Capitolo 133

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Cirilla inviò immediatamente due lettere. Una diretta a Mane dove metteva al corrente il suo generale del macello in cui la regina l'aveva condannata e l'altra era diretta in Danimarca da Tristan.

I toni della lettera erano così soavi e dolci che il danese quando la lesse, contrariamente a quello che i suoi genitori gli consigliarono, fu immediatamente commosso e rispose alla fanciulla con altrettanta condiscendenza.

La risposta di Harvard fu piena di epitaffi poco eleganti verso sua maestà inglese ma assicurava che avrebbero racimolato il più possibile per aiutarla.

Cirilla passò due settimane seduta alla scrivania nel salottino delle camere reali a stilare liste su lista di tutto quello che serviva e a fare conti di cifre che diventavano sempre più grandi perché sua maestà la regina aveva improvvisamente deciso che il matrimonio di Meria sarebbe diventato sfarzoso e meraviglioso.

Il solo vestito di Meria, che doveva essere fatto di tutta fretta, costava quando il regalo del principe scozzese.

Non mangiava, beveva a malapena. Era determinata a farcela e Henry la guardò consumarsi su quei fogli.

Rimanevano tutta la notte in piedi con Henry che la aiutava come poteva.

Più volte le aveva offerto una mano in termini economici, Cirilla aveva sempre rifiutato in virtù del fatto che lui era suo marito non la sua banca.

A Henry dava tanto ai nervi che da Tristan non aveva problemi a farsi prestare denaro mentre con lui faceva la difficile.

Tuttavia, quando si addormentava con la testa sulle pagine macchiandosi di inchiostro era Henry che la riportava a letto. Era lui che la spogliava e le rimboccava le coperte. Lui che cercava di farle mangiare qualcosa anche quando faceva la testarda e fingeva di non averne bisogno.

Fu un inverno che durò quattordici lunghi giorni e quattordici interminabili notti.

Il giorno prima del matrimonio, ricevettero due sorprese. La nave da cargo che arrivava da Mane era piena di delizie, idromele e ogni genere di necessità che sarebbe potuta servire per un matrimonio. A capo di quella nave, c'era il principe danese che scese come un vincitore di guerra e fu accolto in maniera troppo entusiasta da Cirilla.

La ragazza era dimagrita molto e si teneva a malapena in piedi. Tutto quello stare sui libri contabili l'aveva debilitata e aveva delle occhiaie enormi sotto gli occhi per il poco sonno.

Si gettò tra le braccia di Tristan come aveva fatto quella volta che lui era tornato quando lei gli aveva scritto e i due si salutarono come vecchi amici, stringendosi forte.

La verità era che Tristan era il suo salvatore in una situazione così tremenda.

E per quanto Henry lo odiasse, aveva risposto subito a Cirilla. Doveva ancora volerle molto bene.

"Porto doni." Scherzò il danese che prese sotto braccio la regina e i due si incamminarono mentre parlavano di affari.

Henry era un fascio di nervi e gelosia. Li seguiva a distanza appendendo il muso che arrivava ormai al pavimento quando raggiunsero il castello.

Il contenuto della nave fu scaricato e portato nella sala reale per preparare il banchetto. Cirilla discuteva con Tristan delle spese e di come avrebbe ripagato il loro debito e lui la congedò dicendole che non c'era problema e che poteva ridargli i soldi quando desiderava.

Si informò sulla salute della fanciulla e quando lei gli disse che stava bene, lui non le credette.

"Perdonatemi, Cirilla, ma avete un aspetto tremendo." Confessò e poi si volse a guardare Henry. "Non trovate anche voi, principe?"

[3]Stjerne - La dea delle stelle [hs] - AU - MatureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora