Quattordici giorni. Di Cirilla nemmeno una piccolissima traccia. Aveva scritto a Mane e gli avevano risposto che sua maestà non aveva avvisato che sarebbe arrivata né loro l'avevano vista. Aveva chiesto a Meria, aveva chiesto in Danimarca. Henry si decise ad andare a chiedere alla donna, che sapeva avrebbe avuto una qualche risposta.
Quel vialetto, le scale, il domestico arcigno, avrebbero dato gli incubi ad Henry per mesi. Il ritornare in quel castello di sua volontà gli consumò gran parte delle forze che aveva, ma doveva avere delle risposte ed era ad un punto morto al momento.
L'aveva cercata per le foreste, aveva rivoltato l'intera Inghilterra da parte a parte chiedendo a chiunque si trovasse per la sua strada. Aveva passato giornate per i paesini inglesi senza successo.
"Guarda chi c'è?"
"Dov'è Cirilla?"
"Ma buongiorno, sembri un raggio di sole." Scherzò la donna incrociando le lunghe gambe nella vestaglia color avorio. Voleva dare l'impressione di non stare aspettando il principe, ma era agghindata troppo bene per non attendere visite da nessuno.
"Non sono venuto per giocare." Specificò Henry in caso non fosse chiaro e Marigold affilò lo sguardo.
"Oh, lo so perché sei venuto. Ti sei finalmente perso la mogliettina. A corte non si parla d'altro da giorni. L'unico sorpreso sei tu, Henry. noi ce lo aspettavamo tutti." Bevve un sorso di vino e Henry strinse i pugni.
"Non può essere sparita nel nulla e sospetto che tu abbia qualcosa a che fare con ciò."
"Io non centro proprio nulla. Non mi permetterei mai di fare del male alla famiglia reale. Non sono mica stupida." La marchesa si aprì la vestaglia mostrando i bei seni prosperi e abbondanti che traboccavano dal corsetto rosa.
A Henry non piaceva niente di quella situazione e rimase allerta.
"Tu sai sempre tutto, Marigold. Più di mia madre, sei tu a tirare i fili di questa corte." Il tono lusinghiero colpì Marigold che si morse il labbro inferiore quando Henry volontariamente si chinò facendo vedere il corpo marmoreo sotto i vestiti aderenti. Raccolse il ventaglio che era sul pavimento e lo porse a Marigold e la danza ebbe inizio.
"Questo è vero, ma le informazioni costano." Le piume al limitare delle maniche vibrarono come se fossero vive. Henry socchiuse gli occhi e si sedette alla sedia di fronte la marchesa e fece attenzione a rimanere con le gambe spalancate così che la donna guardasse.
Stava giocando ad un gioco pericolo e doveva stare attento.
"Diciamo che non ti farò tagliare la testa perché hai dato inizio a delle scommesse su mia moglie, che ne dici?"
La marchesa chiuse le palpebre con fare ammiccante prima di versare da bere a Henry e passargli il calice, piegandosi abbastanza perché l'occhio di Henry cadesse dove sapeva lui non avrebbe resistito. Ma il principe aveva lo sguardo fisso sul volto della marchesa e non notò quel tentativo di adescamento.
Questo offese la donna che non aveva mai fallito prima d'ora.
"Era un gioco innocente, principe. Nessuno si è fatto male, tranne il duca di York ma quello non è certo affare mio."
"Mia moglie non è un giochino per passare il tempo."
"Attento, o potrei indispettirmi se continui a chiamarla così."
Il silenzio fu lampante e Henry si sdraiò nella poltrona e prese a giocare con il calice girandone il contenuto all'interno.
"Dov'è Cirilla?"
"Hai chiesto in giro? Magari qualcuno lo sa."
"Marigold." La ammonì Henry e lei gli sorrise incattivita.
"Henry. Non mi chiamavi così da quando ti ho avuto le prime volte. Eri così ingenuo e carino. Così rispettoso. Che peccato che adesso sia un'altra a godere di quello che ti ho insegnato."
Henry prese un sorso del vino. Stava sogghignando divertito da quella affermazione.
"Cosa c'è?"
"Nulla." Poi ci ripensò e disse "è carino che pensi che quello che mi hai insegnato tu io lo applichi con qualcuno come Cirilla. Non farei mai a Cirilla le cose che ho fatto a te." Ammise il principe serio.
"Be' almeno è incapace a tenerti soddisfatto se non fa quelle cose. La cosa mi rincuora, significa che tornerai da me quanto prima."
"Non hai capito." La donna abbassò il calice gettandogli un'occhiata di avvertimento. "Io e Cirilla facciamo molto, molto di peggio assieme. Le ho lasciato farmi cose, che a te non ho mai concesso. L'ho lasciata amarmi ogni volta che lo desiderava. Può farmi qualsiasi cosa, Marigold." Henry le raccontò di come avevano fatto tremare la foresta assieme, di come l'aveva presa nella tenda e del fatto che lei fosse sempre pronta a riceverlo.
"Hai idea di che pace sia avere qualcuno che non deve essere pregato per concedersi? Qualcuno che è pronto al primo tocco?"
"Se stai cercando di avere la mia approvazione sbagli di grosso. Questi racconti mi convincono solo a mantenere un silenzio ancora più religioso." Sentenziò la donna svuotando il calice offesa.
"Te lo sto dicendo per farti caprie che non tornerò da te. Nemmeno se la tieni prigioniera fino a che non mi si alzerà più, avrai una possibilità con me."
Marigold rise di cuore e sollevandosi incrociò le dita davanti a sé con fare teatrale.
"Oh, piccolo ingenuo Henry. Ma io non voglio alcuna possibilità con te, io voglio rovinarvi e basta. E tu me lo hai appena permesso."
Henry cominciò a sentire qualcosa battergli in testa e la vista gli si offuscò.
"Mi hai drogato?" disse biascicando le parole sconvolto. Quanto era stato stupido! Aveva abbassato la guardia.
"Sarai k.o. tra poco e potrò fare di te qualsiasi cosa io desideri, proprio come la tua adorata mogliettina. Anzi, non vedo l'ora di comunicarglielo, che te l'ho succhiato finché non mi sei venuto in bocca o dentro, devo decidere se voglio un bambino o meno. Certo sarebbe un enorme fastidio, ma che soddisfazione mi darebbe." Disse battendo le mani assieme prima di piegarsi tra le gambe di Henry e cominciare a sbottonargli i pantaloni.
Qualsiasi cosa gli aveva somministrato era pesante, avrebbe potuto stendere un cavallo. Henry sentiva le dita formicolargli e le gambe perdere aderenza.
Marigold si stava divertendo da matti a guardarlo annaspare, aveva architettato tutto nei minimi dettagli. E lui da bravo idiota, era finito nella sua trappola.
Per questo aveva bisogno di Cirilla, lei era la parte razionale, quella intelligente. Era il suo raziocinio e la sua forza, senza di lei era un cretino con un titolo che agiva di testa e finiva nei guai. Cirilla non ci sarebbe mai cascata in una trappola tanto stupida, lei l'avrebbe capito che bere a casa di una donna che aveva avvelenato i suoi tre precedenti mariti, era un'idiozia atroce.
Un errore imperdonabile.
"Dov'è mia moglie?" sputò con le poche forze che gli rimasero.
"Nessuno le sta facendo del male, se è questo che vuoi sapere. Anche se sembra stia piano piano perdendo la ragione a rimanere rinchiusa lì su." La marchesa stava aspettando che la droga facesse effetto. Henry sentiva che non mancava troppo così continuò a chiedere.
"Cosa vuoi farle?"
"Io?" si toccò il petto con la mano perfettamente curata. "proprio nulla, caro. Non ho interesse per quella mocciosa, a me interessi tu. Io ti ho sempre voluto nella mia collezione di mariti, sin da quando eri un giovane inesperto. E riuscirò a completare la mia lista quando ti avrà montato per così tanto che alla fine, mi avrai messa incinta. E allora sarò sì, la puttana reale, ma con tuo figlio in grembo e nessuno oserà mancarmi di rispetto, nemmeno quella tua bella mogliettina."
"Perché?"
"Ha dato fastidio a chi non doveva, quella stupida. Ma basta con il bel fiorellino, veniamo a noi, principe. Da dove iniziamo?"
Marigold, abbassò i calzoni di Henry e gli si sedette addosso. Il ragazzo con gli occhi iniettati di sangue per lo sforzo di tenerli aperti la guardò con una rabbia disumana.
E poi senti le dita della marchesa prenderglielo.
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[3]Stjerne - La dea delle stelle [hs] - AU - Mature
RomanceSentiva il muro freddo alle spalle e le mani le facevano male per la presa ma stava godendo oltre ogni immaginazione e non solo per la bravura di Henry ma perché lo aveva dove desiderava e lui non si faceva problemi ad amarla d'innanzi a chiunque. S...