamo tra le persone civili, non è forse così? E qui si fa cosa dico io." La regina ordinò che il cavallo fosse chiuso nella sua stalla e chiunque l'avesse fatto uscire avrebbe perso direttamente la testa. Precludendo a Cirilla la possibilità di sgattaiolare via anche da sola.

La gabbia cominciava a chiudersi, pensò.

Lo spazio si faceva più stretto.

A Cirilla cominciava a mancare l'aria.

C'erano tante cose che poteva fare, si disse. E non sarebbe andata a piangere al re. Era grande e poteva cavarsela da sola.

"Dove state andando?"

La risposta migliore sarebbe stata a fanculo. Ma non lo disse, anzi si inchinò e replicò che voleva andare in cucina per prendere qualcosa da mangiare. "Se non è vietato."

Sua maestà le diede il "permesso" e Cirilla letteralmente scappò.

In cucina, si diede da fare e preparò insieme alla cuoca dei dolci mannesi che erano praticamente dei tortini ripieni di marmellata a forma di luna calante. Almeno così poteva tenersi impegnata.

E passò delle ore piacevoli nascosta lì, finché sua maestà non la scovò e le vietò di aiutare la cuoca.

Fu così per una settimana intera.

A quanto pareva, l'unica cosa che le era possibile, era vegetare e esistere senza fare nulla. Non poteva aiutare nessuno, andare al villaggio, camminare toppo per i corridoi.

Sua maestà la pedinava ad ogni angolo e la rispediva in camera sua.

Sette giorni di prigionia furono sufficienti perché Cirilla recuperasse i pochi guadagni che aveva e ordinasse a Catarina di preparare una nave. Se ne sarebbe tornata a casa, almeno lì nessuno l'avrebbe vessata.

Henry non sapeva nulla, lui era stato risucchiato dagli impegni di corte col padre, che lo stava istruendo e tornava stanco morto la sera con Cirilla che dormiva già.

La verità era che Cirilla giaceva sul letto fingendosi addormentata perché se solo lui l'avesse guardata, avrebbe capito l'immensa sofferenza nei suoi occhi ed era determinata a non dargli preoccupazioni.

[3]Stjerne - La dea delle stelle [hs] - AU - MatureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora